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Sulle trattative tra soggetti
istituzionali e l'impellenza di lottare
Oggi si è tenuta una
nuova Conferenza Università e Territorio, ennesimo appuntamento
istituzionale di confronto tra Università, DSU e Comune di Pisa.
Nessun tipo di percorso pubblico ha accompagnato la convocazione
di questo incontro. A ottobre dell'anno scorso, quando la CUT si
riunì per l'ultima volta, rispetto alla gravissima emergenza
abitativa studentesca non seguirono altro che vaghe dichiarazioni
d'intenti, ma nessun impegno concreto. Si confermò in quello spazio
la non volontà dei soggetti istituzionali di approntare soluzioni
concrete al problema laddove non costretti da spinte dal basso.
Sono stati infatti i
movimenti nell'ultimo anno con assemblee studentesche e
occupazioni a segnalare le principali contraddizioni a monte
dell'emergenza abitativa studentesca. La sistematica politica di
svendita del patrimonio pubblico cittadino e il carattere degli
investimenti pubblici contrastano l'espressione e il soddisfacimento
bisogni sociali di una fetta sempre più ampia di popolazione
giovanile studentesca presa nella morsa della crisi, esclusa dalle
tutele di un welfare insufficiente e strangolata dal mercato degli
affitti.
I 15 milioni di euro
spesi per la Foresteria delle Benedettine, la non apertura della
residenza DSU di via da Buti, l'abbandono della Paradisa, la messa
sul mercato di Santa Croce in Fossabanda, la svendita degli immobili
dell'Ateneo, lo sgombero estivo di Palazzo Feroci (Spot) testimoniano
ovviamente NON di uno scarso coordinamento di indirizzo degli enti
pubblici, ma di una frattura tra la valorizzazione del pubblico a
beneficio del privato dentro il mercato immobiliare CONTRO la
possibilità di accesso e riproduzione sociale della popolazione
giovanile in formazione sempre più privata di mezzi e risorse.
Se dunque questa CUT
ancora una volta promette la formulazione fra 40 giorni di una
risposta su un'ipotetica trattativa tra DSU e Comune per la
trasformazione di Santa Croce in Fossabanda in residenza studentesca,
la domanda che dobbiamo porci è la seguente: come facciamo a
credere che questa non sia un'ulteriore presa per il culo??
Altrimenti detto, stanti gli attuali rapporti di forza nello scontro
tra domande sociali e interessi speculativi di un pubblico
interessato solo a far cassa, crediamo che dobbiamo domandarci chi
controlla l'evoluzione e l'avanzamento dei processi politici.
Il punto è che la CUT
chiusa di oggi di fatto ignora in via di principio le istanze poste
dai movimenti provando coprire con una pezza la voragine prodotta da
un attacco sociale ampio. Questo non può distrarci dalla priorità
di organizzarci per conquistare uno spazio permanente di decisione
per i nostri bisogni contro chi li contrasta.
Sotto questo riguardo
osserviamo una rappresentanza studentesca che all'inizio dell'anno
sceglie lo spazio istituzionale fragile della CUT come prioritario
scavando un fossato rispetto a un universo sociale in trasformazione
che chiede di organizzarsi in una rinnovata domanda politica la quale
siamo convinti si possa interpretare solo nelle lotte. Una scelta
che, senza una netta collocazione di campo, espone alle
contraddizioni promosse da chi conduce ora il gioco: pensiamo in
primo luogo alla gravità di aver avallato lo scandalo di Villa
Madré, scambiando una manciata di posti letto per gli studenti con
un'operazione speculativa, con ampi profili di irregolarità, e
orientata, come sempre, a tutelare il welfare del privato in
opposizione alla lotte sull'abitare che scuotono le periferie della
città.
Ancora una volta non
possiamo che ribadire che non ci bastano le briciole di un pane
maleodorante!
Per chi lotta, per una
fetta ampia di popolazione studentesca disponibile a lottare
contrapponendosi i nodi restano ancora tutti aperti. Poco sopra
abbiamo già ricordato: le Benedettine, Via da Buti, La Paradisa
etc. … ma la stessa eventuale acquisizione di Fossabanda da parte
del DSU dovrà essere imposta dalle lotte! Per ora ci sono solo
parole e promesse. Gli unici fatti ai quali abbiamo assistito hanno
riguardato lo sgombero estivo dello studentato autogestito Spot. Una
prepotenza difficile da perdonare ma che non cancella l'evidenza di
un'emergenza abitativa in espansione e che costruirà per sé nuovi
terreni di organizzazione e di riscatto.
C'è tanto da conquistare
e non possiamo aspettare neanche 40 giorni.
Collettivo Universitario
Autonomo
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