Oggi, 9 luglio, studenti e studentesse dell'Università di Pisa, hanno
fatto irruzione durante il consiglio di dipartimento di Civiltà e Forme
del Sapere.
Tra i punti in discussione risultava l'approvazione
del nuovo calendario didattico con l'eliminazione dell'appello di
dicembre per gli studenti di storia, filosofia, beni culturali e disco.
Si tratta di un appello strategico sia per gli studenti laureandi nella
sessione invernale, sia per i borsisti per i quali ogni appello
rappresenta un'occasione per “accumulare” crediti per il mantenimento
della borsa, sia per gli studenti lavoratori che si destreggiano tra
tempi di lavoro e tempi di studio difficili da accordare. Come già
successo per l'altro dipartimento dell'area umanistica, Filologia
Linguistica e Letteratura, questo provvedimento non sarebbe stato
approvato con vizi di forma e di contenuto. Infatti, non solo non è
stato aperto il benché minimo spazio di confronto sulla natura di questo
provvedimento, ma per giunta è stato soppresso ogni tentativo di
discussione “nelle sedi e nelle forme democraticamente riconosciute”.
L'iter
di approvazione del calendario didattico lo dimostra. La commissione
didattica paritetica (organo con facoltà di esprimere solo pareri
consultivi e il solo composto da un numero pari di docenti e studenti)
sebbene fosse stata convocata era stata privata della possibilità di
esprimersi venendo sospesa dal presidente di dipartimento Polsi, il
quale aveva giustificato la scelta in ragione di una non raggiunta
unanimità. Lo stesso Polsi ha poi fatto girare nei giorni precedenti al
Consiglio una circolare in cui invitava i docenti a non calendarizzare
l'appello di dicembre per l'anno venturo in quanto non previsto in un
calendario ancora tutto da discutere e da approvare.
Gli studenti
si son trovati dunque a dover fare i conti con una gestione del
dipartimento fortemente centralizzata in cui ogni tipo di discussione e
confronto viene ignorato. Il Consiglio viene di fatto svuotato di ogni
potere e si limita, nella maggioranza dei casi, ad approvare quanto è
stato discusso in altri organi più ristretti o quanto deciso dalla
presidenza. Per questo, come tentativo di impedire l'ennesimo colpo di
mano e per riaprire uno spazio di discussione su misure pesanti che
vanno a colpire la materialità della vita di studenti e studentesse è
stato deciso di bloccare l'odierno Consiglio e l'approvazione del
calendario didattico. Senza smentirsi e confermando l'impronta dirigista
della sua presidenza il direttore Polsi ha per tutta risposta sciolto
il Consiglio chiudendo la discussione e, prima di dileguarsi
sottraendosi a qualsiasi confronto, ha minacciato di riservarsi la
facoltà di approvare il calendario con una misura d'urgenza nei giorni
successivi.
La componente docente presente in sala si è divisa,
iniziando a elaborare le molte contraddizioni che questa vertenza
condensa nel loro ruolo: dalla dequalificazione della didattica alla
corresponsabilità nei processi di ristrutturazione dell'università.
L'assemblea tra docenti e studenti seguita all'interruzione del
Consiglio ha deciso di convocare un ulteriore momento pubblico di
discussione, prima del prossimo Consiglio di dipartimento, alle ore 10
di venerdì in aula2 a Palazzo Ricci. Al centro di questa
assemblea verranno messi i bisogni di studenti e studentesse sempre più
sotto attacco dal moltiplicarsi dalle misure attuative dei nuovi statuti
d'ateneo nel momento in cui lo stare all'università sempre più diventa
una sofferenza tra tempi di studio sempre più proibitivi, didattica
dequalificata e precarietà tanto nei contesti formativi quanto in quelli
lavorativi.
Da questo punto di vista la vertenza sull'appello
sembra costituire un punto limite capace di ricomporre il rifiuto per la
condizione di insopportabilità che sempre più governa la nostra vita di
studenti. Da qui, ad esempio, già nella giornata di oggi vengono messi
in discussione la corsa all'accreditamento per mantenere i benefici per
il diritto allo studio e il dilagare del lavoro a nero e precario in
città, un problema non risolvibile tramite “contratti formativi” ad hoc
ma che anzi viene aggravato da una generale riduzione delle possibilità
di scelta nella gestione di tempi e ritmi di studio.
Per questo dalla giornata di oggi convochiamo l'assemblea di venerdì alle ore 10 nell'aula2 di Palazzo Ricci. Per vincere questa battaglia, per farci restituire l'appello di dicembre anche nel dipartimento di Filologia, Linguistica e Letteratura e per superare questa vertenza e lottare per un'università di qualità e dignitosa.
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