Oggi, dopo il rinvio del 15 ottobre, la Conferenza Università e Territorio si è riunita a Palazzo Gambacorti. Quest'organo interlocutorio che riunisce sindaco, diritto allo studio e rettori dei tre atenei cittadini ha dimostrato di essere il teatro perfetto per la spartizione del patrimonio pubblico cittadino. Presenti alla conferenza per un'audizione conquistata a seguito di mesi di mobilitazione anche studenti dello studentato occupato Spot.
Nel corso della conferenza la discussione sull'armonizzazione delle politiche di investimento dei soggetti partecipanti si è sviluppata secondo due direzioni: da un lato le esigenze dei due grandi atenei d'eccellenza – Scuola Normale Superiore e Scuola Sant'Anna – preoccupate di reperire strutture adeguate per i propri allievi (foresterie, aule, studentati), dall'altro lato il tentativo maldestro del DSU di giustificare la cronica insufficienza del welfare studentesco con misure tappabuchi. A pochi giorni dalle uscite delle graduatorie delle borse di studio l'incapacità di garantire un futuro a tanti studenti diventa drammatica emergenza. Nessuna risposta viene fornita e migliaia di studenti esclusi si troveranno a dover resistere nella giungla degli affitti e del mercato del lavoro precario in città. Dei 1523 posti letto complessivi, 1112 ospitano studenti che hanno confermato la borsa di studio. Dalle nuove graduatorie gli idonei risultano 3064, questo significa che più di 1500 studenti idonei di posto alloggio che non vedranno mai la casa dello studente e che saranno costretti a indebitarsi o a rinunciare a studiare, o peggio a tornare a casa.
Tra progetti mai nati come la costruzione della residenza San Cataldo e la sempre rinviata ristrutturazione della residenza Paradisa, le carenze del DSU accrescono il mercato degli affitti continuando, soprattutto in questa fase di crisi, a saccheggiare risorse e possibilità a una fetta sempre più grande di proletariato giovanile in formazione. Nel frattempo, le soluzioni indicate a partire dall'esperienza dello studentato occupato Spot che ha sottratto un'immobile dell'università di Pisa ai piani di alienazione, sono state ignorate dai poteri forti presenti alla CUT che invece hanno utilizzato questa sede per avanzare ipotesi di ulteriori spartizioni tra Scuola Sant'anna e Scuola Normale dei beni pubblici come l'albergo di Santa Croce in Fossabanda, lasciando eventuali briciole al DSU. Questo immediatamente si presterebbe a ospitare oltre 250 studenti beneficiari di borsa di studio ma le politiche abitative per gli studenti in questa città continuano a privilegiare il diritto per pochi secondo un modello di formazione d'eccellenza e l'esclusione per i più.
Abbandonata la CUT gli occupanti di Spot si sono uniti al presidio degli studenti e studentesse esclusi dal diritto allo studio pisano riunitisi davanti a Palazzo Gambacorti. Questi dal 15 ottobre hanno iniziato a organizzarsi per opporsi alla svendita del patrimonio pubblico e tramite Spot costruire nuove soluzioni per il diritto all'abitare. Il presidio si è poi spostato in corteo bloccando i lungarni. Raggiunto il lungarno Sonnino gli studenti hanno individuando l'ex convento delle Benedettine come uno degli stabili che è necessario destinare all'emergenza abitativa studentesca. Una porzione del convento è infatti stata acquistata dall'ateneo pisano dal grande gruppo immobiliarista Madonna, per costruire una foresteria di lusso per visiting professor. Il “modello d'eccellenza” perseguito a imitazione dei grandi brand anglosassoni come Harvard e Cambridge, atenei dotati appunto di foresterie per i docenti, indirizza le risorse in investimenti contrari alle esigenze della fetta maggioritaria della popolazione studentesca stritolata tra affitti e precariato.
Questa di oggi costituisce una ulteriore tappa di una mobilitazione contro le politiche di austerità in campo universitario, per ricomporre - a partire dall'esperienza dello studentato autogestito SPOT - il frammentato mondo degli esclusi delle borse di studio e che vuole organizzarsi per bloccare i piani di alienazione del patrimonio pubblico.