Qualche
giorno fa la ministra dell’istruzione Giannini è intervenuta al
Deloitte Strategy Council a Roma, le sue dichiarazioni ha
dell’imbarazzante. Parte dall’evidenza che l’istruzione e
l’università non siano più un ascensore sociale, come dimostra
anche l’ultimo studio dell’Università Cattolica di Milano sui
Neet.
Il numero dei giovani che non studia e non lavora è passato da 1.8
milioni del 2008 a 2.4 milioni di quest’anno. La percentuale dei
laureti neet
è
il 10% del totale, in continua crescita negli anni. Il 16% della
popolazione italiana si trova in questa condizione, uno tra i primi
paesi in Europa. Le classifiche in cui eccelle l’Italia non sono
solo quelle dei neet
ma
anche quelle della tassazione universitaria. Il rapporto annuale di
Euridyce “NationalStudent Fee and Support System in European Higher Education2015/2016” afferma che in media uno studente spende (solo di tasse) 1220€
all’anno, conquistando la terza posizione in classifica.
“E’ uno
stereotipo dire che nella scuola si investe troppo poco e costa
tanto. Un’auto utilitaria oggi costa tra i 10 e i 12 mila euro,
iscriversi a un corso di laurea triennale alla Sapienza di Roma costa
molto meno”, così dice la Giannini.
La
ministra ha evidentemente poco chiaro qual è il piano della realtà
complimentandosi col Rettore della Sapienza Gaudio per la sua
prestigiosa università, affittata periodicamente e preclusa agli
studenti, come si è visto nell’ultimo grande evento “Maker
Fayre”.
Non
ha chiaro forse che in Italia solo il 10% degli iscritti
all’università accede al diritto allo studio, di cui
effettivamente borsisti l’ 8.2%.
Non
ha chiaro che per una famiglia non è scontato "comprarsi un'utilitaria", visto che i costi delle tasse non sono i soli
che uno studente deve affrontare ma c’è l’affitto, la mensa, i
libri ed i trasporti. Per tutti questi servizi è ovviamente assente
ogni tipo di agevolazione per studenti, o se c’è è a dir poco
ridicola.
A
tutto questo si è aggiunta la recente riforma del calcolo Isee,
necessario per accedere al diritto allo studio e alla tassazione
universitaria. “Sono ricco e non lo sapevo” è il grido con cui
si stanno mobilitando gli studenti, esclusi e/o costretti a pagare
costi sempre più esorbitanti per un’università che offre una
formazione discutibile e non all’altezza delle aspettative di chi
vi si iscrive e non offre nessuna garanzia sul futuro, come riconosce
anche la Giannini. Gli investimenti di cui parla sono anche più
ridicoli dei suoi paragoni, come se assumere 1000 ricercatori in tre
anni fosse una soluzione alla drammatica situazione della nostrana
università.
La
spocchia e la supponenza con cui i rappresentanti del governo parlano
delle nostre vite è oltremodo indesiderata e fastidiosa. Come è
emerso in questi mesi gli studenti non continueranno a farsi imporre
una visione del mondo della formazione completamente aliena dalla
realtà, in cui non esistono buone scuole o buone università ma
macchine di formazione al disciplinamento ed all’ esclusione. Il
nuovo Isee è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già
stracolmo. Una nuova soggettività del mondo della formazione si sta
attivando, quella che ha vissuto solo una scuola ed un’università
post-Gelmini. Il governo non si muove più proponendo grandi riforme
da approvare, come per il Job Act e la Buona Scuola si va avanti a
furia di decreti legge e fiducia.
Sta
cambiando il modo di attivazione e rifiuto di chi deve subire questi
continui soprusi ed umiliazioni, dentro e fuori le scuole. Sarà un
percorso impegnativo, in cui mettersi in gioco mente e corpo per
riconquistare una dignità oramai preclusa già dal primo percorso
formativo.