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martedì 15 ottobre 2013

Le austere graduatorie del DSU


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Un punto di vista antagonista sulla misura del diritto del diritto allo studio e la sua ridiscussione nella regione delle garanzie anomale.


Da quest’anno per il DSU toscano è previsto l’innalzamento dell’indicatore Isee da € 18.000 a 19.000 per la borsa di studio e da € 20.000 ad € 22.000 per la borsa servizi. Un segnale in controtendenza rispetto al quadro nazionale del diritto allo studio. L'eccezione, sembrerebbe.
Ma nessuna risposta viene fornita e migliaia di studenti esclusi si troveranno a dover resistere nella giungla degli affitti e del mercato del lavoro precario in città. Dei 1523 posti letto complessivi, 1112 ospitano studenti che hanno confermato la borsa di studio. Dalle nuove graduatorie gli idonei risultano 3064, questo significa che più di 1500 studenti idonei di posto alloggio che non vedranno mai la casa dello studente e che saranno costretti a indebitarsi o a rinunciare a studiare, o peggio a tornare a casa.
Il cosiddetto “decreto del fare” del governo Letta sposta al finanziamento del diritto allo studio parte delle risorse della quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario agli atenei pubblici. Il provvedimento palesa un corto circuito che riflette l'ineffettualità dell'ipotesi riformistica in questa fase di crisi. Infatti in questo gioco delle tre carte gli atenei a caccia delle briciole delle redistribuzione premiale dell' FFO aumentano la propria competitività stabilendo regimi di disciplina di studio sempre più rigida oltre che povera per gli studenti, questa genera un'espulsione diffusa dai benefici del diritto allo studio su base meritocratica, perciò, allo stesso tempo, questo restringimento si avvita nel disinvestimento sulla qualità degli atenei. La domanda è allora: accedere a quale diritto allo studio?


L'incrocio tra crisi dei saperi e reddito diventa politicamente la scommessa di ridiscutere la natura della misura del diritto allo studio partendo da una medietà dei comportamenti che faccia emergere una soggettività le cui aspettative sono tradite e i bisogni negati. Riscattare questa condizione collettiva significa far saltare la misura stessa del diritto allo studio come cifra dei comportamenti compatibili, siano quelli rassegnati di chi viene escluso dalle graduatorie, o quelli senza pretese di chi invece rientra nelle tutele e si accontenta di non chiedere oltre. Di non chiedere ciò che è degno.
Dunque piuttosto che puntare a un allargamento della misura del diritto allo studio è necessario farla saltare questa misura cogliendo una comune condizione di spossessamento per organizzare necessità collettive e le pratiche di riappropriazione adeguate. Bisogna fissare noi, a partire dalle esigenze che esprimiamo a fronte di un bisogno di formazione ricca, i nostri parametri del diritto allo studio. Perché poi all'oggi, al di là delle legittime ma deboli battaglie del sindacalismo studentesco, chi definisce la misura del diritto allo studio definisce anche la qualità dello studio o meglio, del complesso dei codici dello stare all'università e di cosa con questa accettare.

Questa governance dell'austerity declina come austeri in primo luogo i comportamenti sociali di chi beneficia degli scampoli di stato sociale con l'ingiunzione a non pretendere di più. Scommettere sull'elemento del conflitto come motore dell'attivazione e della trasformazione collettiva significa allora opporre all'impoverimento la ricchezza sociale e le possibilità di cui quotidianamente veniamo espropriati. Significa rintracciare bisogni comuni e su questi organizzare una loro espressione andando a riconquistarci reddito invertendo nel verso della riappropriazione collettiva i flussi di accumulo della rendita che in questa città fanno schizzare gli affitti alle stelle e offrono alla speculazione privata il patrimonio immobiliare pubblico. Partiamo da questo perché anche quest'anno a metà ottobre, con le nuove graduatorie, in tanti perderanno la borsa di studio e saranno costretti a lasciare la casa dello studente. Tante matricole aspetteranno per un tempo indeterminato l'alloggio, che verrà assegnato in tempi biblici e saranno costrette ad indebitarsi e far tirare la cinghia alle loro famiglie. Questo non possiamo accettarlo, ma la possibilità della conquista passerà non per il calcolo dell'ISEE al C.A.F ma per l'idoneità alla lotta e al nostro desiderio di sottrarci alla rapina e praticare la vendetta.



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