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martedì 22 marzo 2011

Pisa: occupato il rettorato

Questa mattina circa 150 studenti e studentesse hanno occupato palazzo Alla Giornata, sede del rettorato dell'ateneo pisano. Quella di oggi è stata l'ennesima azione del corpo vivo dell'università volta a costrastare la governance, che oggi vive un'ulteriore fase di ristrutturazione che ancora una volta va in senso verticistico.

All'interno dell'occupazione si sono svolti dei tavoli di discussione nei quali sono state affrontate diverse tematiche riguardanti il lavoro, il walfare, la ricerca, la didattica e gli spazi. Nei dibattiti si è analizzata l'attuale fase di movimento e le prospettive di lotta future, che non possono prescindere dall'opposizione ai dispositivi di applicazione della riforma Gelmini e alle politiche di austerità portate avanti a livello europeo.
Su tematiche specifiche sono naturalmente emerse diverse opinioni da parte delle varie componenti del movimento universitario. Ad ogni modo dalla giornata si sono configurati dei comuni denominatori che vedono nel rifiuto della precarietà il punto cardine da cui partire per realizzare percorsi di riappropriazione di spazi, saperi e reddito.

In particolare è emersa con forza la volontà di aprire nuovi spazi di conflittualità che vedano una ricomposizione di tutti i soggetti precari, sia dentro che fuori dall'università, che stanno pagando la crisi; è emersa poi la necessità di sostenere e replicare esperienze di autorecupero e riappropriazione di spazi, di contrastare le politiche di austerità mettendosi in relazione con quanto si sta muovendo a livello transnazionale.
Per quanto riguarda la governance è chiara la necessità di opporsi al modello di gestione aziendale che si vorrebbe configurare attraverso l'applicazione della riforma Gelmini e dunque con i lavori della commissione statuto, organo già oggetto di precedenti contestazioni che sempre più devono divenire occasioni di apertura di nuovi percorsi di lotta.

Così come è avvenuto durante il movimento dello scorso autunno, le facoltà sono state individuate come punti nevralgici da cui ripartire, dunque creare spazi di conflittualità a partire dai bisogni e andando nella direzione di una nuova accumulazione di forza dal basso che porti il movimento a saper potenziare nuove scadenze, come quella dello sciopero generale del 6 maggio, e soprattutto ad avere la capacità di crearne di nuove.