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Davanti
a una stato di oggettiva sofferenza che, con la compressione dei
redditi vede accrescersi la platea degli idonei alla borsa di studio
e al posto alloggio, osserviamo però come le politiche degli enti
pubblici tutelino altri interessi. Fondi e risorse di tutti vengono
distratti verso la speculazione immobiliare, negando soluzioni
adeguate alle crescenti domande poste da nuovi e urgenti bisogni
sociali. È questo il caso di Villa Madrè, via Da Buti, Paradisa e
Santa Croce in Fossabanda.
Le
politiche dell'università si inseriscono alla perfezione in questo
quadro:
favorire la rendita e la speculazione, aggravando la condizione
abitativa di migliaia dei propri studenti fuori sede.
L'acquisto
di una porzione dell'ex Convento delle Benedettine dal grosso
immobiliarista Madonna per costruire una foresteria di lusso (ancora
chiusa) per docenti stranieri ne è una conferma, esattamente come il
programma di alienazione di immobili di sua proprietà tra i quali
Palazzo Feroci (dove oggi vivono diversi studenti che hanno allestito
lo studentato autogestito Spot) e Palazzo Mastiani.
Durante
il cda gli studenti hanno discusso per varie ore col Rettore Augello,
chiedendo che l'università si dia disponibile ad un censimento degli
immobili utilizzabili per l'emergenza abitativa. Su queste basi
l'eventuale convocazione di una CUT avrebbe una sua funzionalità, in
caso contrario, come è successo l'anno scorso, questa conferenza non
risolverà nulla e sarà una vetrina e una spartizione degli immobili
tra i poteri forti della città. Il rettore ha risposto un "no"
deciso a questa proposta, affermando che gli immobili dell'Università
non possono "dati i loro fini istituzionali" essere adibiti
ad alloggi o essere concessi in comodato d'uso gratuito ad altri
enti. Queste dichiarazioni stonano rispetto alla realtà, molte case
dello studente sono di prorprietà dell'università e sono state
concesse all'ARDSU, tra queste le residenze Fascetti e Don Bosco.
Inoltre,
il Rettore non si espresso riguardo allo sgombero della palazzina
Feroci - Spot, ormai da più di un anno una parziale soluzione
all'emergenza abitativa per alcune decine di studenti. Le
responsabilità vengono scaricate interamente sulla Procura e sulla
Questura. Viene evitato il problema politico indicato dagli occupanti
e dagli studenti senza un posto alloggio.
Le
responsabilità sono chiare da tempo, serve un'inversione di
tendenza. Si pone un'unica alternativa: aggravare ulteriormente
l'emergenza abitativa o porvi rimedio utilizzando il patrimonio
pubblico, sottraendolo alla svendita.