Quest’oggi siamo scesi in piazza, assieme al mondo della formazione
tutto, per opporci ancora una volta al piano di distruzione della scuola
pubblica e al ddl Gelmini. Il corteo di 5000 persone ha visto la partecipazione
di diverse realtà: universitari, studenti medi, ricercatori, ma anche genitori,
insegnanti e precari delle scuole del primo ciclo, la CGIL ed i sindacati di
base, che hanno indetto lo sciopero di scuola e università.
Abbiamo bloccato la città per tre ore, decine e decine le azioni
dirette sempre più massificate. Gli studenti medi all’altezza di ponte Solferino
hanno deciso di andare a “sanzionare” simbolicamente la sede di Confindustria,
identificata come obiettivo in quanto responsabile della dequalificazione della
formazione col fine di svalutare il futuro dei giovani.
L’intenzione era quella di segnare la controparte del precariato
sociale giovanile, con uno striscione,
chiudendo portone con una catena e lanciando dei pomodori. A pochi metri
dalla sede, la polizia in assetto antisommossa si è schierata a protezione;
sono partite cariche in cui Michela, del collettivo autonomo degli studenti
medi, è stata ferita alla testa e portata in ambulanza all’ospedale; questo non
ha impedito la buona riuscita dell’iniziativa.
Durante il percorso sono stati segnate altri responsabili e complici
della distruzione del nostro futuro che vorrebbero precario, indebitato e
all’insegna dell’austerità: gli istituti di credito, per sottolineare ancora
una volta che il diritto allo studio non può essere trasformato in sistema di
prestiti; sulle banche sono stati attaccati striscioni e sono state lanciate
uova; poi è stata la volta delle scuole private del “privilegio”, enti che beneficiano
di quelle risorse a noi sottratte.
Il corteo è poi giunto in
Piazza dei Cavalieri, dove è stato subito chiaro che non ci sarebbe stato il
solito comizio: dopo diversi interventi di rivendicazione politica della
giornata di sciopero, blocco e azioni dirette, il presidio si è nuovamente
tradotto in pratiche concrete di indisponibilità, abbiamo occupato assieme a
tutto il movimento universitario il Polo Carmignani. Nello stesso momento si è
mosso lo spezzone autonomo degli studenti medi che ha riattraversato la città
andando ad occupare l’Istituto Geometri.
Una manifestazione non di
testimonianza e di autorapprasentazione, ma espressione di movimento capace di
indicare e conquistare obiettivi, e di portare a casa alcuni risultati.
L’occupazione del polo
Carmignani è per noi il fulcro della tensione sociale, politica e mediatica in
cui creare e organizzare il nostro RIFIUTO e la nostra opposizione alla
riforma. Un ponte di crescita soggettiva di tutto il movimento, per ottenere il
blocco totale di tutte le facoltà dalla settimana prossima.
Un’esperienza di lotta che
segna un salto di qualità del movimento che con determinazione sta andando
verso una ricomposizione, che si sviluppa a partire da pratiche concrete di
riappropriazione e mobilitazione, blocco ed opposizione sociale.
L’avevamo detto: il tempo delle mediazioni è scaduto, è l’ora delle
mobilitazioni e delle pratiche concrete di lotta. E’ questo il tempo in cui la
linea del conflitto diviene un solco sempre più profondo che separa chi lotta
da chi è complice.
Da che parte della barricata?
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