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martedì 2 ottobre 2012

La lotta paga! Riaperto l'ex S.E.U.



A poco più di sei mesi dall'occupazione dell'ex S.E.U la governance universitaria deve fare un passo indietro e resitituisce gli spazi di via Curtatone e Montanara agli studenti. Ancora una volta nella città di Pisa la cooperazione dal basso degli studenti e del precariato sociale nega la speculazione sul patrimonio pubblico, impone un nuovo indirizzo e riapre alla condivisione comune gli spazi fatti oggetto della dismissione del welfare e dei servizi.
 L'ex tipografia universitaria – Servizio Editoria Universitaria - che vendeva dispense a prezzo di costo venne chiusa dal D.S.U. perché ritenuta non abbastanza remunerativa. Le dispense universitarie iniziarono a essere stampate alla PLUS, una casa editrice legata all'università. Un'operazione che vedeva lievitare notevolemente i costi delle dispense per gli studenti, chiudeva uno spazio e tagliava un servizio.
Non dimentichiamo che l'occupazione dei locali dell'ex S.E.U. è stata fortemente osteggiata dal D.S.U. il quale ha impedito in tutti i modi che gli spazi venissero riaperti e che le istanze studentesche si affermassero. Grazie a un percorso condiviso e alla determinazione di quanti lo hanno intrapreso ora gli spazi sono stati riaperti e assegnati alle associazioni studentesche. Ma questo non basta. Le politiche di dismissione del welfare studentesco continuano. Altri spazi verranno riaperti perché sappiamo che la riappropriazione concreta del diritto allo studio e del nostro welfare risiede nel nostro protagonismo sociale, nel nostro agire comune, nelle nostre occupazioni.

Di seguito il comunicato dell'ARDSU (Assemblea per la Riappropriazione del Diritto allo Studio Universitario):


La riappropriazione del diritto allo studio passa dall'ex S.E.U.
La gara indetta dal D.S.U. per l'assegnazione ad associazioni o gruppi studenteschi dei locali dell'ex S.E.U. interviene per legalizzare la riapertura di fatto dei locali e del servizio. Il bando è lo strumento tramite il quale la governance corre ai ripari per sanare le contraddizioni fatte emergere dall'iniziativa autonoma studentesca, scaturita da un momento di partecipazione collettiva quale l'assemblea d'ateneo del 20 marzo. La riapertura dell'ex S.E.U. non è dunque l'opera di una "minoranza violenta" - come retoricamente proclamato dall'ufficio stampa del D.S.U. - è anzi l'irrinunciabile risposta politica di chi, come studenti e studentesse nella crisi, come precariato metropolitano impegnato nella produzione e diffusione dei saperi nell'università, fermamente rifiuta e si oppone alla strategia di dismissione dei servizi e di svendita del patrimonio pubblico adottata dalla governance d'ateneo.
Su queste premesse la destinazione futura dei locali di via Curtatone e Montanara – così come di qualsiasi altro immobile fatto oggetto delle politiche di svendita, speculazione e impoverimento del patrimonio pubblico - non potrà prescindere dalla vocazione originaria dell'agire che ne ha consentito la riapertura. Questa vocazione contempla esclusivamente un percorso di riappropriazione del diritto allo studio. Le nostre capacità di costruire istituzioni nuove, autonome e comuni non sono al servizio di un esercizio di compatibilità con la governance né si prestano a essere catturate e reintegrate – ancorché con strumenti riparatori come quelli del bando – sotto il comando delle politiche di impoverimento volte alla mercificazione del diritto allo studio.
Infatti, la mission aziendale del D.S.U., sotto il regime di austerità imposto dal sistema politico-finanziario, ha come obiettivo prioritario quello di privatizzare i costi della formazione scaricandoli quanto più possibile sugli studenti. La chiusura del S.E.U. è paradigmatica a riguardo. Più che un sistema di garanzie il D.S.U. gestisce lo smantellamento del welfare.
Pertanto, come studenti e studentesse, come precari e precarie protagonisti di questo percorso, ribadiamo l'indisponibilità a cooperare con l'indirizzo di una governance che si deresponsabilizza sul piano finanziario ma, nonostante questo, decide di mantenere il comando sulla riproduzione dei servizi, pur scaricandone i costi sugli studenti e anzi cercando di mettere a profitto la loro cooperazione sociale.
In risposta sosteniamo che la tendenza che articola il nostro agire politico, la nostra volontà di riappropriarci di quanto ci hanno tolto e di non farci espropriare della nostra ricchezza comune, non si esaurirà tra le mura dell'ex S.E.U., ma anzi si espanderà in una logica di partecipazione e agire collettivo sempre più ampio orientato alla costruzione di un'alternativa concreta all'esistente.
Rivendichiamo dunque l'assegnazione degli spazi di via Curtatone e Montanara alle associazioni in quanto diretta conseguenza della lotta di tutta la componente studentesca e non una concessione del D.S.U. Sappiamo che senza l'iniziativa studentesca il D.S.U. non avrebbe riaperto l'ex-S.E.U. Sappiamo che ora, nel momento in cui l'ex-S.E.U. è stato riaperto, come studenti e studentesse non ci accontenteremo e contro l'impoverimento impostoci pretenderemo altri spazi.
Dove la governance, tramite il sistema della privatizzazione e dei sacrifici, gestisce la dissoluzione del pubblico, noi rivendichiamo un percorso di riappropriazione della ricchezza in svendita e di creazione di nuove istituzioni comuni!

ARDSU – Assemblea per la Riappropriazione del Diritto allo Studio Universitario

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