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martedì 20 marzo 2012

Documento dell'assemblea di ateneo sul diritto allo studio

20 marzo 2012, report finale

Per la prima volta dopo la stagione delle mobilitazioni partite con l'Onda, come studenti e studentesse torniamo a prendere parola su uno scenario di distruzione e privatizzazione dei servizi.

Molti studenti sono tornati a esprimere parole, pensieri rispetto alle ultime novità circa il futuro del diritto allo studio. Sono temi ormai sulla pelle degli studenti: anzitutto, la proposta del governo di aumentare la tassa regionale per il diritto allo studio, che spinge fino a 42€ l'aumento pro capite del contributo. 
Non è possibile che lo Stato sia scaricato dal suo dovere di garantire il servizio pubblico e il diritto a un'autentica mobilità sociale. 
Rifiutiamo la logica privatistica per cui ci paghiamo da soli il servizio che dovremmo ricevere. Dopo l'aumento a 3€ effettuato lo scorso anno, il DSU Toscana e la Regione hanno imposto un sistema di fasciazione della ristorazione, giustificato in maniera ideologica con supporti criteri di equità. 
Dal 1° aprile, lo studente “ricco” andrà al barrino mentre quello “povero” disporrà di una mensa di sempre più scarsa qualità, con il rischio concreto che, come in altre Regioni, questo servizio venga privatizzato.
Il problema degli alloggi risente, vista la limitata copertura del fabbisogno su Pisa, del sempre più lungo periodo di tempo che uno studente deve attendere per poter disporre di una casa. In questo periodo, lo studente che dovrebbe avere diritto alla casa è lasciato in balia degli elevati canoni del mercato degli affitti, drogato dalla speculazione e dai tanti immobili sfitti. 
Tre casi sono quelli che l'assemblea ha posto come altamente emblematici relativamente al mancato ruolo del DSU come agenzia di autentica mobilità sociale. Anzitutto, il caso della Paradisa, recentemente svenduta dall'INAIL a un imprecisato privato, costruita con finanziamenti straordinari pubblici, attualmente dismessa. 

Una vergogna rispetto al reale bisogno di alloggi per una città universitaria come Pisa! Il caso della Praticelli è ancora più ampio: in una “collaborazione” fra pubblico e privato, riconosciamo l'interesse del privato a ricavare quanto più profitto possibile. 

Ogni anno, 3 milioni di € è l'entità del canone pagato dall'Azienda alla società privata. Il caso che si è imposto è quello di via dell'Occhio, già oggetto di ben poco precisati e motivati passaggi di proprietà che testimonia la messa in vendita del patrimonio pubblico senza alcun ritegno per progettualità concrete e a basso costo di recupero. Il bando di auto-recupero che, complice il Comune di Pisa, non sarà il progetto di riferimento per quello stabile, era un'opportunità concreta che come studenti sosteniamo con forza.

Altro elemento di dismissione è la chiusura del servizio editoriale universitario, che garantiva servizi e dispense a basso costo rispetto al mercato, per tutti gli studenti.
Questi elementi testimoniano la necessità che alla logica della sottrazione del servizio pubblico si opponga una presa di parola collettiva. Siamo contrari ad ulteriori processi di espropriazione della decisionalità e di nuove centralizzazioni, dopo l'unificazione forzata dell'Azienda che ha spostato il baricentro delle scelte politiche dalle sedi universitarie a Firenze. 
Bisogna costruire dal basso percorsi di lotta e rivendicazione, conquistare reali vittorie. I prossimi appuntamenti saranno necessariamente momenti assembleari e di riappropriazione.

Non puntiamo a correggere la realtà, ma a conquistarla e vincere questa battaglia. Da questa assemblea ribadiamo con forza: no all'aumento e alla fasciazione della mensa, no all'aumento della tassa regionale, no alla svendita del patrimonio edilizio pubblico e dei servizi. Siamo favorevoli all'estensione dei servizi pubblici, tramite strumenti come l'autorecupero e il protagonismo studentesco rispetto alle decisioni dell'Azienda.
Servono, ancora oggi, diritti al futuro, dignità e saperi.

Studenti e studentesse per il diritto allo studio

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