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Sono passati pochi giorni dallo sgombero di Spot, ma ancora è tanta la rabbia per il gesto vile della polizia che in pieno agosto si è presentata in via della Faggiola per cacciare di casa diversi studenti, con la complicità dell'assenza di parecchi di loro. La mancanza di politica da parte dell'Ateneo, responsabile dello sgombero, conferma la fragilità di questa governance, costretta a radicalizzare una distanza con il corpo studentesco per la propria incapacità di fornire risposte adeguate ai nostri bisogni sociali. Questo non ci spaventa. Anzi, i tanti messaggi di solidarietà pervenutici in questi giorni nelle più svariate forme ci fanno riconoscere nella comune condizione delle migliaia di giovani che attraversano le università oggi, impegnati a sperimentare una pratica rinnovata del conflitto sociale per affermare diritti e aspirazioni collettive. questa la posta in gioco per noi: generalizzare l'alternativa unica di vita che prende forma nella lotta. In questo risiede la concretezza di un'esperienza capace di durare un anno e mezzo curandosi di non lasciar appassire nell'inascoltata testimonianza la nostra rabbia, ma anzi organizzandola in una pratica di riappropriazione con al centro figure e bisogni reali, impazienti, ora, di rilanciare i propri progetti in un autunno di mobilitazione.
Dei tanti messaggi di solidarietà ricevuti ci piace riportarne alcuni qui di seguito dandoci con questi appuntamento nelle lotte.
Dei tanti messaggi di solidarietà ricevuti ci piace riportarne alcuni qui di seguito dandoci con questi appuntamento nelle lotte.
Dopo lo sgombero del Lucernario Occupato, dell'Aula Portico Occupata e dell'Aula Mohamed Bannour a scienze politiche alla Sapienza di Roma ci svegliamo questa mattina con la notizia dello sgombero dello Spot - studentato occupato autogestito a Pisa. Un'esperienza nata nel periodo in cui a Roma abbiamo occupato Degage, dalla necessità e dalla voglia di dare una risposta forte e una soluzone reale al deserto del diritto allo studio. In un'università in macerie e sempre meno accessibile gli alloggi per gli studenti a Roma come a Pisa rimangono soltanto un'ulteriore possibilità di speculazione, lasciando vuoti alloggi pronti o costruendoli a decine di km dall'università. Vediamo con chiarezza che le risposte che collettivamente e in tutta Italia negli ultimi anni siamo riusciti a mettere in campo fanno paura, vengono sgomberate ad Agosto, temendo la risposta degli studenti. Ma sappiamo bene come questa risposta non si farà comunque attendere e ci darà una nuova opportunità per ribadire che gli spazi sono di chi li vive, che combatteremo in tutti i modi un'università per pochi, buona soltanto per speculare e trovare nuove forme di sfruttamento e precarizzazione. Ma al contrario continuiamo a credere con forza che proprio dai luoghi delle università dobbiamo costruire le condizioni per riconoscerci tutti nella possibilità concreta di strappare ciò che ci spetta con la lotta, di smettere di abbassare la testa e costruirci da soli quegli spazi e quei tempi dove condividere saperi. Convinti che non sarà uno sgombero a fermare le importanti lotte sul diritto allo studio nel territorio pisano: SPOT SARA' OVUNQUE!
I diritti ce li conquistiamo a spinta! #pisasibarrica
I diritti ce li conquistiamo a spinta! #pisasibarrica
Degage Studentato Occupato
Sapienza Clandestina
Godot Aprite quella porta
It's Summertime, bamboccioni! Complici e solidali contro gli sgomberi
Mentre a Bologna il Prorettore Nicoletti si improvvisa guru di marketing e sogna di fare un’attrazione turistica di quel che rimane dell’università, mentre la paladina della legalità assessore Monti presenta un piano di ammodernamento degli impianti di videosorveglianza in zona universitaria, a Roma e a Pisa le rispettive amministrazioni universitarie fanno sgomberare lo spazio sociale Lucernario e lo studentato Spot. It’s summertime, bamboccioni!
Ci viene costantemente propinata la retorica del sacrificio in nome del bilancio dell’università-azienda e del sistema Italia in recessione (che non riparte, mannaggia), ma i soldi da investire nel business e nella speculazione non mancano mai. Anzi! Mancano invece per il welfare studentesco, per le borse di studio, per le mense, per la copertura sanitaria, e via discorrendo. Il business plan, dalla prospettiva degli sponsor, non fa una piega, è perfetto. D’altronde, sono i capitali e i loro comitati d’affari – caste accademiche e politiche – a decidere, che aspettarsi?
Questa è l’università italiana, perdete ogni speranza voi ch’entrate: un’istituzione sempre più inaccessibile e classista, inoltre sempre più vuota di senso e incapace di mantenere le proprie promesse di mobilità sociale, ma che non esita nell’attaccare quelli spazi di autonomia che si fanno largo – lottando – tra le sue macerie. Questi luoghi di aggregazione sotto attacco precisamente perché antagonisti alla mortifera logica della mercificazione e del profitto, incompatibili con gli insegnamenti impartiti, ribelli. Spazi pericolosi che vanno isolati dalla comunità accademica per il bene comune di un’istituzione sul punto del collasso.
Ma state sereni, come sempre ci troverete ai nostri posti e saremo noi ad attaccarvi. Non abbiamo più speranza, ma tanta voglia di lottare per prenderci quel che ci meritiamo.
Solidali e complici con il Lucernario e Spot, solidali e complici con chi lotta contro quest’università!Ci viene costantemente propinata la retorica del sacrificio in nome del bilancio dell’università-azienda e del sistema Italia in recessione (che non riparte, mannaggia), ma i soldi da investire nel business e nella speculazione non mancano mai. Anzi! Mancano invece per il welfare studentesco, per le borse di studio, per le mense, per la copertura sanitaria, e via discorrendo. Il business plan, dalla prospettiva degli sponsor, non fa una piega, è perfetto. D’altronde, sono i capitali e i loro comitati d’affari – caste accademiche e politiche – a decidere, che aspettarsi?
Questa è l’università italiana, perdete ogni speranza voi ch’entrate: un’istituzione sempre più inaccessibile e classista, inoltre sempre più vuota di senso e incapace di mantenere le proprie promesse di mobilità sociale, ma che non esita nell’attaccare quelli spazi di autonomia che si fanno largo – lottando – tra le sue macerie. Questi luoghi di aggregazione sotto attacco precisamente perché antagonisti alla mortifera logica della mercificazione e del profitto, incompatibili con gli insegnamenti impartiti, ribelli. Spazi pericolosi che vanno isolati dalla comunità accademica per il bene comune di un’istituzione sul punto del collasso.
Ma state sereni, come sempre ci troverete ai nostri posti e saremo noi ad attaccarvi. Non abbiamo più speranza, ma tanta voglia di lottare per prenderci quel che ci meritiamo.
Laboratorio Hobo - Bologna
Luoghi come Spot non possono che essere fastidiosi per chi cerca di trasformare, a Pisa come a Roma, le città in un luogo esclusivo. Dove solo chi ha i soldi oppure abbassa la testa, accettando un lavoro in nero per potersi pagare l'affitto e le spese, può permettersi di vivere. La giornata di oggi dimostra questo. Ma dimostra anche la forza assunta da quella parte di città che non si arrende.
Un abbraccio a tutt* i ragazzi di Spot!
Un abbraccio a tutt* i ragazzi di Spot!
Collettivo Universitario Autonomo Casteddu
SOLIDARIETA’ AL LUCERNARIO OCCUPATO, L’AULA PORTICO, L’AULA MOHAMMED BANNOU E ALLO STUDENTATO OCCUPATO SPOT
Nella mattina del 6 agosto le forze dell’ordine hanno approfittato della pausa estiva universitaria per sgomberare a Roma lo spazio occupato “Lucernario”, l’Aula Portico a Sociologia e l’Aula Mohammed Bannour occupata a Scienze Politiche, due giorni dopo a Pisa lo studentato occupato SPOT.
Come collettivo politico di scienze politiche esprimiamo la massima solidarietà ai compagni di Roma e Pisa che hanno subito questo attacco da parte delle istituzioni (Università in prima linea), che hanno dimostrato per l’ennesima volta la loro insensibilità nei confronti di chi cerca come nei vari casi romani di portare avanti progetti di autogestione all’interno dell’università e di chi come nel caso di SPOT cerca di dare una risposta concreta ai bisogni degli studenti.
E’ infatti ormai chiaro come negando qualsiasi spazio le istituzioni e l’università si impegnano attivamente per reprimere quegli studenti che ogni giorno si autorganizzano all’interno delle università e non solo, per dare una risposta ai propri bisogni, ma anche per cercare di vivere l’università in modo differente e critico nei confronti delle logiche di profitto.
BASTA SGOMBERI, L’UNIVERSITA’ E’ DI CHI LA VIVE!!
Nella mattina del 6 agosto le forze dell’ordine hanno approfittato della pausa estiva universitaria per sgomberare a Roma lo spazio occupato “Lucernario”, l’Aula Portico a Sociologia e l’Aula Mohammed Bannour occupata a Scienze Politiche, due giorni dopo a Pisa lo studentato occupato SPOT.
Come collettivo politico di scienze politiche esprimiamo la massima solidarietà ai compagni di Roma e Pisa che hanno subito questo attacco da parte delle istituzioni (Università in prima linea), che hanno dimostrato per l’ennesima volta la loro insensibilità nei confronti di chi cerca come nei vari casi romani di portare avanti progetti di autogestione all’interno dell’università e di chi come nel caso di SPOT cerca di dare una risposta concreta ai bisogni degli studenti.
E’ infatti ormai chiaro come negando qualsiasi spazio le istituzioni e l’università si impegnano attivamente per reprimere quegli studenti che ogni giorno si autorganizzano all’interno delle università e non solo, per dare una risposta ai propri bisogni, ma anche per cercare di vivere l’università in modo differente e critico nei confronti delle logiche di profitto.
BASTA SGOMBERI, L’UNIVERSITA’ E’ DI CHI LA VIVE!!
Collettivo Politico Scienze Politiche – Firenze
Solidarietà a Spot
Solidarietà a Spot: lo sgombero avvenuto questa mattina non dà alcuna risposta ai 1420 studenti che avrebbero dovuto ricevere l’alloggio ad inizio anno e che, aldilà dei pochi scorrimenti, sono ancora in attesa di vedersi garantito un diritto; piuttosto quest’episodio fa emergere ancora una volta quelle domande che abbiamo posto per tutto quest’anno: quali sono le soluzioni alla carenza di alloggi per gli studenti idonei? Quanto manca a vedere Via da Buti aperta e in grado di alleggerire un minimo la situazione? Quanti passaggi sono ancora necessari affinché Fossabanda sia utilizzabile come soluzione temporanea in attesa dell’apertura di nuove residenze? La risposta a questi quesiti, così come l’alternativa allo sgombero di questa mattina, passa per la collaborazione fra gli enti pubblici che ruotano attorno al mondo universitario, in questo caso ARDSU, Università e Comune, che sollecitiamo ancora una volta ad ascoltare le istanze sociali e a dialogare per risolvere queste problematiche in una dinamica nella quale ognuno riconosce le proprie responsabilità e contribuisce per parte sua ad ampliare l’accesso all’Università, rimuovendone con i mezzi a propria disposizione gli ostacoli.
Alla luce delle problematiche esistenti, che stanno diventando croniche, rilanciamo verso un autunno pisano di lotte per avere risposte che da troppo tempo stiamo chiedendo, per garantire un reale diritto di cittadinanza per studenti e studentesse, cittadini e cittadine, e siamo pronti a scendere in piazza per ribaltare questo presente di precarietà.
Alla luce delle problematiche esistenti, che stanno diventando croniche, rilanciamo verso un autunno pisano di lotte per avere risposte che da troppo tempo stiamo chiedendo, per garantire un reale diritto di cittadinanza per studenti e studentesse, cittadini e cittadine, e siamo pronti a scendere in piazza per ribaltare questo presente di precarietà.
Sinistra Per...
Solidarietà a Spot
Ieri mattina è stata eseguita l’ordinanza di sequestro di Spot, studentato occupato autogestito in via della Faggiola. La scelta di effettuare questo sgombero in pieno Agosto, in una città svuotata dei suoi ventimila studenti fuorisede, rivela come questa l’amministrazione universitaria preferisca ricorrere al vecchio e vile stratagemma di uno sgombero estivo, vista la propria incapacità di fornire risposte adeguate alle rivendicazioni portate avanti durante i numerosi cortei e manifestazioni che hanno attraversato quest’ultimo anno di mobilitazioni.
Siamo consapevoli del resto che questo sgombero rientra nella chiara volontà delle forze che governano questa città di vetrinizzare il centro eliminando qualunque spazio di socialità, di messa in comune e di resistenza alla crisi. Palazzo Mastiani, il Distretto 42, la rimozione dei totem del circolo Agorà e lo sgombero di Spot, riflettono la volontà di ridurre questa città ad un museo a cielo aperto da dare in pasto all’industria del turismo e alla macchina di speculazione immobiliare.
Chi paga i costi di questa miope ristrutturazione cittadina sono gli studenti, i migranti e i precari, che pagano a questa città affitti sempre più alti e forniscono ogni giorno la loro manodopera precaria e a basso costo senza che a ciò corrisponda una reale ricaduta in termini di welfare. La vecchia scusa della carenza di risorse non può continuare a reggere visto il numero di immobili ristrutturati ma vuoti: i casi di via da Buti, di Fossabanda e dell’ex convento delle Benedettine parlano chiaro.
Lo sgombero di Spot è l’ennesima conferma dell’ottusità di un’amministrazione che è solo disposta a negare reddito e a sottrarre diritti ma le lotte di questi ultimi anni ci insegnano che i diritti e il reddito vanno riconquistati dal basso. Per questo rilanciamo verso un autunno di mobilitazioni per costruire futuri altri e riprendere in mano il presente.
Siamo consapevoli del resto che questo sgombero rientra nella chiara volontà delle forze che governano questa città di vetrinizzare il centro eliminando qualunque spazio di socialità, di messa in comune e di resistenza alla crisi. Palazzo Mastiani, il Distretto 42, la rimozione dei totem del circolo Agorà e lo sgombero di Spot, riflettono la volontà di ridurre questa città ad un museo a cielo aperto da dare in pasto all’industria del turismo e alla macchina di speculazione immobiliare.
Chi paga i costi di questa miope ristrutturazione cittadina sono gli studenti, i migranti e i precari, che pagano a questa città affitti sempre più alti e forniscono ogni giorno la loro manodopera precaria e a basso costo senza che a ciò corrisponda una reale ricaduta in termini di welfare. La vecchia scusa della carenza di risorse non può continuare a reggere visto il numero di immobili ristrutturati ma vuoti: i casi di via da Buti, di Fossabanda e dell’ex convento delle Benedettine parlano chiaro.
Lo sgombero di Spot è l’ennesima conferma dell’ottusità di un’amministrazione che è solo disposta a negare reddito e a sottrarre diritti ma le lotte di questi ultimi anni ci insegnano che i diritti e il reddito vanno riconquistati dal basso. Per questo rilanciamo verso un autunno di mobilitazioni per costruire futuri altri e riprendere in mano il presente.
eXploit
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