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venerdì 11 marzo 2011

Area medica in protesta: “vogliamo spazi, saperi, diritti…”

Pisa – Durante le mobilitazioni dello scorso autunno contro il ddl Gelmini le facoltà universitarie sono divenute punto nevralgico di discussione ed organizzazione della protesta; sono nate assemblee di facoltà che hanno fatto si che l'ateneo pisano si trovasse completamente bloccato e che da questo partissero i cortei che hanno portato il blocco anche all'interno della città, occupando strade, autostrade, ponti, stazioni, aereoporti, edifici monumentali...

La scorsa stagione di lotta ha visto negli studenti e nelle studentesse la capacità di travalicare il discorso "noGelmini", che è divenuto collante di un'opposizione più ampia alla precarietà e all'austerità.
E' a partire da questo che negli atenei sono nate sacche di resistenza che si sono spesso tradotte nella riappropriazione di spazi: a Napoli come a Pavia di fronte a questo la governance universitaria ha mostrato il suo vero volto ordinando gli sgomberi da parte delle forze dell'ordine.
A Pisa nel frattempo nuove soggettività hanno cominciato a radicarsi in un'esperienza certamente più piccola rispetto a quelle appena citate, ma che riveste particolare significato per il luogo in cui nasce: la facoltà di medicina, da sempre laboratorio di sperimentazione di tutti quei meccanismi di disciplinamento e inclusione differenziale che oggi si spargono a macchia d'olio in tutto il mondo universitario e lavorativo.

E' nella facoltà di medicina di Pisa che nasce "Area medica in protesta", un'assemblea che ha partecipato attivamente alle mobilitazioni contro il ddl Gelmini radicandosi all'interno dell'ospedale Santa Chiara con l'occupazione di un'aula – l'aula giardino – divenuta ben presto
laboratorio di sviluppo di pensiero critico e occasione di riappropriazione di diritti, in primis quello allo studio.
L'aula in questione era tenuta quasi sempre chiusa prima dell'occupazione e oggi, gestita in maniera autonoma dagli studenti, ha nuova vita: riqualificata dal degrado in cui versava è stata restituita ad un uso collettivo sotto forma di aula studio permanente che è anche luogo di aggregazione e crescita collettiva, tutto ciò in un contesto di tagli scellerati al diritto allo studio e di chiusura di numerosi spazi destinati agli studenti.

Chiaramente la reazione dell'istituzione non si è fatta attendere, il conciliante "sostegno" iniziale alle proteste di questo autunno è rapidamente mutato in una crescente ostilità verso l'occupazione dell'aula: il preside di facoltà, sperando che lo scemare del movimento di massa e la pressione degli esami imminenti giocasse a suo favore, ha più volte reclamato per se l'aula, minacciando il ricorso alle "maniere forti", fino ad arrivare allo scontro aperto.
Martedì mattina il potere ha gettato la maschera ed è passato alle vie di fatto: il preside, approfittando della momentanea assenza di un presidio nell'aula, ha inviato un operaio a cambiare la serratura. Gli studenti e le studentesse si sono accorti a breve di ciò che stava accadendo e hanno raccolto un presidio che ha impedito il cambio di serratura. Il presidio si è poi spostato verso la presidenza, che è stata simbolicamente occupata; gli studenti hanno consegnato un comunicato al preside per sottolineare il rifiuto di queste metodiche chiuse ed autoritarie e rilanciare nuovamente con forza la necessità di riappropriarsi di spazi e diritti.

Area medica in protesta incontrerà nuovamente il preside della facoltà lunedì prossimo, nell'ennesimo tentativo della governance di soffocare le esperienze che nascono dal basso e che rendono tangibile un nuovo orizzonte. Si attendono dunque gli sviluppi della vicenda, che certamente vede una forza ed una determinazione del corpo studentesco che non sembra voler cedere il passo all'ennesimo esproprio da parte dei baroni (padroni).