martedì 17 dicembre 2013

Studenti conquistano la mostra di Warhol

"Le masse vogliono apparire anticonformiste:
ciò significa che l'anticonformismo deve essere prodotto per le masse."
A. Warhol

Questo pomeriggio a Pisa una cinquantina tra studenti universitari e del liceo artistico, si sono presentati davanti al Palazzo Blu, in cui è esposta la mostra "Andy Warhol. Una storia americana", quinto appuntamento del ciclo di mostre dedicate ai maestri del '900. Questa struttura ospita la gran parte delle mostre che arrivano in città ed è oggetto di vanto culturale da parte del comune, che ne fa attrazione di richiamo per il turismo cittadino.
La legittima pretesa era di poter vedere la mostra ad un prezzo accessibile per le tasche di uno studente, già vessato da un'enormità di altre spese per potersi mantenere in città e continuare gli studi. Il contributo proposto era di 2 euro (mentre il prezzo "agevolato" per gli studenti era fissato a 8,50 euro, rispetto ai 10 del biglietto intero), una somma già eccessiva se confrontata ai prezzi normali degli ingressi alle mostre nelle altre città europee. Questa cifra è sembrata inammissibile per i dirigenti della mostra.
Alle richieste dei ragazzi le reazioni sono state un no secco, la chiusura delle porte e il blocco fisico di ogni ingresso. Il dialogo è stato lungo e argomentato, ma le ragioni non sono state ascoltate, cosicché all'ennesimo rifiuto gli aspiranti visitatori hanno preso l'iniziativa decidendo di entrare, nonostante la frapposizione delle guardie del museo. Conquistato l'ingresso gli studenti si sono goduti tranquillamente l'esposizione delle principali opere del Maestro americano, tra Marilyn e Mao passando per la Campbell's Soup.
Già questa mattina alcune classi del liceo artistico, oggi entrato in co-gestione, si erano recate in visita al Palazzo. Non tutti gli studenti avevano la somma necessaria per l'acquisto del biglietto, quindi i professori hanno messo di tasca loro una parte della quota mancante, non riuscendo però a farli entrare tutti: oggi pomeriggio quegli studenti sono potuti entrare.
Il comune e l'università di Pisa propongono un'immagine dorata della vita in città tra vetrine colorate, scalate nel ranking universitario internazionale e candidature a capitale europea della cultura. Al contrario la realtà parla di periferie abbandonate a loro stesse, scuole che crollano, didattica e servizi praticamente inesistenti.
Ci siamo definitivamente stancati di una cultura-merce, che oltretutto è inaccessibile ai più. L'azione di oggi è solo una tappa di un percorso molto più ampio che è iniziato sabato 14 dicembre, con l'incursione in un supermercato da parte di precari e disoccupati dei quartieri popolari, e che continuerà con la mobilitazione studentesca e del precariato giovanile lanciata per il 20 dicembre. È ormai chiaro che anche la cultura, come la casa, il pane e la dignità, è un diritto che si conquista a spinta.
Vogliamo tutto, il pane e anche le rose!

venerdì 13 dicembre 2013

Sui forconi: arroganza di classe nel movimento?


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Contributi pisani al dibattito di movimento sul 9D e i cosiddetti “forconi” o qualcosa di più.

Un dibattito intenso si è sviluppato negli ultimi giorni nella città di Pisa. In un territorio poco scosso (per ora?) dai sommovimenti prodotti dal magma sociale dei cosiddetti “forconi”. Questo fenomeno, anche se visto da lontano, scuote e impaurisce molti e porta a interrogarsi fino in fondo ancora troppo pochi. A prender parola pubblicamente è quasi sempre chi pratica movimento in questa città... o crede di farlo. Si tratta per lo più di prese di posizione di singoli attivisti sui social network, all'oggi ormai compiutamente terreno di posizionamento politico oltre che di viralizzazione delle mobilitazioni sociali, come anche l'eruzione del 9D testimonia.

Narrazioni mainstream e condanne di valore
Sugli schemi di ragionamento che reggono questi “stati” e “post” degli attivisti, ci interessa comunque fissare una critica dell'ideologia degli interpreti di professione che affollano la giungla di movimento pisana. È questo un primo passo per porre un problema di metodo tutto politico: davanti alla complessità dei fenomeni sociali, alla loro eccedenza non pacificamente riconducibile agli schemi interpretativi dei nostri piccoli universi soggettivi di militanti politici, è la realtà a non quadrare o siamo noi a essere troppo distanti dai movimenti reali del corpo sociale? Ripartiamo da queste domande allora.

Troppe volte però in questi giorni abbiamo letto nei confronti di ciò che rumoreggia e disturbasotto la finestra di casa le sentenze di “insopportabilità”, “fascismo”, “populismo”. Si son susseguiti i triti lamenti per il provincialismo italiano, la “Repubblica delle banane” (meglio camerieri a Londra o gelatai in Germania, nelle democrazie dello sfruttamento a 3 euro l'ora?), oppure i cattedratici inviti a “tornare a vedere la de Filippi” come repellenti conati di anti-berlusconismo (sì, in piazza c'è in parte lo stesso blocco sociale che ha votato Berlusconi, la Lega e Grillo nell'ultimo ventennio, popolare e proletario nelle sue espressioni di massa). Sarà forse che si annida in queste parole un'arroganza tutta di classe? Non è poi molto lungo il passo da colmare per passare dalla distanza dal corpo sociale alla nemicità e alla contrapposizione rispetto a questo stesso corpo sociale.

martedì 10 dicembre 2013

UniverCity Uprising: per un laboratorio delle lotte in università

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Si è da poco conclusa la tre giorni "UniverCity Uprising: per un laboratorio delle lotte in università" che si è svolta il 4-5-6 Dicembre all'interno dell'Università La Sapienza. Un momento importante che si è ben inserito nel percorso delle lotte che in quest'anno si sono date.

"Quale intervento politico oggi all' Università?" questa è la domanda centrale attorno alla quale abbiamo voluto interrogarci, intorno alla quale abbiamo proposto vari ed articolati momenti di discussione. Abbiamo voluto mettere al centro del dibattito una domanda piuttosto che parziali risposte, proprio perché siamo consapevoli che soltanto attraverso la sperimentazione e la condivisione del bagaglio esperienziale che le varie realtà territoriali hanno portato si può provare insieme a suggerire una prospettiva, a dare un'indicazione. Molti collettivi delle università italiane si sono confrontati dunque con l'intento di sviluppare insieme degli strumenti utili nel proseguire il percorso che quotidianamente portiamo avanti.
L'università attuale, assume ormai definitivamente la veste di fabbrica della conoscenza, nella quale viene trasmesso un sapere neutralizzato ma di fatto finalizzato alla riproduzione sistematica di categorie d'analisi e di apparati materiali sussunti dal capitale per la riproduzione dello sfruttamento; gli studenti si trovano inseriti in una tendenza disaggregante che parte dalla stessa archituttura degli atenei e si determina nella dismissione di spazi di socializzazione a vantaggio di un sempre più articolato controllo su tempi e modalità di interazione. La sfida perciò ci sembra quella di stare all'interno dell'università individuando l'istituzione stessa come diretta controparte, allo stesso tempo ci sembra necessario provare ad uscire da un'ottica prettamente studentista e provare ad intercettare tutti quei soggetti che pur avendo rinunciato alla formazione universitaria, si muovo all'interno del più generale contesto metropolitano riconoscendosi in pratiche di lotta che parlano di liberazione e riappropriazione.
Ci è sembrato importante approfondire la discussione dividendola in tre workshop tematici che potessero analizzare più dettagliatamente i diversi nodi in cui si articola il nostro agire antagonista all'interno del dispositivo università.
Il primo workshop "inchiesta e saperi" ha cercato di ragionare attorno al significato di fare conricerca oggi negli atenei e a come questa specifica metodologia d'indagine possa essere usata strumentalmente per comprendere sia le dinamiche di potere che si strutturano all'interno dell'industria della conoscenza, sia le tendenze da sfruttare per provare a scardinarle, utilizzando come arma la spinta soggettivante che proviene dalla materialità delle esperienze di lotta. Il sapere che viene impartito nelle aule è un mezzo attraverso cui creare soggetti addomesticati al controllo e pienamente asserviti a precarizzazione e individualizzazione, oltre che l'elemento determinante per la riproduzione delle tecniche attraverso cui si dispiega lo sfruttamento e noi siamo obbligati a disarticolarlo, costruendo realmente l'università che vogliamo partendo dall'elaborazione e riproduzione di contro-saperi, mettendo in atto pratiche di contro-potere riproducibili e determinanti per l'emergere di una soggettività in lotta interna al settore giovanile.

mercoledì 20 novembre 2013

Univercity Uprising!

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Programma:

Mercoledì 4
h.15 Assemblea al Pratone. “Le parole chiave della sollevazione
Gli spazi di mobilitazioni aperti dal 19oct. interrogano anche il mondo della formazione e dei giovani: erano decine di migliaia gli studenti e i precari quel giorno che con rabbia e determinazione hanno costruito la piazza e praticato gli obiettivi insieme a occupanti di case e movimenti territoriali. Quali domande porci e su quali concetti ragionare per costruire ai bordi tra università metropoli lotte che possano comporre il soggetto giovanile dentro l'energia politica che abbiamo visto da Roma ritornare nei territori?
In questa assemblea di apertura della tre giorni ci interessa dialogando in maniera aperta e produttiva confrontarci su alcune parole chiave come Sollevazione/Assedio, Soggetto Giovanile, Riappropriazione, Bordi dell'università.

domenica 17 novembre 2013

Irruzione al Pisa Book Festival. Reclamiamo reddito!

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Questa mattina studenti e studentesse hanno fatto irruzione senza pagare il biglietto alla seconda giornata del Pisa Book Festival, fiera dell'editoria indipendente. All'undicesima edizione del festival infatti per la prima volta è stato imposto un biglietto di 4 euro (3 per gli studenti unipi). Dopo qualche tafferuglio all'ingresso gli studenti si son conquistati il diritto a non pagare per una fiera i cui costi sono scaricati tutti su utenti/lettori e banchettari/editori, ma il cui prodotto viene smerciato a tutto beneficio dell'immagine della Pisa liberal e progressista perché città di cultura e sapere.

L'assessore alla cultura del comune di Pisa, Dario Danti, alfiere di queste politiche, è intervenuto nel tentativo di pacificare la protesta, incontrando però l'ostilità dei manifestanti i quali hanno invece ricevuto la solidarietà di numerosi visitatori della fiera. Numerosi piccoli editori hanno inoltre boicottato la partecipazione al festival, non riuscendo a sostenere l'affitto di 450 euro per lo stand. L'azione di oggi ha rotto il meccanismo di questo carrozzone, basato sulla politica culturale della governance locale, fatta di investimenti a costo zero e scaricata tutto sull'attivazione dei precari del mondo dell'editoria e sulla riduzione del pubblico di lettori a utenza alla quale strappare reddito con i biglietti.

venerdì 15 novembre 2013

#15n: assediata Fossabanda, occupato l’ex centro per l’impiego

Numerosi picchetti in differenti punti della città hanno dato inizio a questa importante data di mobilitazione; davanti alle scuole e alle facoltà fin dal mattino hanno cominciato a radunarsi gli studenti, mentre inquilini resistenti e moltissimi abitanti di Sant’Ermete presidiavano fin dalle prime luci dell’alba due appartamenti di famiglie sotto sfratto per morosità incolpevole.
Nel quartiere di Cisanello, Kabir, lavoratore precario delle pulizie nei magazzini, e sua moglie aspettavano la visita dell’ufficiale giudiziario. Quest’oggi la forza pubblica, che negli ultimi due accessi aveva provato ad eseguire lo sfratto (incontrando una resistenza determinata, per la quale cinque persone si sono viste recapitare una denuncia) non era presente; troppo impegnata a gestire l’andamento della manifestazione ed a presidiare gli eventuali obiettivi sensibili.
Nonostante dopo settimane di mobilitazione la situazione per questa famiglia sembrava essere arrivata ad uno sbocco, con la proposta strappata ai servizi sociali di un’assegnazione straordinaria di alloggio popolare, i proprietari e l’ufficiale giudiziario, evidentemente esasperati dal vedere continuamente violata la loro autorità, hanno provato a colpire i meccanismi di solidarietà e resistenza degli sfrattati. Per la prima volta un ufficiale giudiziario ha deciso di non comunicare alla famiglia la data del rinvio, provocando e minacciando con frasi del tipo: “Vediamo se riuscite a presidiare questa casa 24 ore al giorno, io torno quando mi pare e lo sbatto fuori!”

giovedì 14 novembre 2013

Verso il #15N le lotte si organizzano, strappano e avanzano

Alla vigilia del #15N le lotte sociali in città sembrano trovare parole e pratiche comuni. I processi hanno assunto dinamismo nello scontro con le istituzioni locali – Partito Democratico e amministrazione comunale in testa - ricomponendo attorno al nodo delreddito e della riappropriazione del patrimonio pubblico un discorso di parte portatore di un'alterità non reintegrabile. Dalle lotte per la dignità del diritto all'abitare, alla resistenza agli sfratti, fino ai contesti del mondo della formazione media e universitaria, il respiro di movimento del #19O romano si misura non su quanto sui territori si accorcino le distanze dai palazzi ma, paradossalmente, su quanto sia chiara la linea di demarcazione da questi. È il momento di far maturare una parte in lotta e questa si riconosce prima nella distanza dai suoi nemici. 

È interessante risalire alcuni dei fili che in queste settimane recenti si sono intrecciati. L'innesco anche di processi di ricomposizione politica di movimento si ritrova sempre nell'attivazione di soggettività reali che in dimensioni collettive di scontro maturano una volontà di organizzazione per rompere i rapporti esistenti, ribaltarli e instaurarne di nuovi. Attorno a questa capacità di rottura degli equilibri della governamentalità dei contesti sociali si costruisce la possibilità di spostare senso comune, ovvero – banalmente – di trasmettere la fiducia che è possibile vincere, strappare reddito e dignità se ci si mette di traverso.

Contro l'ipotesi che contempla il conflitto come prodotto dell'immaginario da confezionare nella maniera più rassicurante possibile, senza rischio, la lotta nel quartiere di Sant'Ermete parla di giovani, donne e uomini, anziani e meno anziani che hanno deciso di invertire il verso del conflitto sociale vissuto giorno per giorno sulle proprie spalle. Non più subirlo dall'alto verso il basso ma agirlo dal basso verso l'alto. È servito mettersi assieme, conoscersi e riconoscere i propri bisogni, articolare come punto di non ritorno i desideri collettivi condensati nelle rivendicazioni di casa e dignità per il quartiere. È stato necessario individuare i meccanismi di dominio delle forme di un welfare del debito, della minaccia e della povertà. Attaccare significa prima di tutto affermare di non voler subire più, di non esser più disposti ad accettare i ricatti degli assistenti sociali. Significa piantare le tende nel quartiere per non levarle fino a quando non si raggiungono gli obiettivi. Significa rischiare e non avere più paura.

martedì 12 novembre 2013

Assemblea d'ateneo occupa verso il #15N

Questa mattina si sono trovati studentesse e studenti dell'ateneo di Pisa in un'assemblea al Polo Carmignani per discutere delle problematiche che in questo periodo e da diverso tempo affliggono la nostra università e impoveriscono il nostro welfare. Un centinaio di studenti e studentesse hanno messo al centro della discussione il problema della ricchezza sociale, della sua distribuzione e di come organizzarsi per riappropriarsene contro le politiche della governance cittadina.
Già l'occupazione di ieri mattina dell'albergo, attualmente di proprietà del comune, di Santa Croce in Fossabanda ha posto nuovamento il problema della destinazione del patrimonio immobiliare pubblico. Questo è stato un primo gesto indice della necessità di riappropriazione di spazi pubblici che altrimenti sarebbero svenduti a speculatori privati o ingeriti in piani di alienazione per il finanziamento di opere pubbliche.
In particolare questo stabile sarebbe capace di ospitare centinaia di studenti e una mensa per quei poli didattici segregati in zona Piagge. Più volte era stato chiesto in sede istituzionale che fosse concesso Fossabanda al DSU, ma le richieste non sono mai state accolte. Anche ieri lo stesso muro di gomma è stato eretto dalle istituzioni.
Ma dall'assemblea di oggi si è voluto dare un forte segnale di attacco alle scelte politiche di chi ci espropria delle nostre risorse pubbliche. I partecipanti sono usciti in un corteo che ha percorso le strade della città, passando attraverso il Polo Fibonacci, un simbolo della carenza di fondi che dallo Stato vengono concessi agli studi, e muovendosi verso lo studentato mai aperto di via Da Buti, rivendicando passo dopo passo la legittimità delle lotte e la carenza di interventi da parte di chi, istituito, dovrebbe garantire il diritto allo studio.
Il corteo ha occupato lo stabile con l'intenzione di tenerlo per l'intera giornata di oggi e renderlo la sede dell'assemblea cittadina indetta per stasera alle 21.30 verso la mobilitazione del 15/11 p.v. per una nuova politica di welfare studentesco e sociale.


Di seguito riportiamo il report dell'assemblea d'Ateneo e il comunicato d'occupazione

giovedì 7 novembre 2013

Da Pisa studentato occupato Spot con la Verdi15


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Oggi 7 novembre, a pochi giorni dalla data che avrebbe visto la Residenza Verdi 15 di Torino compiere un nuovo anno di occupazione, siamo stati costretti ad assistere, per l’ennesima volta, ad uno sgombero atto a radere al suolo uno di quei tanti percorsi di riappropriazione che attraversano l’Italia.
La Verdi 15 nasce a Torino nel gennaio 2012 come residenza per tutti quegli studenti borsisti che ogni anno di più si vedono negare il diritto allo studio e all’abitare e con il passare del tempo è diventata un luogo simbolo per la sua città. Un luogo di socialità, di aggregazione, di volontà di riappropriarsi di ciò che dovrebbe essere di tutt*, in un panorama, a noi più che familiare, dove gli studenti e i precari si ritrovano ad essere i primi colpiti dalla crisi che stiamo vivendo. La residenza dopo un anno di occupazione ha subito uno sgombero che non l’ha vista fare un passo indietro bensì riprendersi altre due Verdi 15 che hanno continuato il percorso iniziato tempo prima.
Lo sgombero di questa mattina dà segno della forte repressione presente nelle nostre città e del tentativo di arginare quei progetti che vanno contro tutto ciò che ci viene quotidianamente imposto e che rendono le nostre vite sempre più precarie. A Torino, come a Pisa. Affitti sempre più cari, borse di studio inesistenti sono tutte conseguenze dei tagli alle risorse che ci sono, ma che non vengono investite nell’università, negli alloggi per gli studenti, negli spazi che attraversiamo tutti i giorni come precari di questa società. Per questo le risposte che troviamo da soli a queste esigenze non vengono accettate anzi represse in qualsiasi modo, da questura e autorità.
Non saranno a fermarci né uno sgombero dai metodi abominevoli come quello di stamattina che ha visto ragazzi e ragazze picchiati, insultati, apostrofati per nome né le intimidazioni e provocazioni della polizia, come quelle che qua a Pisa hanno colpito Spot gli scorsi giorni, quando con la scusa di un’ispezione in prospettiva di un imminente sgombero hanno tentato di entrare all’interno del nostro studentato.
Come student* e occupanti di Spot diamo la nostra solidarietà ai ragazz* della Verdi 15 continuando la lotta verso la riappropriazione e l’assedio a chi abita quei palazzi del potere che non ci vedranno mai fare un passo indietro. 


Spot - Studentato Occupato Autogestito
Collettivo Universitario Autonomo -  Pisa 

Sant'Anna e Normale: le mani sulla città

In questi giorni si riapre il dibattito sul blocco del turn-over, previsto dalle leggi Gelmini sull'Università, il cui limite è fissato al 20% delle risorse rientrate da pensionamenti e cessazioni dell’anno precedente.
Il 17 ottobre è stato pubblicato il DM che riguarda la ripartizione dei Punti Organico per l'anno 2013 ed è subito balzato agli occhi il fatto che alcuni atenei hanno un incremento sino e oltre il 200% dei loro punti mentre altri non raggiungono neanche la soglia del 20%.
In cima alla lista degli atenei che hanno praticamente raddoppiato l'assunzione del personale per l'anno prossimo troviamo la Scuola Superiore Sant'Anna e la Scuola Normale, entrambe di Pisa.
Subito sotto troviamo altri atenei prestigiosi del centro-nord. Decisamente più in basso compaiono gli atenei del centro-sud: tra i più penalizzati la Federico II di Napoli e l'università di Bari che non arriveranno neanche a coprire il 10% dei punti organico nel 2013.

Com'è potuta darsi una disparità così eclatante?
Dal 2012 è stata introdotta una disciplina per il monitoraggio e la valutazione delle politiche di bilancio degli atenei, un indicatore per assicurare la sostenibilità e l’equilibrio della gestione economico-finanziaria e patrimoniale delle università (ISEF). Questa disciplina valuterà il “merito” di ciascun ateneo e in base a ciò verranno erogati i premi stanziati dal Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO).
A ciò si aggiunge sia la spending review di Monti per la quale il turn over viene calcolato sul sistema delle università italiane nel suo complesso e non sulla base delle cessazioni di ogni singolo ateneo, sia il fatto che, nell'ultimo DM sia sparita la clausola di salvaguardia il cui scopo era quello di evitare squilibri troppo eccessivi. La ministra Carrozza, proveniente dalla scuola d'eccellenza Sant'Anna, durante la stesura di questo DM ha avuto una leggera svista senza la quale sarebbe stato impossibile che la sua vecchia scuola fosse “premiata” così lautamente.
L'indicatore del “merito” degli atenei non tiene assolutamente conto della qualità della didattica e della ricerca ma è un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria ed è solo questo il piano su cui verte la competizione.

Su cosa lo basano il merito se non ci danno neanche l'opportunità di studiare? interviste a Simone e Stefania

Ho iniziato a realizzare che lo studio è un lusso... intervista a Simone

Qual è stata la tua esperienza a Pisa e col DSU?
"Ho fatto la domanda on-line quest'estate. Poi sono venuto a Pisa verso metà settembre, mi ha ospitato mio fratello, che è ospite dalla sua ragazza. Stiamo in tre in una stanza. Dopo un mese qui sono uscite le graduatorie, il 15 quelle della borsa di studio: mi sono rincuorato perché c'ero. Il16 sono uscite quelle degli alloggi, e ho avuto qualche difficoltà a capirle: c'è scritto IDONEO, quindi ti illudi di avere la casa, ma non c'è scritto nulla sull'assegnazione. Parlando con amici intuisco che forse non l'avrei presa a breve, quindi il giorno dopo vado a chiedere informazioni all'ufficio del DSU.
Lì, in tutta tranquillità mi dicono che non si sa quando avrò l'alloggio e mi consigliano di andare in affitto o di tornare a casa in Sicilia. A questo punto ho iniziato a realizzare che lo studio è un lusso, che non è proprio una cosa per tutti, e se ci vuoi accedere ti devi indebitare, non tu personalmente, la tua famiglia. Creando così dei sensi di colpa pesantissimi, ti fanno pensare se non sia veramente il caso ti tornartene a casa e sperare di trovare qualche lavoro, per poi un giorno riuscire ad andartene di casa. Un'altra promessa illusoria....


Decido di rimanere qui a Pisa, e inizio a cercare case, ne ho già visto più di trenta: le condizioni degli edifici sono pessime e i prezzi troppo alti, 400€per una singola (infatti penso cercherò una doppia). Il DSU ti dovrebbe almeno dare una mano, una lista di case tra cui scegliere,dato che è una loro mancanza. Invece ti propongono questo fantomatico “rimborso fitto casa”, senza neanche darti coordinate più precise “perché non abbiamo fatto ancora la riunione, la dirigente non l'ha indetta, gli altri anni si faceva così”; il bando è aperto ma non si capiscono bene le condizioni. Ci dovrebbero essere 160€ al mese, ma non si capisce nulla. I padroni di casa dichiarano sempre meno di quello che paghi e non si capisce se questo influirà sul rimborso dell'affitto o se la quota è standard. Rimane poi il problema del contratto, perché non sai mai quando ti chiamano per l'alloggio. La maggior parte dei colleghi che ho conosciuto hanno perso la caparra per questo motivo..


martedì 5 novembre 2013

Spot resiste allo sgombero e rilancia!

altCon la scusa di procedere a un'ispezione per verificare l'agibilità dello stabile questa mattina la polizia con i vigili del fuoco ha provato a fare irruzione a Spot, lo studentato autogestito nato il 16 aprile scorso con l'occupazione di Palazzo Feroci, uno stabile dell'università inserito nei piani di alienazione. Gli abitanti dello studentato hanno impedito l'ingresso della polizia barricandosi a Spot. Dopo qualche tempo, con il concentramento di un presidio di solidarietà allo studentato sotto attacco, la polizia ha rinunciato al tentativo.
Ancora una volta il rettore Augello si è sottratto alle proprie responsabilità politiche. L'Università di Pisa ha scelto di ignorare le soluzioni dal basso promosse dagli studenti e favorire i piani di investimento che condannano migliaia di studenti all'esclusione e all'impoverimento, invece di utilizzare il proprio patrimonio immobiliare come ricchezza collettiva per i bisogni studenteschi. Per questo dopo la resistenza a Palazzo Feroci i residenti di Spot si sono spostati a mensa per un momento comunicativo di rilancio verso altre tappe di mobilitazione contro le politiche di esclusione in università, a partire da domani in cui al Senato Accademico si riporteranno i vertici dell'ateneo davanti alle loro responsabilità.

Kevin, occupante di Spot, racconta i fatti di oggi in diretta su Parole Ribelli, trasmissione di Radio Blackout
Di seguito il comunicato sulle vicende di stamani e il video

ASSEMBLEA D'ATENEO: reddito e risorse contro l'università della crisi

I provvedimenti imposti dalla Gelmini fino a Profumo hanno contribuito all’inasprimento delle condizioni in cui versa l'università. Dalle borse di studio, alla ristrutturazione della didattica, dal blocco del turn-over, alla continua svendita del patrimonio pubblico l'università ha cambiato volto diventando sempre più terreno di sacrifici più che di formazione.
I recenti provvedimenti del Ministro Carrozza affiancano una commissione di revisione di spesa ai tagli previsti: 28 milioni nel 2016, 70 nel 2017, 84 nel 2018.
Inoltre diverse misure incrociano smantellamento della formazione e dello stato sociale associato:


  • Per il sistema universitario il TURN-OVER complessivo è fissato al 20%, ma agli atenei d'eccellenza Scuola Superiore Sant’Anna e Scuola Normale vengono invece accordati turn-over rispettivamente del 212% e del 160%.
  • Il decreto AVA ha spinto gli atenei a chiudere corsi e ad inserire blocchi all'accesso del 57% dei cori di laurea
  • Oltre il 50% degli idonei a Pisa non riceverà un alloggio. I POSTI ALLOGGIO INSUFFICIENTI Oltre 1500 studenti sono esclusi da questo diritto e sono quindi costretti a indebitarsi con affitti che arrivano anche a 300 euro al mese, facendo gli interessi dei grandi proprietari immobiliari.
  • La SERVICE TAX e altri provvedimenti varati dal governo delle larghe intese scaricano l'IMU sugli inquilini in affitto, peggiorando ancora le condizioni degli studenti fuori sede
  • Nell'area umanistica a Pisa sono sempre di più i CORSI CHE TACCIONO. Inoltre l’appello di dicembre nel dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica è stato eliminato, mentre a Civiltà e Forme del sapere al suo posto ne è stato inserito un altro a gennaio, appesantendo ulteriormente il carico di studio e impedendo a tanti di laurearsi nella sessione invernale.

mercoledì 30 ottobre 2013

Il rettore fa lo gnorri. Lo studentato Spot sotto sgombero


altQuesta mattina decine di studenti esclusi dalle graduatorie DSU o in attesa di posto alloggio insieme agli occupanti dello studentato autogestito Spot hanno interrotto il consiglio di amministrazione d'ateneo per pretendere una presa di posizione chiara dei vertici dell'università sull'emergenza abitativa in città. Dalla Conferenza Università e Territorio del 21 ottobre non è arrivata alcuna risposta concreta ai bisogni di larga parte della popolazione studentesca esclusa dai benefici del diritto allo studio o inclusa nel sistema formativo a prezzo sacrifici non più sostenibili.
La conferenza è stato anzi il teatro per la spartizione del patrimonio pubblico tra i poteri forti della città, in particolar modo tra Scuola Sant'Anna e Scuola Normale Superiore i quali hanno avanzato la richiesta di usufruire del complesso di Santa Croce in Fossabanda. Proprio nei giorni in cui con un decreto ministeriale i criteri del “merito” fissano per il sistema universitario pubblico un turn-over complessivo al 20%, agli atenei d'eccellenza Scuola Superiore Sant’Anna e Scuola Normale vengono invece accordati turn-over rispettivamente del 212% e del 160%. Assistiamo dunque in città a due processi complementari: all'impoverimento formativo dell'università di Pisa corrisponde un investimento nei centri d'eccellenza verso i quali viene dirottata la svendita di patrimonio immobiliare pubblico e il rafforzamento della rendita in città . 

lunedì 21 ottobre 2013

Pisa: niente risposte dalla CUT. Studenti bloccano i lungarni

altOggi, dopo il rinvio del 15 ottobre, la Conferenza Università e Territorio si è riunita a Palazzo Gambacorti. Quest'organo interlocutorio che riunisce sindaco, diritto allo studio e rettori dei tre atenei cittadini ha dimostrato di essere il teatro perfetto per la spartizione del patrimonio pubblico cittadino. Presenti alla conferenza per un'audizione conquistata a seguito di mesi di mobilitazione anche studenti dello studentato occupato Spot.
Nel corso della conferenza la discussione sull'armonizzazione delle politiche di investimento dei soggetti partecipanti si è sviluppata secondo due direzioni: da un lato le esigenze dei due grandi atenei d'eccellenza – Scuola Normale Superiore e Scuola Sant'Anna – preoccupate di reperire strutture adeguate per i propri allievi (foresterie, aule, studentati), dall'altro lato il tentativo maldestro del DSU di giustificare la cronica insufficienza del welfare studentesco con misure tappabuchi. A pochi giorni dalle uscite delle graduatorie delle borse di studio l'incapacità di garantire un futuro a tanti studenti diventa drammatica emergenza. Nessuna risposta viene fornita e migliaia di studenti esclusi si troveranno a dover resistere nella giungla degli affitti e del mercato del lavoro precario in città. Dei 1523 posti letto complessivi, 1112 ospitano studenti che hanno confermato la borsa di studio. Dalle nuove graduatorie gli idonei risultano 3064, questo significa che più di 1500 studenti idonei di posto alloggio che non vedranno mai la casa dello studente e che saranno costretti a indebitarsi o a rinunciare a studiare, o peggio a tornare a casa.

sabato 19 ottobre 2013

#19O: Diretta dall’assedio

Piazza San Giovanni già affollata da ieri sera inizia a riempirsi di manifestanti in arrivo da Roma e da tutta Italia, molti i pullman che arrivano da fuori. Intanto i media continuano con il delirio securitario imbastito da ieri.
All’ingresso di Roma fermati i pullman in arrivo da Piacenza e da Pisa. Quelli partiti da Torino hanno trovato i caselli sgombri e la polizia con una volante sul carro attrezzi.
Molti i bus fermati e perquisiti all’entrata in Roma. Ma la determinazione è molta e non basta l’intimidazione a fermare il #19o.
Da diverse ore sta circolando la voce (alimentata anche da alcuni giornali come Il Corriere della Sera di Roma, Il tempo ed il Giornale) che FFOO e questura di Roma si stiano prodigando per isolare le celle telefoniche dislocate lungo il tragitto del corteo del #19o. Anonymous Italia lancia l’appello agli abitanti di Roma sul percorso: tenete i wirless aperti!
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Diretta:
20:45 si confermano 15 fermati tra compagni e compagne 5 romani, 2 napoletani, un pesarese, un albanese, un casertano, uno proveniente da Arezzo, un genovese, un laziale e uno di Barletta.
20:20 Prefetto e questore “salvano” la giornata in zona cesarini: disinnescato dagli artificieri ordigno “più forte e pericoloso di una bomba a mano”. Sfidano il senso del ridicolo pur di rimanere attaccati alla poltrona in bilico.
19:50 Dal camion giunge la notizia che ci si sta organizzando per la cena
19:35 Le voci dalla piazza parlano di un clima sereno che le intimidazioni delle forze dell’ordine non hanno saputo scalfire.
19:27 La polizia continua a circondare la piazza.
19:48 Dal camion del corteo dicono che si sta organizzando la cena in piazza!
19:17 La piazza conquistata resiste e non cede di un passo. Continuano musica e interventi dal camion.

martedì 15 ottobre 2013

Le austere graduatorie del DSU


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Un punto di vista antagonista sulla misura del diritto del diritto allo studio e la sua ridiscussione nella regione delle garanzie anomale.


Da quest’anno per il DSU toscano è previsto l’innalzamento dell’indicatore Isee da € 18.000 a 19.000 per la borsa di studio e da € 20.000 ad € 22.000 per la borsa servizi. Un segnale in controtendenza rispetto al quadro nazionale del diritto allo studio. L'eccezione, sembrerebbe.
Ma nessuna risposta viene fornita e migliaia di studenti esclusi si troveranno a dover resistere nella giungla degli affitti e del mercato del lavoro precario in città. Dei 1523 posti letto complessivi, 1112 ospitano studenti che hanno confermato la borsa di studio. Dalle nuove graduatorie gli idonei risultano 3064, questo significa che più di 1500 studenti idonei di posto alloggio che non vedranno mai la casa dello studente e che saranno costretti a indebitarsi o a rinunciare a studiare, o peggio a tornare a casa.
Il cosiddetto “decreto del fare” del governo Letta sposta al finanziamento del diritto allo studio parte delle risorse della quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario agli atenei pubblici. Il provvedimento palesa un corto circuito che riflette l'ineffettualità dell'ipotesi riformistica in questa fase di crisi. Infatti in questo gioco delle tre carte gli atenei a caccia delle briciole delle redistribuzione premiale dell' FFO aumentano la propria competitività stabilendo regimi di disciplina di studio sempre più rigida oltre che povera per gli studenti, questa genera un'espulsione diffusa dai benefici del diritto allo studio su base meritocratica, perciò, allo stesso tempo, questo restringimento si avvita nel disinvestimento sulla qualità degli atenei. La domanda è allora: accedere a quale diritto allo studio?

giovedì 10 ottobre 2013

Autumn is coming...verso le nuove scadenze di lotta!


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Dal 26 agosto al 1 settembre scorso numerosi collettivi universitari di tutta Italia si sono incontrati al campeggio No Tav di Venaus per dare vita a "Valsusa, l'università delle lotte". Un appuntamento importante che è stato un momento di confronto e progettualità sulle lotte dentro e contro l'università e più in generale sulle lotte che partano dai bisogni delle giovani generazioni di questo paese.
Il dispiegarsi della crisi modifica il tessuto sociale e apre a trasformazioni che spesso si dimostrano non funzionali a quello che è il progetto capitalistico. Trasformazioni che in modo rapido attraversano anche il mondo della formazione e il tessuto giovanile, modificando celermente la composizione e i meccanismi di disciplinamento e controllo, rendendo spesso difficile cogliere quali siano le tendenze realmente dispiegate e sicuramente non facile tracciare una linea retta sulle genealogie dei movimenti scaturiti dall'università negli ultimi anni.
La crisi dell'università sembra però un dato di fatto. Nessuna sorpresa nei dati che parlano di un calo delle immatricolazioni, ma semplicemente il frutto della dismissione che da anni viene portata avanti sistematicamente e che spinge molti a cercare altre strade o a non potersi più permettere in nessun modo o a costo di sacrifici inaccettabili le tasse universitarie. Tuttavia rimane una larga fetta di composizione giovanile che nonostante la fine dell'università come ascensore sociale sceglie di sfidare o di fuggire la crisi dall'interno dell'università. In questo senso nella riorganizzazione dei tempi e degli spazi nell'università post-Gelmini vediamo cambiare la funzione di quelli che erano i tradizionali luoghi di attraversamento della composizione universitaria, come facoltà e dipartimenti; ma questo avviene anche fuori dall'università. Queste considerazioni ci pongono nuove domande e nuove ipotesi da affrontare e sulle quali scommettere.
Molto spesso, infatti, ai margini e ai bordi dell'università assistiamo al proliferarsi di atteggiamenti incompatibili da parte di una composizione bruscamente mutata nelle accelerazioni della crisi che ha visto ormai come dato assunto l'emergere di una forte componente proletaria di precari di seconda generazione, il presentarsi dei neet (chi non studia e non lavora) e lo scivolamento verso il basso di larghe fetta della classe media. Si delineano, dunque, possibilità di rottura e comportamenti incompatibili anche se contraddittori, che vacillano tra le potenzialità di conflitto e quelle di imboccare la strada del nichilismo.

sabato 17 agosto 2013

Cosa sono i rankings delle università?

altRating e competitività delle istituzioni accademiche nel mercato della sapere.
Uno sguardo all'
antagonismo intrinseco tra valutazione e rapporto formativo.

Il 15 agosto è stata pubblicata la  graduatoria nota come Academic Ranking of World Universities (ARWU). L'università Jiao Tong di Shangai segnala l'università di Pisa e “La Sapienza” di Roma come i migliori atenei italiani classificandoli indefinitamente tra il 101° e il 150° posto (il ranking classifica 500 istituzioni di alta formazione ma solo delle prime 100 definisce una graduatoria precisa da 1 a 100). Quest'anno sono 19 gli atenei italiani che compaiono nell'elenco di Shangai.
Queste le dichiarazioni del Rettore dell'Università di Pisa Massimo Augello:

lunedì 12 agosto 2013

CdA d'Ateneo del 17 Luglio. Delibera per una CUT aperta!

"...delibera di accogliere - senza venir meno a quanto previsto dalla propria delibera sopra richiamata – l’invito a promuovere nel mese di settembre una Conferenza Università e Territorio con la partecipazione di un portavoce degli studenti occupanti la Palazzina Feroci, e di trasmettere alle Autorità competenti, insieme a tutta la documentazione concernente l’occupazione in oggetto, la relazione (all. A) degli studenti occupanti relativa a temi di interesse della comunità universitaria, in riferimento alla convocazione della CUT."

A settembre rilanciamo una stagione di movimento per riprenderci reddito e servizi! 
Nell'ultimo cda dell'ateneo gli studenti hanno conquistato una conferenza università e territorio aperta alle istanze sociali: a partire dall'esperienza di Spot affronteremo la questione alloggi, mense, trasporti, reddito!

martedì 23 luglio 2013

Comunicato - MARCELLO, UN UNIVERSITARIO IN DIFESA DEI NOSTRI DIRITTI, IN VAL SUSA COME A PISA.


Da anni, nella città di Pisa, studenti e studentesse partecipano alla lotta no tav in Val di Susa.
La sera del 19 luglio, era stata indetta una passeggiata notturna al cantiere abusivo presidiato dalle forze dell’ordine, per dire ancora una volta NO a un'opera strumento di speculazione di mafiosi e politici.
Marcello, uno studente di medicina a Pisa, compagno del Collettivo Universitario Autonomo, è stato arrestato la notte del 19 luglio in Val Susa, nel corso dell'aggressione poliziesca alla passeggiata No Tav. Un'operazione scientificamente studiata non solo per allontanare i manifestanti dal cantiere ma per attaccarli e punirli.

Marcello è da anni in marcia con i valsusini e da anni anche nella sua città contribuisce a costruire con la lotta tante Val Susa che sappiano moltiplicare e allargare gli spazi di resistenza partendo dai contesti di vita quotidiani.
Durante la stagione no Gelmini, ha riaperto con altri e reso patrimonio per gli studenti un'aula che era stata abbandonata dall’università.
L'impegno nello studio, come testimoniano i suoi docenti, è quotidianamente conciliato da Marcello con l'impegno politico e sociale, come testimoniano i suoi docenti con i quali ha in passato anche avuto modo di promuovere uno studio e un seminario sugli effetti altamente nocivi dei gas CS che martoriano i valligiani.

Come tanti altri studenti, Marcello, lucano studente a Pisa, è uno dei cosiddetti “venuti da fuori”. Ma noi, studenti e studentesse pisani, attivisti No Tav, ribadiamo che il movimento NO TAV insegna proprio la capacità di unire e rendere partecipi in prima persona realtà e soggetti diversi tra loro e lontani territorialmente, perché la lotta in valle è una lotta contro un modello di capitalistico di rapina, che con la politica strappa le risorse alla collettività per amministrarle mafiosamente devastando interi territori. Liberare la Val Susa significa liberarsi dall’arroganza, ribaltare un modello di governo delle nostre vite e riconquistare una possibilità di futuro.

Il TAV strappa soldi alla scuola, all'università e alla sanità. Ecco come Marcello è un valligiano ed ecco quali valli difende ogni giorno e quella notte in Clarea.


NO AL TAV!

MARCELLO LIBERO,LIBERI/E TUTTI/E!



Collettivo Universitario Autonomo Pisa

domenica 21 luglio 2013

Da Pisa alla Valsusa: Marcello libero! Tutti liberi!

altLa scorsa notte, durante gli scontri in Valsusa, sono stati arrestati 7 compagni tra cui Marcello, giovane studente fuori sede dell'università di Pisa, da anni impegnato nelle lotte sociali.
La città toscana ha prontamente risposto con una grande assemblea che si è tenuta in piazza XX settembre ieri sera. Numerosi interventi hanno chiesto a gran voce l'immediata scarcerazione di Marcello e di tutti i No Tav arrestati; durante l'assemblea ci sono state testimonianze dirette dell'inaudita violenza perpetrata dalle forze dell'ordine, inoltre sono stati narrati gli abusi nei confronti di Marta, un'altra attivista pisana che ha partecipato alla passeggiata notturna al cantiere.
Tutti gli interventi hanno ribadito che nessun arresto, nessuna violenza, nessun abuso potrà fermare la lotta contro il tav. Da Pisa come dal resto d'Italia si continuerà a tornare in Valsusa per battersi contro questa opera inutile.
Nell'immediato il primo obiettivo e proseguire nella lotta per la scarcerazione immediata di Marcello e di tutti i No Tav arrestati! 
A Pisa il prossimo appuntamento di mobilitazione sarà lunedì 22 luglio alle 18:30 in Logge dei Banchi.

sabato 20 luglio 2013

DA PISA CON LA VALSUSA CHE RESISTE!BASTA ABUSI DELLA POLIZIA! Marcello libero! Liber* tutt*!

Da Pisa decine di persone legate al mondo studentesco, del lavoro e dei diritti sociali stanno partecipando al campeggio No Tav di Venaus in Val di Susa.
Ieri sera, tra le diverse iniziative di questi giorni, era stata indetta una passeggiata notturna per raggiungere il cantiere abusivo di Chiomonte e protestare contro un'opera inutile, dannosa e costosa come il tav, gridando ancora una volta che la Valsusa è stanca della militarizzazione del proprio territorio.
Durante questa ennesima manifestazione di dissenso gli apparati delle forze dell'ordine hanno dato vita ad una vera e propria carneficina, prima militarizzando l'intera valle e tentando di fermare chi voleva raggiungere il concentramento per la passeggiata, successivamente instaurando una guerra svolta a colpi di lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo e a distanza ravvicinata, manganelli e cariche a freddo contro le tante persone che volevano disturbare il cantiere-fortino per arrivare ad 8 arresti e decine di feriti.

giovedì 18 luglio 2013

Documento di convocazione di una Conferenza Università e Territorio aperta

Di seguito il documento redatto dagli studenti e le studentesse dell'università di Pisa e integrato nell'istruttoria del cda d'ateneo e nella delibera odierna.

Oggetti di discussione per la convocazione di una Conferenza Università e Territorio aperta
La disoccupazione giovanile sale 38,5% mentre la dequalificazione del sistema universitario affossa un'intera generazione nelle sabbie del precariato a vita. Il percorso formativo fin da subito si presenta colmo d'ostacoli dentro e fuori l'università: reddito intermittente, affitti carissimi, mancanza di servizi e soppressione di interi corsi di studio, insegnamenti e appelli d'esame. Nel frattempo il famoso“pezzo di carta” si svalorizza vertiginosamente espropriando di fatto l'università dal ruolo di possibile “ascensore sociale” e anzi assimilandola nell'immaginario collettivo a un luogo di sacrifici, incertezze, ostacoli e privazioni. 

Nonostante la fase di crisi l'ateneo pisano ancora continua a esprimere una certa capacità di investimento. Tra ristrutturazioni amministrative e individuazione delle caratteristiche degli stakeholders interni vengono ridefiniti i comportamenti sociali dei soggetti che materialmente producono questa università: studenti e lavoratori.
Pensiamo allora che sia necessario individuare le sedi di un confronto dove vengano discusse direzioni e misure riguardanti il nostro ateneo e la nostra vita come studenti e lavoratori di questo ateneo nella città di Pisa.

mercoledì 17 luglio 2013

Gli studenti da Spot conquistano una C.U.T. aperta


altQuesta mattina un gruppo di studenti e studentesse occupanti di Spot ha preso parola nell'ultimo consiglio d'amministrazione d'ateneo prima della pausa estiva. Dopo un presidio di protesta contro la condizione di precarietà studentesca che ha operato dei blocchi a singhiozzo in Lungarno Pacinotti, gli studenti sono entrati al Palazzo alla Giornata intervenendo durante il cda. È stato chiesto che l'Ateneo prendesse formale impegno a promuovere una Conferenza Università e Territorio aperta con dsu, comune e studenti, in cui dibattere le questioni sollevate da tre mesi di lotta sviluppatasi attorno all'esperienza di Spot: l'emergenza abitativa studentesca tra caro affitti e mancanza di alloggi per borsisti, la mancanza di servizi nei poli periferici, la ristrutturazione del servizio ristorazione, la qualità dell'offerta didattica e l'aumento della tassazione studentesca.

venerdì 12 luglio 2013

Presidiamo il consiglio di dipartimento di fine luglio! Difendiamo l'appello di dicembre!

Nella mattinata di oggi in aula 2 a Palazzo Ricci di nuovo ci siamo incontrati come studenti e studentesse per continuare, come annunciato martedì dopo l'interruzione del consiglio di dipartimento, la nostra lotta per non far sopprimere l'appello di dicembre a Civiltà e Forme del Sapere e per ripristinarlo a Filologia Linguistica e Letteratura.
L'assemblea, convocata in forma aperta, ha visto la partecipazione anche di alcuni docenti, tra i quali il direttore di dipartimento Polsi.
Le contraddizioni interne ai docenti si sono accentuate. La stessa scelta del Polsi di partecipare all'assemblea e di non procedere, come pure minacciato, per decreto d'urgenza, testimonia che qualcosa inizia a smuoversi e che le pressioni che abbiamo esercitato in queste settimane di mobilitazione iniziano a pesare.
Eppure, il “partito della soppressione dell'appello” capeggiato dal Polsi non riesce ad argomentare nel merito delle ragioni relative alla scelta di strapparci un appello. Si appellano a una posticcia premura per la “qualità della didattica”, risolvendo questa nella semplice volontà di non sovrapporre la parte finale dei corsi del primo semestre con l'appello di dicembre – fatto comunque fuori questione per la diminuzione nel nuovo regolamento didattico d'ateneo del numero di ore di lezione frontale per CFU, la quale porterà i corsi da 84 a 72 ore, facendo così finire i corsi una settimana prima e non facendoli così sovrapporre al periodo riservato all'appello d'esame di dicembre. Tutto questo sembra fondarsi solo su calcoli sulla produttività della didattica, della ricerca e dei nostri tempi di studio al fine di rendere “attrattivo” il nostro ateneo, la facoltà e il dipartimento. Un ragionare fondato su una tecnicità che opera sempre contro di noi in questa fase di attuazione delle riforme e della messa a regime delle nuove strutture di dipartimento.

giovedì 11 luglio 2013

Stai perdendo la borsa di studio? Hai difficoltà a pagare l'affitto? Sei pendolare e sei stanco di vedere le tariffe aumentare a fronte di un servizio sempre più scadente?
SPORTELLO PER STUDENTI!

martedì 9 luglio 2013

Unipi. Bloccato il consiglio di dipartimento contro l'eliminazione dell'appello

Oggi, 9 luglio, studenti e studentesse dell'Università di Pisa, hanno fatto irruzione durante il consiglio di dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.
Tra i punti in discussione risultava l'approvazione del nuovo calendario didattico con l'eliminazione dell'appello di dicembre per gli studenti di storia, filosofia, beni culturali e disco. Si tratta di un appello strategico sia per gli studenti laureandi nella sessione invernale, sia per i borsisti per i quali ogni appello rappresenta un'occasione per “accumulare” crediti per il mantenimento della borsa, sia per gli studenti lavoratori che si destreggiano tra tempi di lavoro e tempi di studio difficili da accordare. Come già successo per l'altro dipartimento dell'area umanistica, Filologia Linguistica e Letteratura, questo provvedimento non sarebbe stato approvato con vizi di forma e di contenuto. Infatti, non solo non è stato aperto il benché minimo spazio di confronto sulla natura di questo provvedimento, ma per giunta è stato soppresso ogni tentativo di discussione “nelle sedi e nelle forme democraticamente riconosciute”.

L'iter di approvazione del calendario didattico lo dimostra. La commissione didattica paritetica (organo con facoltà di esprimere solo pareri consultivi e il solo composto da un numero pari di docenti e studenti) sebbene fosse stata convocata era stata privata della possibilità di esprimersi venendo sospesa dal presidente di dipartimento Polsi, il quale aveva giustificato la scelta in ragione di una non raggiunta unanimità. Lo stesso Polsi ha poi fatto girare nei giorni precedenti al Consiglio una circolare in cui invitava i docenti a non calendarizzare l'appello di dicembre per l'anno venturo in quanto non previsto in un calendario ancora tutto da discutere e da approvare.

Università di Pisa: Scriviamo il nostro bilancio sociale!


Assemblea per la costruzione del nostro Bilancio Sociale d'Ateneo.

In quale direzione investe l'Università di Pisa? Chi sono i reale portatori d'interesse delle sue politiche? Pensiamo che tutta una fetta di precariato studentesco e di lavoratori di questo ateneo venga penalizzato ed escluso. Mettiamo assieme le nostre vertenze, costruiamo un punto di vista di parte per imporre un cambio di direzione che soddisfi i nostri reali bisogni in quanto soggetti concreti che tengono in piedi questo ateneo.

Verso il prossimo cda d'ateneo del 17 luglio parliamo della vertenza tasse, della mancanza di posti alloggio, degli affitti in città, dei nuovi contratti d'appalto per i servizi esternalizzati, della ristrutturazione del servizio ristorazione, dei nuovi poli periferici, della dequalificazione della didattica e della nuova dipartimentazione. 

Ore 17 a Spot, in via della Faggiola 2