Stamattina si è svolta
al polo Carmignani l' assemblea d'Ateneo. Lo stesso
giorno in cui sono stati inaugurati dall'Università, con grande
sfarzo, gli Open Day della ricerca, gli studenti hanno chiarito che i
temi d'interesse sono altri: il diritto allo studio, la didattica
dequalificata e il mercato del lavoro precarizzato.
Sul versante del diritto
allo studio è stata ribadita la drammatica assenza di posti alloggio
per gli studenti beneficiari. I posti certo non mancano, ma la
collaborazione tra le diverse istituzioni cittadine – Comune,
Università, Diritto allo studio – non è indirizzata al soddisfare
i bisogni degli studenti. Per questo motivo è stato lanciato un
ultimatum sull'apertura delle residenze di via Da Buti, Santa Croce
in Fossabanda e Paradisa.
Per quanto riguarda la
didattica i fronti sono molteplici: dallo smantellamento delle lauree
magistrali nel dipartimento di Filologia, agli sbarramenti per
l'accesso alle lauree specialistiche di economia e medicina.
Emblematico è il caso di beni culturali: un accordo
inter-istituzionale si pronuncia sulla “tutela volontaria” per la
cura dei beni artistici della città. Questo sempre più concretizza
un futuro di lavoro precario e gratuito, sulla scia del Job Act e sul
modello Expo 2015. In tutti questi processi di ristrutturazione
all'interno dell'Università è evidente quale sia il ruolo svolto
dai docenti e dai consigli di dipartimento, perciò gli studenti
hanno preteso che entro una settimana il Rettore Augello,
l'amministrazione centrale dell'università e la dirigenza dei
dipartimenti si pronuncino su confronto pubblico e aperto con gli
studenti.
Conclusasi l'assemblea
gli studenti si sono diretti all'ex convento delle Benedettine e lo
hanno occupato. Questo immobile è stato adibito a residenza per i
visiting professor dall'Università, con un investimento di 9 milioni
di euro, ma non è mai stato aperto. La richiesta è che venga dato
agli studenti in emergenza abitativa.
L'assemblea ha rilanciato
sulla data di mobilitazione contro le politiche di austerità di
sabato 12 aprile a Lucca, dove si svolgerà il festival del
volontariato, con la presenta di Renzi e a Roma per la manifestazione
dei movimenti sociali contro austerity e precarietà.
Di seguito il documento
conclusivo dell'assemblea, consegnato nel pomeriggio all'università
e al diritto allo studio:
Documento
dell’assemblea d’ateneo del 10 aprile
|
Oggi, giovedì 10 aprile,
si è riunita al Polo Carmignani un’assemblea d’ateneo degli
studenti e studentesse dell’università di Pisa incentrata sui temi
del diritto allo studio, della didattica e del mercato del lavoro. Si
sono susseguiti nel corso dell’assemblea molti interventi da
studenti provenienti dai vari dipartimenti dell’ateneo che hanno
segnalato il contesto di precarizzazione del proprio percorso di
studi e di quanto ci aspetta al di fuori dell’Università. Le
recenti notizie dell’accordo inter-istituzionale sulla “tutela
volontaria” per la cura dei beni artistici della città (promosso
dalla Prefettura e sottoscritto tra gli altri da Sovrintendenza,
Università di Pisa e Comune di Pisa), della diminuzione dei posti e
delle borse per la specializzazione di Medicina e dell’incremento
della precarietà e della ricattabilità del lavoro insito nel Job
Act del governo Renzi hanno portato l’assemblea a lanciare le date
di mobilitazione contro le politiche di austerità e di
smantellamento dei diritti sociali del fine settimana: 11 e 12 aprile
saremo a Lucca per contestare la kermesse del governo al festival del
volontariato e il 12 aprile a Roma per la manifestazione nazionale
dei movimenti sociali contro austerity e precarietà.
L’assemblea, inoltre,
ha deciso di redigere questo documento rivendicativo nei confronti di
Università e Diritto allo studio sui temi di competenza di queste
istituzioni, ponendo scadenze precise per le necessarie risposte ai
bisogni sociali sollevati.
Alloggi studenteschi:
chiediamo tempi certi per l’apertura delle nuove residenze da tempo
al centro di vari progetti che non ancora non hanno visto la luce.
Pretendiamo che le istituzioni si assumano una responsabilità
rispetto all’emergenza abitativa che colpisce gli studenti borsisti
fuori sede: nonostante in autunno attraverso le mobilitazioni si
siano aperti spazi di dibattito pubblico sul tema e di avanzamento
sugli obiettivi, ad oggi non è stato aperto un solo alloggio in più
rispetto a settembre. Questo significa che ancora uno studente avente
diritto su due non riceve l’alloggio ed è costretto a pagare
almeno 300€ di affitto al mese, rischiando fortemente di dover
abbandonare gli studi. Vogliamo che le istituzioni, nel rispetto dei
1500 studenti a cui viene negato l’alloggio, nell’arco di una
settimana da oggi indichino pubblicamente scadenze certe per
l’apertura delle residenza. Ci riferiamo, in particolare, alla
residenza di Via da Buti (inaugurata ben 4 volte e mai messa a
disposizione degli studenti), all’ex-convento di Santa Croce in
Fossabanda, sul quale non si hanno notizie circa la trattativa fra
DSU e Comune per la concessione dell’immobile finalizzata a
realizzare una mensa e uno studentato, e alla ex-casa dello studente
di via Paradisa, per la quale esiste un accordo privato fra DSU e
Inail ma si attendono ancora i progetti per la sua ristrutturazione.
Tutte le istituzioni rappresentate nella CUT devono rispondere a
questo problema sociale, attraverso una reale collaborazione in grado
di valorizzare a fini sociali il patrimonio pubblico attualmente
sottoutilizzato o lasciato sfitto. Le risorse per dare risposte
concrete ci sono, ma le politiche di investimento adottate vanno
evidentemente in un’altra direzione: risulta emblematica in questo
quadro la vicenda dell’ex monastero delle Benedettine, acquisito
dall’Università e destinato a foresteria di lusso per visiting
professors per una cifra complessiva di 9 milioni di euro. Oggi
abbiamo segnalato questo immobile con un’occupazione temporanea per
denunciare queste scelte e per indicare un’altra strada: le
Benedettine possono oggi rappresentare una soluzione per assegnare
una camera gratuita agli studenti in graduatoria per il posto
alloggio e che non lo riceveranno a causa della carenza di alloggi e
per quanti non riescono a sostenere il costo dell’affitto.
Chiediamo, infine, un censimento del patrimonio pubblico
dell’Università e del DSU e il blocco dei piani di alienazione
compreso l’immobile di Palazzo Feroci.
Didattica: gli
effetti della riforma Gelmini e delle politiche sull’Università si
stanno materializzando sull’organizzazione didattica del nostro
ateneo, anche a causa di scelte che il corpo docente ha promosso nei
vari consigli di dipartimento. Le conseguenze sono disastrose:
insegnamenti anche fondamentali che tacciono, accorpamento o
soppressione di curricula e corsi di laurea, cancellazione di appelli
d’esame. La retorica sulla necessità di queste ristrutturazioni
che rimanda al blocco del turn over e ai decreti ministeriali sulla
valutazione individua una parte rilevante del problema, ma non
elimina le responsabilità locali dei vertici dell’ateneo e del
corpo docente. In particolare, il cosiddetto fabbisogno di docenti in
determinati settori scientifico-disciplinari è spesso conseguenza di
politiche di reclutamento di nuovi ricercatori basato su logiche
interamente clientelari e baronali, mentre le esigenze della
didattica e degli studenti vengono ignorate sistematicamente.
Pretendiamo che da qui a una settimana l’amministrazione centrale
dell’ateneo e la dirigenza dei dipartimenti prenda parola su questi
problemi e si impegni per un confronto pubblico con gli studenti.
Questo ateneo deve chiarire definitivamente se intende investire sui
servizi rivolti agli studenti e sulla qualità della didattica oppure
se preferisce orientare la propria attenzione alle classifiche e ai
ranking internazionali basati su criteri discutibili.
Studenti e studentesse
dell’assemblea d’ateneo