Centri sociali, collettivi, studenti e precari provenienti da molte città italiane si sono incontrati a Palermo, ospitati dallo Studentato Occupato Anomalia, nella giornate del 5 e 6 marzo. In più di 200 per dare continuità al confronto e alla progettualità che ci vede impegnati da anni nel creare e organizzare antagonismo contro la crisi capitalista.
Alle spalle un autunno di lotte radicali e tenaci, aperto dalla manifestazione del 16 ottobre a Roma promossa dalla Fiom, e poi, tra i blocchi stradali, le occupazioni di università, scuole superiori, monumenti, e cortei, l’emergere di una generazione capace di esprimere nel segno del rifiuto e dello scontro un primo importante punto di forza a favore dei precari, studenti e sfruttati in conflitto contro l’exit strategy dalla crisi tentata dall’establishment capitalista italiano. Passando da Terzigno, e dalla centralità ed attualità delle lotte per la difese dei territori e dei beni comuni da devastazioni ambientali e grandi opere, fino al 14 dicembre e la rivolta della formazione in lotta, le quote di energia politica antagonista sono aumentate e l’accumulazione di punti di forza della contrapposizione sociale sono riusciti a sostenere l’orgoglioso “no” degli operai di Mirafiori e il “que se vayan todos” del precariato sociale e del mondo della formazione. Con questo portato di conflittualità arriviamo ad attraversare una nuova stagione di lotta, certi che quanto costruito e organizzato non basta e non è sufficiente per incidere ancora più a fondo nello scenario della crisi globale che si apre ben oltre il panorama politico e sociale italiano da tempo.
Un mondo ad alta tensione che ha visto fino a poco tempo fa l’iniziativa d’anticipo della parte capitalista attestando sul piano della resistenza, più o meno consistente, un proletariato globale che solo nella metà di Dicembre ha scoperto la sua potenza offensiva. Dalla Tunisia all’Egitto, dalle coste atlantiche del nord africa, all’oceano indiano della penisola arabica, il mediterraneo è diventato lo spazio dei movimenti. Una generazione di giovani proletari ha iniziato a farsi largo contro la crisi e i regimi della crisi, costruendo passo dopo passo importanti livelli di contro potere, esercitando in direzione offensiva il diritto alla resistenza contro tiranni e povertà, tornando a far prorompere l’attualità della rivoluzione nella storia mondiale. Declinato nelle specificità territoriali, e colto nelle ambivalenze che assume nel quadro geopolitico, questo movimento apre uno spazio a cui guardare non solo con il gesto della solidarietà, ma anche con la prassi della reciprocità, convinti che se di nuova e “altra” europa si deve parlare questa non può che partire dalle coste sud del mediterraneo. Un linguaggio comune da difendere da una costa all’altra che si sta sollevando tra gli slang della rivolta tramite lo slogan “que se vayan todos”, e che ci fa pronunciare “ala barra” (vai via) in tunisino, “chaab urid...”(il popolo vuole...) tuonato da piazza al-Tahrir, e che ci fa porre l’ascolto di chi in Libia lotta con coraggio e determinazione contro le forze di Gheddafi e insorgendo contro il regime dice alle potenze occidentali “giu la mani dalla nostra rivoluzione, guai a voi se intervenite nelle nostre terre, ci liberiamo da soli!”. Ma intrecciare reciprocità tra le lotte dell’Europa e della costa sud del Mediterraneo vuol in Italia dare continuità, massificare e intensificare la battaglia per la caduta del governo Berlusconi, avanguardia reazionaria delle potenze occidentali. In questo senso, seppur colti nei limiti e criticità dei movimenti di opinione, gli spazi dell’antiberlusconismo, come la giornata del 13 febbraio, vanno saputi cogliere, nelle ambivalenze, come spazi politici da attraversare per dare battaglia alla classe politica al governo ed in crisi. Le retoriche legate al 150° anniversario dell’unità d’Italia sembrano il contraltare falsificato di un paese reale disgregato dalla crisi e dall’elites del regime intenta a soddisfare i propri interessi concedendo ampi spazi di realizzazione ai progetti leghisti.
In questa direzione non possiamo che assumere pienamente l’agenda di lotta che dai beni comuni, al mondo della formazione, alla riappropriazione del reddito fino allo sciopero generale si propone tra i movimenti italiani ed europei. Contro le grandi opere e per la difesa dei beni comuni saremo in Val Susa, torneremo tra la Sicilia e la Calabria ad opporci al ponte sullo stretto, daremo anche in Italia il segnale che l’Europa dei movimenti va avanti riportando nei nostri territori le lotte contro l’austerità e le riforme dei sistemi scolastici e universitari nelle giornate di conflitto proposte nel recente meeting di Parigi della formazione in lotta, continueremo i percorsi di riappropriazione di reddito sociale contro la speculazione e la rendita affermando e praticando il diritto alla casa, per la mobilità metropolitana gratuità e conquistando nuovi spazi di socialità nelle città della crisi.
Un’agenda fitta e ricca di appuntamenti di lotta e conflitto che ci porteranno direttamente al 6 maggio, la data dello sciopero (quasi) generale che assumiamo come momento importante a cui contribuire nel segno della generalizzazione e dell’antagonismo perchè conviti che se è vero che l’antiberlusconismo va attraversato, questa traiettoria per essere efficace non può concludersi nell’urna elettorale e in un vago appello contro il governo. Sindacati amici dei padroni, confindustria e classe dirigente sono i responsabili della nuova povertà che colpisce sempre più soggetti sociali a cui non basta, per risolvere i propri problemi legati al presente e al futuro, 4 ore di sciopero. C’è bisogno di continuare a costruire appuntamenti che ci portino ad un 6 maggio di sciopero generale e generalizzato che rilanci efficacemente la contrapposizione sociale dalle università alle case occupate, dalle lotte di Fabbrica, ai territori del precariato sociale e metropolitano fino ai beni comuni, lo slogan “que se vayan todos” è il programma che può unire una contrapposizione sociale che nel segno dell’antagonismo contro la crisi può trovare in quella giornata un appuntamento di rilancio decisivo per le lotte future.
Assumendo questa agenda politica di lotta, nella fluidità di una fase di movimento complessa ma allo stesso tempo aperta ad eventi straordinari, dopo la due giorni di Palermo torniamo al lavoro nei nostri territori, dando appuntamento a tutti e a tutte ogni giorni sulle pagine del sito di informazione di parte Infoaut 3.0 per comprendere, criticare e poi agire contro la crisi.
Antagonist* contro la crisi
Infoaut