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martedì 27 gennaio 2015

Presentazione “Medici senza camice” ed “Elettroshock”: un report


Entrambi i libri partono da un preciso metodo di scrittura e analisi della realtà, quello della socioanalisi narrativa. Entrambi i testi prendono in considerazione il problema politico intrinseco alla pratica della medicina, intesa come scienza del potere, ossia quello dei rapporti di forza che si producono all'interno di questa pratica.
Nella nostra città è più volte sorta l'esigenza di creare collettivamente degli strumenti per ribaltare questa subalternità, per costruire tra utenti e operatori una pratica di sovversione di questi dispositivi escludenti ed impoverenti. Questo dibattito sarà un primo passo per porre in pratica nuova concezione di medicina e salute.

Cos'è il metodo della socioanalisi narrativa?

Questo metodo si sviluppa all'interno dell'editoria sociale della casa editrice Sensibili alle Foglie. È in laboratorio di ricerca sociale che si è sviluppato in primo luogo all'interno delle carceri, per poi esplorare altri ambienti: istituti psichiatrici e per anziani, ospedali, luoghi di lavoro, fenomeni migratori. Alcuni degli attori che attraversano queste istituzioni vivono situazioni di malessere all'interno di esse. A partire da questa situazione emotiva di malessere si sviluppano i racconti, che si riuniscono attorno a un racconto comune di decostruzione del mito narrativo e dell'immaginario sociale che aleggia intorno all'istituzione. Tutte le narrazioni partono da una spinta interna di chi vive il contesto che produce l'insofferenza ma che allo stesso modo riesce a produrre un ambito collettivo in cui produrre una nuova narrazione dell'istituzione.
Il dispositivo di ricerca di gruppo (che non è la ricerca sociologica delle accademie) nasce da una tensione istituente la cui unica regola è il racconto della propria storia, intersecandola e scambiandola con le narrazioni altrui. Storie e narrazioni che sono esperienze di vita e dunque di conoscenza e creazione di legami.
Il lavoro collettivo non è una raccolta di biografie ma una ricerca collettiva di quei dispositivi istituzionali a cui le storie rimandano: le narrazioni sono l'emblematizzazione dei meccanismi istituzionali che producono insofferenza.
A questa parte narrativa ne segue una riflessiva e immaginativa sulla modificazione dei dispositivi istituzionali analizzati.
Questi momenti del metodo socioanalitico non sono separati e conseguenziali ma si compenetrano a vicenda e aprono da subito ad una prospettiva di modificazione della realtà e dell'istituzione.

Cosa accade nel mondo medico?

Il mondo medico, durante la formazione e nel rapporto medico paziente, elimina la persona a favore della malattia. Questo modello bioriduzionistico fa sparire la soggettività e la dignità del paziente a favore di un'analisi frammentaria e frammentata dell'organismo.
All'interno di questo modello pratico sono ben determinate le gerarchie degli operatori e nonostante un'enfasi intorno al discorso d' equipe la realtà della pratica medica rispecchia il contrario.
Le relazioni di potere sono totalmente determinate dal medico, da ciò che riguarda una riflessione intorno ai determinanti sociali della malattia, alle relazioni di cura e medico-paziente. Per riuscire a spostare i rapporti di forza di questa relazione occorre partire dalla soggettività del paziente, dalla sua conoscenza e dal suo sapere intorno al proprio corpo e alla propria malattia. Questo è il progetto dell' Università popolare della Salute, portato avanti dal gruppo Medici senza Camice, nata da poco a Roma: decostruire e togliere il sapere medico dalle mani esclusive dei medici.

..e nella psichiatria?

La pratica elettroconvulsivante nasce ufficialmente nel 1938 quando Ugo Cerletti fece il primo esperimento di elettroshock su un uomo, da allora un percorso tutto in discesa sino ad ora. È opinione comune pensare a questa pratica come qualcosa di obsoleto ma la realtà che è oggi la TEC (il cambio continuo di nominativo è parte integrante di quel dispositivo mistificante di rinnovamento e ricollocamento della pratica) è un intervento chirurgico ampiamente praticato in tutto in mondo.
L'unico periodo in cui questa pratica fu archiviata furono gli anni Settanta, sulla pressione delle contestazione e delle critiche alle istituzioni psichiatriche a manicomiali. Negli anni Ottanta, in particolare negli Stati Uniti, questa pratica è ritornata uso comune in quanto integrata nel piano delle assicurazioni sanitarie. In Italia dagli anni Novanta la pratica tornò in auge. I comitati bioetici svolgono una funzione di contenimento riducendo il problema ad una questione di consenso informato, non cogliendo il problema politico e sociale presente dietro questa pratica inferta soprattutto a persone socialmente deboli o da marginalizzare (donne, la maggior parte incinte o in depressione post-partum; persone socialmente emarginate). Il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud attraverso un lavoro di raccolta di racconti ha individuato e decostruito i dispositivi di potere insiti nella pratica. 

Per approfondire: