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lunedì 2 maggio 2016

#InternetDay: cos’è l’innovazione nell’era Renzi

Il 29 aprile circa 1500 persone sono scese in piazza contro il governo Renzi a Pisa: studenti medi ed universitari, lavoratori, precari della ricerca, disoccupati, truffati dal Salva Banche, abitanti dei quartieri popolari e famiglie in emergenza abitativa.  Una manifestazione costruita con la partecipazione di una fetta di società complessa, accomunata dalla rabbia contro il governo e le sue misure: tre generazioni a lanciare pomodori, a resistere alle cariche della polizia e a tornare sotto per riuscire ad oltrepassare il blocco a difesa degli spettacolini dei padroni.  Renzi è riuscito a dire solo: “incomprensibile”, gli antagonisti contestano internet. Cosa vorrà mai dire contestare internet? La pochezza di queste affermazioni rispecchiano la difficoltà del governo quando viene messo davanti alla realtà molteplice di chi lo contesta perché ha altre idee, altre pratiche con cui vuole vivere la propria vita.

 Ieri, il primo maggio, Giannini e Renzi annunciano “come un anno fa s’inaugurava Expo quest’anno investiremo miliardi per la cultura e la ricerca”. Dichiarazioni che vanno lette pensando a cosa accade invece nella realtà. Expo è stata una mangiatoia per la politica e gli affaristi, un complesso espositivo lasciato incompiuto, una prova di schiavismo per migliaia di giovani che hanno lavorato gratis. Un bel progetto d’innovazione.
  I fondi annunciati per la cultura (1miliardo) e per la ricerca (2,5 miliardi) non sono una gentile concessione, non servono a far ripartire il paese: erano già previsti nel Piano di Ricerca del 2014. Questi fondi per la ricerca andranno ad università ed enti, ma nulla in più di quello che veniva (non) finanziato negli anni scorsi. La gran parte dei finanziamenti, le risorse concorrenti, saranno (forse) erogati dall’Unione Europea, ma la concorrenza non gioca a favore del nostro paese, ultimo nelle classifiche OCSE.

L’innovazione è la finanziarizzazione della ricerca, il farsi imprenditori dei ricercatori, l’eliminazione di ogni etica e fine sociale della ricerca. Abbiamo già iniziato a vedere cosa questo comporti per la maggior parte della popolazione: una polarizzazione tra il livello basso della società ed invece il livello alto del dominio. Una frattura nella riproduzione sociale che inizia ad emergere soprattutto a livello giovanile: emigrazione, lavori al limite dello schiavismo, scuole ed università fabbriche del disciplinamento e contemporaneamente accumulazione di valorizzazione capitalistica.   A questo si unisce una corruzione sistemica tra le file del Partito Democratico, così come di ogni altro, dallo scandalo Banca Etruria-famiglia Boschi agli affari della ministra Guidi con i petrolieri interessati ai giacimenti sulle coste italiane, non dimenticando le intercettazioni all'ormai ex ministro Lupi. Questi solo alcuni dei più clamorosi casi, e stamattina, dopo i faraonici annunci di ieri, ecco la notizia che i vertici di Cineca, l’(agenzia informatica di stato che gestisce i concorsi e valuta il merito dei candidati, sono indagati per truffa e bancarotta. Un ente totalmente pubblico che non ha mai reso pubblici i propri costi e anziché adeguarsi alla diminuzione degli stipendi dirigenziali del 20% (spending review) li ha aumentato del 50%. Su queste solide basi di corruzione pochi giorni fa Renzi e Giannini annunciarono l’avvio dello Human Technopole (1,5 miliardi), ente per la ricerca che nascerà sulle ceneri di Expo, e verrà affidato ad un consorzio privato.

L’affondo neoliberale passa con l’affermazione violenta di ogni taglio al pubblico ed il drenaggio delle risorse in un complesso sistema di scatole cinesi speculative. I ricercatori devono adeguarsi a questo quadro e farsi imprenditori, visto che ormai non hanno più nessuna possibilità di sopravvivere in un sistema completamente de finanziato. Gli studenti dovranno farsi lavoratori-ricercatori di base privi di ogni autonomia decisionale e formazione critica. Un progetto di innovazione che dovrebbe filare, sul filo del rasoio. Il teatrino orwelliano del partito della nazione a volte scricchiola, come venerdì 29, sotto le spinte di una realtà sociale che si organizza e pretende dignità e risorse per la propria vita.
Un no, una contrapposizione necessaria per affermare la propria esistenza e i propri bisogni, verso una ricomposizione di diverse fasce sociali e generazionali.   Per questo è fondamentale costruire lotte, contrapposizioni al discorso del potere renziano anche nel mondo della formazione. Ora più che mai. È qui che si giocherà una delle partite decisive sull'affondo neoliberale che il partito della nazione vuole portare avanti e vuole rendere sistema.

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