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domenica 11 gennaio 2015

No alle magistrali abilitanti, pretendiamo un futuro per la nostra formazione

Addio alla truffa dei TFA
Le linee guida della riforma del sistema formativo, la cosiddetta “Buona Scuola”di Renzi e Giannini, prevedono un nuovo sistema per l'abilitazione all'insegnamento. La Buona Scuola parla dell'eliminazione dell'attuale sistema di abilitazione tramite TFA (tirocini formativi attivi). Questi sono percorsi di abilitazione post-lauream mediante tirocinio molto costosi (2,500 euro) e dall'accesso iperselettivo (doppio test a crocette e prove orali) e che non garantiscono alcunché se non l'immissione in graduatorie caotiche dove si accalcano numerosi generazioni di precariato della scuola. Uno scandalo non tollerabile.


Quello che verrà
Le intenzioni attuali sarebbero di sostituire i TFA con un percorso di cosiddette Magistrali abilitanti. A un triennio generico e generalista verrà affiancato un biennio (l'attuale magistrale) di specializzazione professionalizzante improntato alla didattica e a numero rigidamente chiuso perché corrispondente a una precisa classe di concorso per l'insegnamento e al fabbisogno (ridotto) di organico da immettere in ruolo per quella classe in uno specifico territorio. Dopo il biennio, prima della laurea, si dovrà sostenere un tirocinio semestrale in un istituto scolastico al termine del quale ci sarà una valutazione da parte della scuola ed eventualmente l'abilitazione. In caso di valutazione negativa il tirocinante potrà ripetere solo una seconda volta il “periodo di prova” nella scuola.

No al gioco dell'oca
Si impone immediatamente una questione di ordine pratico: che sorte toccherà a tutti gli studenti e le studentesse attualmente frequentanti una laurea magistrale non abilitante? L'indizione di un nuovo concorso per TFA non è un'opzione soddisfacente. I laureandi nel periodo di transizione al nuovo regime di abilitazione devono poter godere degli stessi diritti accordati ai futuri titoli abilitanti. Non ci stiamo al gioco dell'oca. Non è concepibile colmare presunti “debiti formativi” partecipando ai test iperselettivi previsti per le future magistrali abilitanti quando già si possiede un titolo di livello equivalente.
Il numero chiuso e il sistema dei test sono un ulteriore momento dell'impostazione standardizzata ed impoverente del sistema formativo. La scusante del merito fa da scudo al vero problema dell'accesso all'insegnamento e della povertà della formazione: il blocco del turn over e l'assenza di risorse per la didattica.

Un questione di senso: cosa studiamo.
Il futuro sistema di abilitazione all'insegnamento per come pensato dalla Buona Scuola interviene ad aggiornare la mutazione genetica operata sull'università: una crisi di lungo corso accelerata dagli interventi legislativi degli ultimi anni. Frammentazione, modularità, semplificazione hanno trasformato le università in scuole professionali dove la funzione formativa è ridotta all'imparare a imparare. I caratteri di questa formazione sono: standardizzazione, convertibilità, conoscenza settorializzata, attitudine passiva. Occorre rivendicarne un'altra.

e per cosa studiamo
Questa è la mortificante quotidianità nei dipartimenti dove studiamo. Ma non basta, esiste una valorizzazione precisa di questo processo di impoverimento della formazione. Per premiare il merito si promuove l'esclusione. Con le nuove Magistrali abilitanti verranno eliminati i precari della scuola più che le cause vere della precarietà, che sappiamo benissimo risiedere invece nel turn-over bloccato, nella mancanza di investimenti nel sistema formativo. Mettere in discussione l'imminente creazione delle nuove magistrali abilitanti significa attrezzarsi per ridare senso ai nostri studi nel loro aspetto formativo e veramente adeguato all'elaborazione di capacità adeguate per l'insegnamento. Su questo occorre schierarsi tra chi produce, chi fruisce e chi trasmette sapere nelle università oggi.