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giovedì 6 novembre 2014

Il tempo della politica lavora contro gli studenti



Ieri ennesima puntata dell'infinita telenovela su Fossabanda. La Conferenza Università e Territorio si è un'altra volta riunita per decidere di rinviare la decisione sull'acquisizione dell'albergo di Santa Croce in Fossabanda da parte del DSU come residenza studentesca. Esattamente come la precedente CUT rinviò al 14 ottobre la medesima decisione, senza poi dare risposte, ed esattamente come giunte fantasma e consigli comunali si sono ben guardate dal prendere una posizione ufficiale sulla vicenda annunciando, però l'interesse e le offerte di soggetti privati per l'acquisizione della struttura.

Su questa storia di parole da marinai e false promesse vogliamo formulare una riflessione in merito a due aspetti:
1) la natura di una trattativa condotta solo su un piano istituzionale
2) la considerazione dei reali rapporti di forza che determinano i reali interessi dei soggetti coinvolti nella trattativa e il loro peso.

  1. Fossabanda, le CUT e le trattative... ma quali aspettative?
La partita sull'albergo di Santa Croce in Fossabanda e la sua rivendicazione da parte dei movimenti studenteschi durante l'anno scorso tra assemblee d'ateneo e occupazioni, riguarda, più in generale una partita sull'appropriazione delle risorse pubbliche: redistribuirle verso il basso, per soddisfare bisogni complessi e urgenti della popolazione studentesca, quali l'abitare e il mantenimento di condizioni di vita dignitose e libere dal ricatto dell'affitto e del lavoro intermittente e sottopagato, oppure valorizzarle verso l'altro, nel mercato immobiliare o a vantaggio di soggetti investitori privati.


Qual'è lo spazio (o quale sarebbe stato) in cui giocare questa partita?
Sicuramente quello in cui quei bisogni di parte studenteschi trovano rappresentazione politica adeguata. Lo spazio istituzionale, al di là del carattere filantropico che può essere proclamato dalla mission di ciascun ente, risulta chiuso a queste istanze. Si può affermare questo senza pregiudizio, avendone anzi riprova dal fatto che la rivendicazione di Santa Croce in Fossabanda è stata sollevata da movimenti sociali e studenteschi, quindi fuori dallo spazio istituzionale, iniziando un braccio di ferro con il comune, proprietario della struttura.

Come si è dispersa quella spinta?
Con la complicità di una rappresentanza studentesca incapace di pesare la propria reale capacità di incidere sulla governance prescindendo dalla costruzione di una forza sociale, la domanda su Fossabanda è stata consegnata ai soli soggetti istituzionali, senza la possibilità di far valere in quello spazio una rivendicazione di parte. I rinvii, le prese per il culo, il mancato rispetto dei termini di trattative unilateralmente dichiarate testimoniano a chiare lettere che il problema non risiede in uno scarso coordinamento di indirizzo degli enti pubblici che verrebbe esemplificato dall'incapacità di pronunciarsi della Conferenza Università e Territorio, ma in una manifesta estraneità di quello spazio a quanto emerge in termini di bisogni nella popolazione studentesca. I suoi tempi e le sue esigenze non rispettano i tempi e le esigenze dell'emergenza abitativa studentesca in alcuna maniera, anzi la ignorano.

Esigenze contrapposte
Come segnalammo anche dopo la CUT di settembre si evidenzia unafrattura tra la valorizzazione del pubblico a beneficio del privato dentro il mercato immobiliare CONTRO la possibilità di accesso e riproduzione sociale della popolazione giovanile in formazione sempre più privata di mezzi e risorse.” Il quadro è polarizzato, gli interessi contrapposti. Cosa aspettarsi allora? Non certo dei regali da chi può gestire indisturbato la faccenda, mediando di volta in volta tra le esigenze di comune, DSU e UniPi ma sempre nel contesto di interessi a noi contrapposti...

  1. Le reali volontà politiche degli enti istituzionali
Eppure una certa diffidenza era e sarebbe ben giustificata anche solo considerando alcuni precedenti. Vogliamo passarne in rassegna alcuni per ribadire come non sia più possibile fidarsi di promesse aleatorie fatte sulla testa di migliaia di studenti senza alloggio o in difficoltà economica e per provare a leggere le dinamiche che definiscono il gioco degli interessi tra i soggetti istituzionali sordi alle istanze studentesche.

Il Comune tira la corda, alza il prezzo e fa il suo gioco
Dopo l'interesse dei magnati russi manifestato circa un anno fa, l'assessore Serfogli ha di recente reso noto che altri soggetti privati – ma con funzione sociale, ha dichiarato a mo' di giustificazione - sono interessati a Santa Croce in Fossabanda. L'assessore allunga i tempi e tira in ballo la concorrenza per alzare l'offerta del DSU nel tentativo di approssimarla a un prezzo di mercato. Il soggetto erogatore di welfare – il Diritto allo Studio – viene usato di volta in volta dal Comune o come bancomat, come nel contesto della trattativa su Fossabanda, o come erogatore di welfare del privato, come accadde rispetto all'operazione Villa Madré in cui il DSU avrebbe dovuto scambiare per pochi posti letto sull'Aurelia il salvataggio di Condotte s.p.a.

Il materasso DSU
Questa funzione del Diritto allo Studio non è nuova e anzi si rinnova. La vicenda del project financing che portò alla costruzione della residenza Praticelli sostenendo gli interessi del truffaldino Consorzio Etruria - i cui vertici sono stati indagati per falso in bilancio – continua sotto altre forme. Nell'ultimo consiglio di amministrazione del DSU si è infatti deliberato che, per salvare dal fallimento la società che gestisce la residenza, il DSU cederà alla Praticelli s.p.a. un numero crescente di alloggi – 12 da quest'anno fino ad arrivare a un totale di 60 – da affittare a privati per rimpinguare le casse dissestate della società. Alla faccia dei tamponi all'emergenza abitativa studentesca!
Se quindi la trattativa su Fossabanda dovesse concludersi con l'acquisizione dell'ex convento da parte del DSU, ciò non risolverebbe nulla in termini di risorse complessive destinate agli studenti. Diciamo che al massimo si pareggerebbe il conto...

L'università e la logica dell'alta valorizzazione delle risorse
Dal canto suo l'ateneo si ripulisce il viso nello spazio della Conferenza Università e Territorio. Qui sollecita gli altri enti a fare la propria parte – ovvero ad accordarsi alle condizioni sopra descritte - ma per suo conto non mette in campo alcuna soluzione fattiva, sulla base delle risorse nelle sue disponibilità, per ovviare alla situazione di diffusa emergenza abitativa dei suoi studenti. Anzi, UniPi ha investito quasi 10 mln di euro per rilevare dall'immobiliarista Madonna una porzione dell'ex Convento delle Benedettine per trasformarlo poi, affidandolo a una cooperativa vicina al partito al governo della città, in una foresteria di lusso per visiting professors dove i posti letto vengono affittati agli studenti per 500 euro al mese. Si tratta di una logica di alta valorizzazione delle risorse, attente alle esigenze della competitività dell'immagine dell'ateneo sul mercato internazionale del sapere più che a quelle degli studenti dell'ateneo. Un vero schiaffo in faccia alle migliaia di studenti che faticano a mantenersi agli studi e trovare una sistemazione dignitosa in città.

Nel momento in cui a ogni impegno disatteso non si riesce a contrapporre nulla più che una preghiera a tener viva una catena di rinvii e promesse il quesito che vorremmo porci è il seguente: come interrompiamo questa trattativa e le sue condizioni e li costringiamo non a trattare tra di loro ma con noi studenti, con la nostra domanda di parte e i nostri bisogni? Perché ancora, mentre ci impongono di aspettare, pagare e sgobbare per studiare, noi di casa, risorse e servizi non ne vediamo.