Addio alla truffa
dei TFA
Le linee guida della
riforma del sistema formativo, la cosiddetta “Buona Scuola”di
Renzi e Giannini, prevedono un nuovo sistema per l'abilitazione
all'insegnamento. La Buona Scuola parla dell'eliminazione
dell'attuale sistema di abilitazione tramite TFA (tirocini formativi
attivi). Questi sono percorsi di abilitazione post-lauream mediante
tirocinio molto costosi (2,500 euro) e dall'accesso iperselettivo
(doppio test a crocette e prove orali) e che non garantiscono
alcunché se non l'immissione in graduatorie caotiche dove si
accalcano numerosi generazioni di precariato della scuola. Uno
scandalo non tollerabile.
Quello che verrà
Le intenzioni attuali
sarebbero di sostituire i TFA con un percorso di cosiddette
Magistrali abilitanti. A un triennio generico e generalista verrà
affiancato un biennio (l'attuale magistrale) di specializzazione
professionalizzante improntato alla didattica e a numero rigidamente
chiuso perché corrispondente a una precisa classe di concorso per
l'insegnamento e al fabbisogno (ridotto) di organico da immettere in
ruolo per quella classe in uno specifico territorio. Dopo il biennio,
prima della laurea, si dovrà sostenere un tirocinio semestrale in un
istituto scolastico al termine del quale ci sarà una valutazione da
parte della scuola ed eventualmente l'abilitazione. In caso di
valutazione negativa il tirocinante potrà ripetere solo una seconda
volta il “periodo di prova” nella scuola.
No al gioco
dell'oca
Si impone immediatamente
una questione di ordine pratico: che sorte toccherà a tutti gli
studenti e le studentesse attualmente frequentanti una laurea
magistrale non abilitante? L'indizione di un nuovo concorso per
TFA non è un'opzione soddisfacente. I laureandi nel periodo di
transizione al nuovo regime di abilitazione devono poter godere degli
stessi diritti accordati ai futuri titoli abilitanti. Non ci stiamo
al gioco dell'oca. Non è concepibile colmare presunti “debiti
formativi” partecipando ai test iperselettivi previsti per le
future magistrali abilitanti quando già si possiede un titolo di
livello equivalente.
Il numero chiuso e il
sistema dei test sono un ulteriore momento dell'impostazione
standardizzata ed impoverente del sistema formativo. La scusante del
merito fa da scudo al vero problema dell'accesso all'insegnamento e
della povertà della formazione: il blocco del turn over e l'assenza
di risorse per la didattica.
Un questione di
senso: cosa studiamo.
Il futuro sistema di
abilitazione all'insegnamento per come pensato dalla Buona Scuola
interviene ad aggiornare la mutazione genetica operata
sull'università: una crisi di lungo corso accelerata dagli
interventi legislativi degli ultimi anni. Frammentazione, modularità,
semplificazione hanno trasformato le università in scuole
professionali dove la funzione formativa è ridotta all'imparare a
imparare. I caratteri di questa formazione sono:
standardizzazione, convertibilità, conoscenza settorializzata,
attitudine passiva. Occorre rivendicarne un'altra.
… e per cosa
studiamo
Questa è la mortificante
quotidianità nei dipartimenti dove studiamo. Ma non basta, esiste
una valorizzazione precisa di questo processo di impoverimento della
formazione. Per premiare il merito si promuove l'esclusione. Con le
nuove Magistrali abilitanti verranno eliminati i precari della scuola
più che le cause vere della precarietà, che sappiamo benissimo
risiedere invece nel turn-over bloccato, nella mancanza di
investimenti nel sistema formativo. Mettere in discussione
l'imminente creazione delle nuove magistrali abilitanti significa
attrezzarsi per ridare senso ai nostri studi nel loro aspetto
formativo e veramente adeguato all'elaborazione di capacità adeguate
per l'insegnamento. Su questo occorre schierarsi tra chi produce, chi
fruisce e chi trasmette sapere nelle università oggi.