Il
16 aprile il Cda del DSU ha espresso formalmente interesse per
l'immobile di Santa Croce in Fossabanda, di proprietà del Comune di
Pisa.
Questo
grazie alle numerose mobilitazioni studentesche, e non, che da
quest'autunno si fanno sentire in città. Si sono susseguite numerose
occupazioni di immobili lasciati al degrado e alla speculazione:
dalla casa dello studente di via Da Buti, all' ex albergo di Santa
Croce in Fossabanda, sino a quella del' ex convento delle
Benedettine.
Tutti
questi stabili sarebbero una risposta all'emergenza abitativa
studentesca presente in città, ma le istituzioni, dal DSU
all'Università, non mostrano di voler dialogare con gli studenti...
sino ad ora.
L'apertura
di Fossabanda sarebbe certamente una vittoria, se non sarà concesso in
affitto a prezzi di mercato. Non è una vittoria che ci può bastare:
il DSU continua a costruire svendendo il proprio patrimonio
immobiliare anziché ristrutturarlo; l' Università investe 9 milioni
di euro per un albergo mai aperto e destinato ai visiting professor.
La
CUT dovrebbe funzionare in una direzione consona alle esigenze degli
studenti, ossia aprire gli spazi presenti in città, non svenderli a
favore di nuove costruzioni, come è successo per la Praticelli, che
a neanche dieci anni dalla sua costruzione mostra evidenti danni
strutturali e continua ad essere un buco nero per i soldi pubblici.
Chiediamo, alla CUT, un censimento del patrimonio pubblico
dell’Università e del DSU e il blocco dei piani di alienazione
compreso l’immobile di Palazzo Feroci, occupato in seguito
all'assemblea d'Ateneo del 16 aprile 2013, in cui abitano numerosi
studenti esclusi dal diritto allo studio.
Una
volta aperta Fossabanda e le altre strutture indicate dagli studenti,
il DSU riuscirà a dare un alloggio a tutti gli aventi diritto, che
ora pagano affitti esorbitanti senza nessun sostegno economico.
In
questo modo troverebbero alloggio anche tutti gli studenti della
“Lista emergenza abitativa studentesca” ora non considerati dalle
istituzioni “competenti” e costretti ad una vita di lavori a nero
e indebitamento per mantenersi agli studi.
Tutto
questo non sarebbe successo senza le nostre mobilitazioni e ciò ci
dà la forza per proseguire nei nostri percorsi di lotta, certi che
la direzione sia quella giusta, e con noi tantissime altre città
italiane, da Palermo a Torino.
Collettivo Universitario
Autonomo
ARDSU Pisa
SPOT – studentato
occupato autogestito