L'Azienda Regionale per
il Diritto allo Studio ha accumulato un buco di bilancio 481 mila
euro. Dal 2012 la tassa regionale per il diritto allo studio è stata
aumentata da 98 a 140 euro sulla base di una normativa nazionale. Ciò
che è accaduto in Toscana è che il maggior gettito fiscale era
servito per compensare il definanziamento ministeriale, mantenendo
ancora un livello minimo di erogazione dei servizi. Quest'anno la
Regione non ha assicurato la redistribuzione di questo gettito
lasciando scoperte le voci in bilancio da questo garantite. Mancano
per l'appunto 481mila euro.
Corso renziano
La giunta Rossi in
febbraio, per tenersi in piedi, ha dovuto pagare dazio alla scalata
di Renzi a Montecitorio con un rimpasto. L'assessorato all'Università
e Istruzione di Stella Targetti è saltato lasciando il posto a
Emmanuele Bobbio. Non sorprende che un ricercatore del centro studi
di Bankitalia e uomo del Sant'Anna come Bobbio voglia far cassa a
spese nostre. Obbiettivo: drenare ricchezza dal basso tramite la
fiscalità, il taglio dei servizi e la svendita del patrimonio
pubblico.
Politiche del
“risanamento”
Si tratta d'altra parte
di una linea in sintonia con le politiche di “risanamento”
perseguite dai cosiddetti “enti locali” in crisi, dalla
governance sui territori. A Torino per rattoppare i buchi in
bilancio del comune l'amministrazione mette sul mercato
8 palazzi storici che oggi ospitano altrettanti assessorati.
Anche a Pisa, nonostante fino a poco tempo fa il comune vantasse
conti perfettamente in regola, si scopre a palazzo Gambacorti un buco di
bilancio di 480 mila euro, prodotto in grossa parte dalle
municipalizzate: Pisamo (trasformata in un'impresa immobiliare per la
costruzione della Sesta Porta), CTT Nord (spremuta e ora al collasso)
e Acque Spa. La cura? Aumento delle tasse - Pisa è la seconda
città più tassata della Toscana dopo Montecatini - e svendita
del patrimonio pubblico – giusto ieri è giunta la notizia che
il palazzo
ex Telecom in piazza Facchini, sede dell'odiata SEPI, è stato
messo in vendita dal comune.
A chi farla pagare?
Stesso spartito per il
DSU in crisi. A due anni di distanza dall'aumento della tassa
regionale per tutti gli studenti arriva la truffa: altro che più
servizi! Per coprire il buco di bilancio il DSU intende
entro dicembre risparmiare 150 mila euro. Come? Tagli su servizio mensa, borse di studio e residenze. Solo sulla mensa verranno
tagliati circa 90mila euro. Risparmiando sul costo dei generi
alimentari scadrà la qualità del servizio e con tutta probabilità
anche la forza lavoro delle mense universitarie, tra lavoratori
strutturati e quelli delle cooperative, verrà investita da una nuova
ristrutturazione. E sulle borse di studio e le residenze? Quali
saranno gli scenari considerato che oggi sono oltre 1500 sono gli
esclusi dagli alloggi e che la copertura delle tutele welfaristiche
del DSU è già di gran lunga insufficiente?
Se l'intenzione è quella di far pagare il risanamento del bilancio agli studenti che già subiscono i costi della crisi in termini di esclusione dalle tutele sociali e di aumento dei costi di vita con lo sfruttamento sul mercato degli affitti, sappiamo a chi rivolgerci per ribaltare l'attacco e la minaccia.
Se l'intenzione è quella di far pagare il risanamento del bilancio agli studenti che già subiscono i costi della crisi in termini di esclusione dalle tutele sociali e di aumento dei costi di vita con lo sfruttamento sul mercato degli affitti, sappiamo a chi rivolgerci per ribaltare l'attacco e la minaccia.
… ai veri
“furbetti”!
Il nuovo collaborativo
presidente del DSU Simone Consani testimonia di una
verticalizzazione del comando politico sull'azienda. Consani sappiamo
essere l'elemento di raccordo politico tra gli interessi dei poteri
forti in città a guida Partito Democratico e il Diritto allo studio.
Ne ha già dato prova durante gli scandali della compravendita tra
comune e DSU dell'immobile di via dell'Occhio e recentemente nello
sponsorizzare l'operazione speculativa, poi naufragata, riguardante
il residence di Villa Madré, in cui il DSU sarebbe intervenuto per
coprire le spese del salvataggio voluto dal comune della privata
Condotte S.p.a.
Inoltre l'aumento dei
premi di produttività (il fondo produttività ammonta a 80.320,00 euro) per i soli dirigenti voluto dall'ex direttore
Vicini parla un linguaggio ben chiaro: i soldi ci sono e a prenderli
non siamo certo noi!
Con dirigenti che intascano 120mila euro
l'anno vorrebbero farci pagare più tasse? Vorrebbero negarci le case
alle quali abbiamo diritto? Vorrebbero ancora farci aspettare
costringendoci a pagare affitti da rapina? No, ora vogliamo la parte
che ci spetta e verremmo a pretenderla già domani, 2 ottobre,
trovandoci davanti al D.S.U.
Ci prepariamo all'addio
della Toscana terra felix del diritto allo studio, certo, ma qualche
“furbetto” dovrà pur saltare. Non siamo più disposti a
pagare per loro!
Collettivo Universitario
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