giovedì 29 dicembre 2016
Natale di tagli per il Diritto allo Studio
All’ombra delle feste natalizie l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio della Toscana ha approvato il bilancio previsionale in cui sono previsti 2,8 milioni di euro in meno. Questo perché l’Agenzia delle Entrate ha deciso di far pagare anticipatamente l’IVA sui servizi. Il governo continua le politiche di taglio al sociale, per finanziare invece il salvataggio delle banche, come sta accadendo per la Monte dei Paschi di Siena. La regione Toscana ha deciso di coprire con 2 milioni questo deficit di bilancio, rimangono in questo modo scoperti 800 mila euro che saranno tagliati dai servizi e scaricati sugli studenti e le studentesse. Non sarà garantita la copertura totale della borsa servizi (misura che un anno fa il DSU spacciò come strumento ‘paracadute’ per tutti coloro che perdevano i benefici del diritto allo studio a causa del ricalcolo degli indicatori ISEE). Inoltre verrà varata una nuova fasciazione per le mense universitarie che vedrà un rincaro del costo del pasto per tutte le fasce di reddito.
mercoledì 30 novembre 2016
27 Novembre. Corteo nazionale C'è chi dice NO
Di seguito il comunicato di “C’è chi dice NO Pisa” riguardo alla manifestazione nazionale del 27 novembre a cui tanti e tante hanno partecipato anche dalla nostra città.
Finalmente è giunto il giorno atteso e preparato per lungo tempo; oltre 50.000 persone ieri hanno attraversato le vie di Roma per dare corpo ad un segnale di rifiuto collettivo verso il Governo Renzi, un sonoro NO che anticipa quello da portare la settima prossima alle urne.
Anche da Pisa sono stati in molti a decidere di partecipare alla manifestazione: tre pullman pieni organizzati dalla rete “C’è chi dice NO”, a cui si sommano le persone che dalla nostra città hanno raggiunto Roma con mezzi propri e quelle che erano lì dal giorno prima per partecipare al corteo contro la violenza di genere.
La piazza di Roma si è dimostrata veramente eterogenea; persone di tutte le età e provenienti da molte parti di Italia. Tanti i comitati attivi nei propri territori come ad esempio il Movimento No Tav e quello contro le Grandi. Massiccia la presenza dei movimenti di lotta per la casa: dalle occupazioni abitative della capitale migliaia di persone hanno preso parte al corteo, decise a dare una spallata al responsabile del’infame Piano Casa. Insieme a loro tanti inquilini resistenti, occupanti di case, reti anti-sfratto provenienti da altre città, fra cui i comitati di quartiere pisani. Moltissimi anche gli studenti delle superiori, gli universitari e i giovani precari e disoccupati; la componente giovanile si è rivelata un segmento importantissimo del corteo, come già era stato il 5 novembre a Firenze. Dalla Toscana diverse realtà territoriali hanno preso parte alla manifestazione riunendosi dietro al medesimo striscione; tanti i cori intonati contro il jobs act, la precarietà, lo sfruttamento, gli sfratti.
Il corteo è terminato in Piazza del Popolo dove nei giorni scorsi era stato montato un enorme palco, da cui si sono succeduti alcuni interventi ed infine si è tenuto il degli artisti per il NO, tra cui 99 Posse, Assalti Frontali e Radici nel Cemento. Migliaia di persone sono rimaste a festeggiare al termine di questa straordinaria giornata, che è riuscita nell'intento di muovere un importante pezzo di società che si oppone fermamente a Renzi ma che non accetta che a rappresentare il NO siano i vari Salvini, Berlusconi e D’Alema.
Il corteo di “C’è chi dice NO”, totalmente autorganizzato e autofinanziato, nell'assoluta censura mediatica e nonostante vari tentativi di ostacolarlo è riuscito a portare in piazza numeri molto maggiori di quelli del Pd, della Lega e del Movimento 5 Stelle nelle rispettive adunate nazionali per il referendum. Questo è il dato da cui partire per rilanciare il 4 dicembre ancora una volta un NO nelle urne ma soprattutto nelle piazze.
sabato 19 novembre 2016
Assemblea d'Ateneo sul referendum costituzionale
Quest'autunno nel nostro Paese ci troveremo a dover prendere posizione su un referendum costituzionale. Al quesito referendario si aggiunge un carico politico che va al di là della riforma in questione ma ne interseca alcuni presupposti. Il principale di questi riguarda un ampio processo, in atto da decenni, di esclusione da ogni tipo di decisionalità. Nell'università dei giorni nostri questo è l'abituale modus operandi.
In molti ambiti viene proposta una lettura neutrale di questo referendum, sui caratteri tecnici ci saranno appositi momenti di discussione. Quello che ci interessa discutere sono le ripercussioni e i significati di questi dispositivi tecnici. Sin dalle prime uscite pubbliche Renzi ha vincolato la vittoria del Sì alla vittoria delle politiche del suo partito.
martedì 15 novembre 2016
Occupazione dell'aula Break Now
Il 15 novembre è stata occupata l'aula Break Now, all'interno dell'area Polo Piagge. Di seguito il comunicato dell'occupazione.
BreakNow nasce da un
bisogno comune che sia una pausa tra le lezioni o dalla solita
routine. La parola Break ha però un duplice significato: fare pausa
e rompere. Rompere la quotidianità, rompere l’idea del ‘non si
può fare niente per cambiare lo stato di cose esistente’.
Nel polo Piagge, tra
agraria, economia, scienze politiche, giurisprudenza.. c’è troppo
e manca molto. Troppa pressione, troppo controllo.. Tutto questo ci
sta stretto. La vita scorre frenetica: lezione, caffè, pranzo al
volo (se possibile, perché se si va a mensa ci si possono impiegare
delle ore prima di poter pranzare per la lunghissima fila che si crea
fuori dalla mensa Betti, insufficiente a soddisfare la richiesta),
lezione e via.. Si vogliono scambiare quattro chiacchiere col
compagno di corso? Non c’è tempo, non c’è spazio. Si vogliono
scambiare appunti o libri? Non c’è tempo, non c’è spazio. Se
vuoi mangiare il pranzo che ti sei portato da casa perché non hai
tempo di andare a mensa, perché non puoi tornare a casa, perché non
hai soldi o semplicemente ti sei stancato di mangiare un panino ogni
giorno comprato al bar del polo piagge, non sai dove andare!
L’inverno sta arrivando e all’aperto non ci si può più stare.
Se vuoi studiare in compagnia, magari preparare un esame in gruppo è
indispensabile parlare e nelle biblioteche o aule studio è vietato.
E quindi non sai dove andare! Molte aule di lezione, che magari
restano inutilizzate per qualche ora durante la giornata, rimangono
chiuse.
Se per un momento
guardassimo la cosa dal di fuori, dall’alto ci accorgeremmo che il
polo piagge sembra quasi un edificio costruito appositamente per non
sostare. Tutto deve circolare. Gli studenti devono circolare. A
lezione finita, fuori dalle palle. Non vogliamo solo attraversarlo il
luogo in cui passiamo metà del tempo della nostra giornata, vogliamo
anche viverlo. Standoci, prendendocene cura, sentendolo nostro, di
tutti. Arrivare in facoltà e non percepire quello che ci sta intorno
ostile.
Come studenti ci siamo
chiesti: ma possibile che non ci siano aule vuote dove ci si può
stare? Studiare, mangiare, leggere.. La risposta è ovviamente no.
Gli spazi ci sono sempre. Basta vederli e prenderseli.
Non
chiediamo niente di trascendentale.. Chiediamo uno spazio dove stare
quando fuori piove e manca un’ora alla prossima lezione, un posto
dove sai che incontrerai facce amiche, un’aula dove puoi decidere
tu cosa ti piacerebbe vedere appeso alle pareti.. Per anni abbiamo
chiesto più spazi per gli studenti all’interno dei poli e la
risposta è stata sempre negativa: “Non ci sono spazi”. Noi
sappiamo che non è vero, gli spazi ci sono e ce li riprendiamo.
BreakNow c’è ma non si
vede..
Island Battleground. Iniziativa contro le basi militari in Sardegna
In un contesto di guerra permanente e dispiegata, il nodo delle risorse rappresenta il fronte interno dei conflitti sui territori: risorse logistiche e militari in Sardegna, dove un movimento popolare ha messo in discussione l'occupazione militare nell'isola. Il comitato studentesco contro l'occupazione militare della Sardegna nasce dall'esigenza di creare un luogo inclusivo e orizzontale dove gli studenti di ogni ordine e grado si possano incontrare per discutere e organizzarsi. Un comitato radicato nelle scuole e nelle facoltà che si inserisca all'interno del movimento sardo ma in un'ottica di lavoro sul territorio, individuando nelle servitù militari del capoluogo o limitrofe il proprio obbiettivo principale. Un comitato che però sia anche capace di essere punto di riferimento nei momenti di lotta che si daranno nelle varie località su cui insistono i differenti poligoni.
A seguire una serata HIP-HOP con :
- RONIN YARO
- IL DAINO
- THE DOGANA CREW
- FUTTA
- SHEIK
- ROCKS and GIANTZ
- LO STRANIERO
- DRUM 'N BASS CON AUT-CAST
A seguire una serata HIP-HOP con :
- RONIN YARO
- IL DAINO
- THE DOGANA CREW
- FUTTA
- SHEIK
- ROCKS and GIANTZ
- LO STRANIERO
- DRUM 'N BASS CON AUT-CAST
giovedì 10 novembre 2016
Presentazione del libro Figli di Nessuno con l'autore Sergio Bianchi
Una generazione di giovani lavoratori di provincia alla ricerca di nuovi spazi di aggregazione, il rifiuto dello sfruttamento selvaggio delle industrie, un’innovativa esperienza di ricomposizione politica del proletariato giovanile, autonoma e orfana di ideologie partitiche a cui ricondurla, entro cui arginarla e ammansirla.
Sono questi i cardini del “racconto corale” di Sergio Bianchi, narrazione poliedrica di un ventennio di trasformazioni e stravolgimenti sociali di quel milanese dei figli di nessuno, protagonisti della concretizzazione del proprio bisogno radicale di rivolta esistenziale in un movimento autonomo attento ad un vasto ventaglio di necessità della propria generazione, ma al tempo stesso saldamente concentrato sulla figura dell’operaio, su una progettualità ineditamente incentrata sulla liberazione DAL lavoro e non DEL LAVORO.
sabato 5 novembre 2016
5 novembre a Firenze. C'è chi dice NO
Qui la diretta del corteo di Firenze: http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/17821-firenze-dice-no-oggi-in-piazza-contro-renzi-la-leopolda-e-il-divieto-di-manifestare-diretta
Di seguito l'editoriale di Infoaut.org
Tertium non datur? Sulla contestazione alla Leopolda
“Non è il popolo ma le infrastrutture dei partiti a dover aiutare il leader a trovare le soluzioni”, così si esprimeva due giorni fa la Vicepresidente e Assessore alle politiche di welfare e politiche abitative dell'Emilia-Romagna Elisabetta Gualmini. Poche ore prima a Firenze a una manifestazione pubblica convocata in una piazza (fino a prova contraria) pubblica veniva vietato di muoversi in corteo per protestare contro la convention Democratica alla Leopolda. Affermano che la decisione è lo spirito della democrazia e la riforma costituzionale sulla quale si voterà il 4 dicembre ne ottimizza il gioco. Uno scontro si apre allora sulla decisione su come trasformare le regole del gioco, perché tutto non sia già ipotecato.
C'è il Leader e il Partito, tertium non datur... Per chi si vuole scandalizzare, e alla Democrazia ci crede ancora, come spazio su cui contare per contare, si accomodi e cerchi le incongruenze, di materiale ce n'è a bizzeffe...
La giornata di ieri a Firenze, potenziata dalla molla della reazione all'ennesima prepotenza, contro l'ingiunzione a rassegnarsi, a tacere, a starsene a casa e a non manifestare delinea il quadro di uno scontro che già polarizza un dibattito nel paese. L'opinione e la voglia di esprimerla passa per il contrasto a una linea precisa di comando - chi già oggi appronta soluzioni e prende decisioni e chi no – la quale orienta la linea del comando nei rapporti di classe. La condizione per politicizzare questo dibattito, ovvero perché scenda in profondità nel corpo sociale trasformando la polarizzazione delle opinioni in contrapposizione delle parti, si è resa manifesta ieri: per invertire un rapporto, per contare, non basta affermare una libertà, ma occorre incarnarla in un comportamento di indisponibilità a subire le regole di un gioco definito da altri. Indisponibilità ad accettare i divieti, le cariche e i lacrimogeni, la narrazione unica del leader senza popolo di turno. Questo significa rompere un quadro di compatibilità, condizione minima perché a decidere non sia chi è già d'accordo. Non c'è NO che praticato fino in fondo non si radichi in questa direzione.
La giornata di ieri a Firenze, potenziata dalla molla della reazione all'ennesima prepotenza, contro l'ingiunzione a rassegnarsi, a tacere, a starsene a casa e a non manifestare delinea il quadro di uno scontro che già polarizza un dibattito nel paese. L'opinione e la voglia di esprimerla passa per il contrasto a una linea precisa di comando - chi già oggi appronta soluzioni e prende decisioni e chi no – la quale orienta la linea del comando nei rapporti di classe. La condizione per politicizzare questo dibattito, ovvero perché scenda in profondità nel corpo sociale trasformando la polarizzazione delle opinioni in contrapposizione delle parti, si è resa manifesta ieri: per invertire un rapporto, per contare, non basta affermare una libertà, ma occorre incarnarla in un comportamento di indisponibilità a subire le regole di un gioco definito da altri. Indisponibilità ad accettare i divieti, le cariche e i lacrimogeni, la narrazione unica del leader senza popolo di turno. Questo significa rompere un quadro di compatibilità, condizione minima perché a decidere non sia chi è già d'accordo. Non c'è NO che praticato fino in fondo non si radichi in questa direzione.
La democrazia made in PD e dei loro omologhi d'Oltralpe o d'oltre Oceano si fa in teatrini sigillati dove possono parlare solo gli invitati, e gli invitati sono spesso quelli che pagano l'allestimento e l'affitto del Teatro. Qui si chiamano Confindustria, da altre parti sono i colossi della New Economy o le multinazionali che fondono insieme chimica farmaceutica e sementi Ogm. Su quel che conta sono quasi sempre d'accordo: trattati di commercio da siglare, diritti del Lavoro da abolire, grandi riforme da varare, scuole da privatizzare, costituzioni da abrogare, referendum da portare a casa.
Ieri alla Leopolda si sono incontrati, là dove il “nuovo corso” renziano era cominciato, i padroni di casa nostra: il leader, il suo partito – al suo interno lo spazio democratico per chi dissente c'è, purché rientri all'ovile quando serve (Cuperlo docet!) - finanzieri, industriali, amici e parenti che salvano banche e annegano risparmiatori, costruttori di Grandi Opere e distruttori di territori, palazzinari e grandi investitori.
Ieri, nelle strade di Firenze, si è però anche materializzato l'ospite non invitato, il terzo incomodo. Quell'elemento non previsto nei meccanismi di decisionalità e centralizzazione che rappresentano l'impianto profondo della loro idea di gioco democratico e di riforma. D'altronde, se di democrazia si vuol proprio parlare, non la si può pensare disgiunta dal conflitto, come irruzione dell'inatteso, come la variabile esterna che pratica un No fino in fondo, dalla parola, al voto, alla necessità della contrapposizione per la trasformazione dell'esistente: “ben lungi dall’essere la forma di vita degli individui votati alla propria felicità privata, è il processo di lotta contro questa privatizzazione, il progresso di allargamento di quella sfera”, per cui si tratta di “lottare contro quella ripartizione fra pubblico e privato che assicura il duplice dominio dell’oligarchia nello stato e nella società”.
La giornata di ieri ci spinge a consolidare e approfondire le intuizioni da cui siamo partiti per portare avanti la campagna per il NO al referendum costituzionale. Una giornata che ha svegliato echi inaspettati, ha spaccato il fronte del NO e ricomponendolo in una direzione che va oltre l’anestesia della delega, ha aperto contraddizioni e mostrato spazi di possibilità immensi per farci uscire dal ghetto alternativo in cui ci vorrebbero relegati.
I giovani e meno giovani che ieri si sono scontrati con la polizia per prendersi strade e piazze di Firenze – prima che l' archistar, uno stilista di grido o un nuovo Farinetti le recinti – hanno lanciato ai rappresentanti delle Arti Maggiori un primo avvertimento: i nuovo Ciompi sono stanchi di voucher, buoni scuola (e “buona scuola”), alternanze, stage e lavoro gratuito... Attendendo che il popolo minuto sappia almeno che crocetta segnare il 4 dicembre, danno appuntamento a Roma per il prossimo 27 novembre. Ultimo, pacato avviso all'oligarca: quando avrà perso, se ne dovrà andare...
#C'èchidiceNO
martedì 1 novembre 2016
La democrazia del Pd non dura neanche 2 minuti
Ieri sera dibattito dei sostenitori del SI referendario alla Ctp4 di San Giusto… ma c’è chi dice NO!
I giovani del Partito Democratico avevano in programma un dibattito, alla sede della ex circoscrizione di San Giusto, sulle motivazioni del Si al referendum costituzionale del 4 dicembre. Ospite della serata Luigi Berlinguer, ex ministro dell’istruzione dal 1996 al 2000 e parlamentare europeo, promotore delle riforme che hanno introdotto l’alternanza scuola-lavoro, l’esame di stato e avviato il processo di smantellamento dell’università.
Nella sala dove si è tenuta l’iniziativa, più che i giovani democratici c’erano una ventina di persone anziane e le solite figure politiche dell’amministrazione comunale: il sindaco Filippeschi, gli assessori al sociale e all’istruzione Capuzzi e Chiofalo. Niente di nuovo insomma, il partito “giocava” in casa e il dibattito doveva flettere, tra applausi e risate, solo da una parte, quella di Renzi.
Ma Filippeschi & co non avevano fatto i conti con chi invece sta portando in giro per tutta Italia le ragioni del NO. Nella sala infatti, erano presenti anche una trentina di giovani, studenti, famiglie sotto sfratto e abitanti dei quartieri popolari che hanno voluto partecipare al dibattito pubblico per portare altri tipi di ragioni. Le motivazioni di chi dice NO sono quelle di una grande fascia della popolazione che subisce le politiche renziane del lavoro sottopagato con i voucher, con i contratti interinali o con il lavoro gratuito camuffato da stage; sono quelle di chi non può pagarsi affitti altissimi ma viene escluso con le nuove leggi regionali dai bandi per la casa popolare; sono quelle di chi viene truffato dalle banche; sono quelle di chi va a scuola e all’università e che nonostante i mille sacrifici non riesce più a vedere una prospettiva per il proprio futuro.
Dopo circa un’ora e mezzo di monologo di Berlinguer che ha illustrato le trasformazioni degli assetti politici che la proposta di riforma costituzionale andrebbe a cambiare se vincesse il Si, il dibattito è stato aperto e, a prendere subito la parola, è stato uno studente universitario che voleva porre dei quesiti ed affermare le ragioni del NO. Non sono passati neanche 2 minuti che il popolo del Pd, infastidito dalla presenza e dalla presa di parola di chi si oppone a questo referendum e a Renzi, ha interrotto prima verbalmente e poi anche con spinte e insulti, lo studente che stava parlando.
Il dibattito è stato inevitabilmente e volutamente interrotto dagli stessi membri del partito che non hanno accettato una posizione diversa dalla loro. Il Pd non può tollerare chi la pensa in un altro modo, ma soprattutto chi lo esprime.
Dopo dieci minuti di urla isteriche e di piagnistei da parte del Pd (in cui sono volate anche offese alle mamme e minacce) le trenta persone che hanno tentato di esprimere la loro opinione sul NO al referendum se ne sono andate via quando si sono resi conto che interloquire con i sostenitori di Matteo Renzi è impossibile.
Proprio Renzi qualche giorno fa aveva detto agli studenti del Sant’Anna “siate inquieti e arroganti” ma quando ad esserlo non sono i giovani che lo appoggiano parte la censura.
Qui in video: https://www.facebook.com/Riscatto.Pisa/videos/1630077230625717/
lunedì 31 ottobre 2016
Un No, tanti No. Incontri e dibattiti contro il governo Renzi
Dal 28 al 30 ottobre, presso il Polo Porta Nuova (in via Padre Bruno Fedi), si terranno una serie di iniziative per articolare il NO sociale al Governo Renzi, verso la manifestazione nazionale del 27 novembre e il referendum del 4 dicembre.
Incontri e dibattiti per un’opposizione sociale al governo Renzi
venerdì 21 ottobre 2016
Presentazione di UNIVERSITALY, la cultura in scatola con l'autore Federico Bertoni
Venerdì 21 ottobre alle ore 17.00, presso l’aula multimediale di Palazzo Ricci (Facoltà di Lettere), il Collettivo Universitario Autonomo presenta il libro “Universitaly. La cultura in scatola” di Federico Bertoni. All’iniziativa, oltre all’autore, sarà presente anche una docente di lettere del liceo scientifico Pesenti di Cascina.
“Perché un luogo di elaborazione e di trasmissione della conoscenza diventa uno straordinario concentrato di stupidità, in cui l’automazione frenetica delle pratiche svuota di significato le azioni quotidiane?
Questa è la domanda fondamentale da porre all’università italiana del XXI secolo”.
Questa è la domanda fondamentale da porre all’università italiana del XXI secolo”.
lunedì 17 ottobre 2016
Renzi al Sant’Anna: vietato dissentire
Il presidente del consiglio, dopo due brevi tappe tra Firenze e Pistoia, si è recato questa mattina alla Scuola Sant’Anna di Pisa. Una visita annunciata con due giorni di preavviso ma che ha incontrato fuori dall’università di eccellenza pisana una vivace contestazione ad accoglierlo. Più di cento persone tra giovani, lavoratori, studenti e una delegazione dell’associazione vitteme del Salva Banche si sono ritrovate in piazza Santa Caterina all’ingresso della Scuola, dove già un presidio di protesta era stato installato tra sabato e domenica.
sabato 17 settembre 2016
Presentazione del libro Giulio Regeni Le verità ignorate con l'autore Lorenzo Declich
Ieri, 16 settembre, si è tenuta la presentazione del libro "Giulio Regeni, le verità ignorate. La dittatura di al-Sisi e i rapporti tra Italia ed Egitto" con Lorenzo Declich, l'autore.
Nell'Egitto di al-Sisi le sparizioni, le torture e le uccisioni non rappresentano un caso eccezionale. Quello di Giulio Regeni è prima di tutto un caso politico. Dalla sua morte i rapporti "culturali" tra Italia ed Egitto sono stati bloccati, quelli economici invece non hanno subito alcune modifiche (l'Italia è il primo partner commerciale dell'Egitto).. Vostri gli affari, nostri i morti.
“Giulio Regeni non era una spia, non era un giornalista del manifesto, e non era neanche uno sprovveduto o qualcuno che si faceva sfruttare i suoi supervisor. Era un ricercatore così va ricordato”
lunedì 12 settembre 2016
L'università la vogliamo fare ma non così. Sui test d'ammissione e valutazione all'Università
L'UNIVERSITà LA VOGLIAMO FARE, MA NON COSì!
...SUI TEST D'AMMISSIONE E DI VALUTAZIONE
In questi giorni (in realtà già da luglio) molte aspiranti matricole si sottopongono a test di ammissione all'università. Per tutte le facoltà è previsto un test.
Per quelle a numero chiuso e ad accesso programmato è necessario raggiungere un punteggio minimo che comunque non è sufficiente all'ammissione perché occorre rientrare in graduatoria, e il numero dei posti è limitato. La differenza tra numero chiuso e ad accesso programmato è praticamente inesistente. Nel primo caso le domande da somministrare le decide il singolo ateneo e la graduatoria non è nazionale, nel secondo invece a decidere è il ministero e la graduatoria è nazionale.
Per quelle a numero aperto è previsto un test di valutazione, che in teoria non è vincolante ai fini dell'iscrizione al corso di laurea, in pratica lo è. Se non si raggiunge un risultato minimo in un determinato settore, si passa col cosiddetto "debito" che dovrà essere recuperato, pena l'impossibilità di sostenere esami, nonostante ci si sia regolarmente iscritti e con tanto di tasse pagate. I test, più o meno lunghi, sono organizzati in stile INVALSI. Domande a risposta multipla, conoscenze nozionistiche che riguardano collateralmente la capacità o meno di studiare o la nostra voglia di farlo. Come nelle scuole superiori, ed elementari, il modello di insegnamento e apprendimento imposto è questo. Non solo per i test iniziali, ma per tutto il percorso formativo. Un tentativo di uniformazione al mondo anglo-americano in via di fallimento, e con ben altra tradizione scolastica. Come se la banalizzazione e la standardizzazione dello studio non bastasse, aumentano a dismisura i costi per potervi accedere.
giovedì 14 luglio 2016
Ci sono venti che soffieranno sempre. Note sul processo per l'occupazione di SPOT
Di una contraddizione ancora aperta e di un processo non ancora iniziato
Prendendo il caffé al bar questa mattina sulla prima pagina del Tirreno abbiamo trovato qualcosa che ci riguarda. Nella cronaca cittadina una pagina intera a firma Neri viene dedicata a una notizia-non-notizia. Si parla infatti di un processo non ancora iniziato, quello riguardante diversi studenti e studentesse di UNIPI sotto accusa per aver occupato da aprile 2013 all'agosto 2014 Palazzo Feroci, un immobile nei piani di alienazione dell'università in via della Faggiola trasformato per un anno e mezzo in studentato autogestito - Spot - contro la mancanza di posti alloggio del DSU e il caro-affitti. Giusto ieri eravamo stati informati del rinvio a settembre del primo dibattimento del processo. Sorpresi dalla dubbia notiziabilità del fatto, cogliamo l'occasione per rimarcare quanto nell'articolo non può non essere menzionato e che rappresenta l'autentica storia attorno alla quale un processo viene imbastito e, come dicono i saggi (?), la giustizia farà il suo corso. Ma questo è un aspetto che riteniamo rilevante solo marginalmente.
mercoledì 22 giugno 2016
Iniziativa Cosa succede in Francia? Di ritorno dalla manifestazione nazionale del 14 giugno a Parigi
Dopo essere stati il 14 giugno alla grande manifestazione nazionale di Parigi durante lo sciopero generale contro la Loi Travail, abbiamo voglia di condividere impressioni, ragionamenti e analisi sulla generazione in rivolta contro la precarietà nel cuore dell'europa.
Vi invitiamo ad un momento di resoconto dello sciopero e del clima che si respira in Francia, in lotta da più di 3 mesi in tantissime città con scioperi cortei, manifestazioni selvagge, occupazioni di piazze, scuole e università.
venerdì 10 giugno 2016
Renzi contestato a Lucca. Cariche
Renzi contestato a Lucca. Il premier ha tenuto un comizio al festival della Crescita, organizzato dalla multinaziona Sofidei. Come in tutti gli spostamenti del premier (la cui scorta è come noto "l'agente") la città è stata prepotentemente presidiata dalla forze dell'ordine.
Il corteo che si voleva dirigere verso il luogo dove si sarebbe tenuto l'intervento di Renzi è stato bloccato e caricato dalla polizia.
Il corteo che si voleva dirigere verso il luogo dove si sarebbe tenuto l'intervento di Renzi è stato bloccato e caricato dalla polizia.
giovedì 12 maggio 2016
Autonomi in Università - 5 anni di occupazione
Il 13 maggio 2011, al termine della seconda onda e in occasione di una contestazione a un convegno sul Bologna Process venne occupata l'aula master nella facoltà di Lettere.
Un piccolo punto nel filo rosso di anni militanza autonoma in università, cresciuta con i movimenti studenteschi e scontrandosi con i processi di ristrutturazione del mondo universitario.
A distanza di 5 anni è tempo di bilanci, di sguardi critici sul futuro e di comprensione del passato.
Quali oggi i temi della militanza autonoma in università?
lunedì 2 maggio 2016
#InternetDay: cos’è l’innovazione nell’era Renzi
Il 29 aprile circa 1500 persone sono scese in piazza contro il governo Renzi a Pisa: studenti medi ed universitari, lavoratori, precari della ricerca, disoccupati, truffati dal Salva Banche, abitanti dei quartieri popolari e famiglie in emergenza abitativa. Una manifestazione costruita con la partecipazione di una fetta di società complessa, accomunata dalla rabbia contro il governo e le sue misure: tre generazioni a lanciare pomodori, a resistere alle cariche della polizia e a tornare sotto per riuscire ad oltrepassare il blocco a difesa degli spettacolini dei padroni. Renzi è riuscito a dire solo: “incomprensibile”, gli antagonisti contestano internet. Cosa vorrà mai dire contestare internet? La pochezza di queste affermazioni rispecchiano la difficoltà del governo quando viene messo davanti alla realtà molteplice di chi lo contesta perché ha altre idee, altre pratiche con cui vuole vivere la propria vita.
Ieri, il primo maggio, Giannini e Renzi annunciano “come un anno fa s’inaugurava Expo quest’anno investiremo miliardi per la cultura e la ricerca”. Dichiarazioni che vanno lette pensando a cosa accade invece nella realtà. Expo è stata una mangiatoia per la politica e gli affaristi, un complesso espositivo lasciato incompiuto, una prova di schiavismo per migliaia di giovani che hanno lavorato gratis. Un bel progetto d’innovazione.
Ieri, il primo maggio, Giannini e Renzi annunciano “come un anno fa s’inaugurava Expo quest’anno investiremo miliardi per la cultura e la ricerca”. Dichiarazioni che vanno lette pensando a cosa accade invece nella realtà. Expo è stata una mangiatoia per la politica e gli affaristi, un complesso espositivo lasciato incompiuto, una prova di schiavismo per migliaia di giovani che hanno lavorato gratis. Un bel progetto d’innovazione.
mercoledì 27 aprile 2016
Renzi, Giannini e Inguscio a Pisa? Scendiamo in piazza
Renzi, Giannini ed Inguscio
saranno a Pisa il 29 aprile per festeggiare i trent’anni di compleanno di in
internet in Italia. Portavoce dell’innovazione, così si definiscono.
All’università d’innovazione se n’è
vista poca, a dir la verità. Quello di cui tanto parlano non lo è di certo.
Non è innovazione la riforma dell’Isee
che ha escluso solo in Toscana migliaia di studenti dal diritto allo studio e a
Pisa ha provocato l’aumento della tassazione universitaria al 65% degli
studenti.
sabato 23 aprile 2016
Renzi festeggia la Vespa: contestazione a Pontedera
Ha già annusato che tira una brutta aria per lui a Pisa, Matteo Renzi, così, ha deciso di fare visita di soppiatto alla Piaggio di Pontedera in occasione dei festeggiamenti per il settantennale della Vespa, con solo tre ore di preavviso. Paura di contestazioni, paura di critiche, paura del dissenso: Renzi, a sei giorni dalla sua visita al CNR di Pisa, teme che la sua passerella venga rovinata.
Nonostante la notizia della sua visita alle kermesse Piaggio sia circolata solo in tarda mattinata un gruppo di piaggisti, operai dell’indotto, di abitanti dei quartieri, precari e lavoratori pisani, hanno deciso comunque di trovarsi fuori dalla fabbrica per contestare il Premier. A Pontedera un giovane su due è disoccupato, i lavoratori nella storica fabbrica vengono massacrati a colpi part-time verticale e, con il Jobs Act e la cancellazione dell’art.18, si sono visti trasformare un impiego a tempo indeterminato in lavoro precario.
“Le produzioni vengono esternalizzate, gli operai vengono sempre più sfruttati e sottopagati, è questa l’innovazione di cui parla Renzi? Noi non ci stiamo. – dice un manifestante all’esterno dei cancelli, che prosegue – Renzi dice che l’Italia deve togliersi un po’ di dosso, è vero, iniziamo a liberarci di lui, a Pisa lo contesteremo il 29 aprile, raggiungeremo il CNR dove si rinchiuderà scortato dalla polizia, partendo da sotto il comune alle 8.30. Questo di oggi è solo un antipasto”.
mercoledì 20 aprile 2016
Irrompiamo nella scena: contestiamo Renzi a Pisa
Report assemblea verso la contestazione a Renzi il 29 aprile a Pisa, Polo Pn 19 aprile 2016
Matteo Renzi ha annunciato che, in occasione del trentennale di internet, il 29 aprile sarà a Pisa per i festeggiamenti nella città dove la prima connessione in Italia alla rete venne stabilita.
Pisa non sarà la passerella in cui riabilitare un’immagine pubblica compromessa da scandali ed effetti di politiche sociali devastanti. Le politiche renziane hanno un riflesso preciso nella nostra città. I redditi scendono e la disoccupazione, specie quella giovanile, aumenta. A beneficiarne sono solo le imprese e il sistema bancario. E’ quanto con determinazione denunciano le migliaia di vittime del decreto Salva Banche, che saranno presenti a Pisa il 29 aprile contro un governo che tutela gli interessi delle grosse banche, alle quali è legato a doppio filo, penalizzando, invece, i risparmiatori: artigiani, lavoratori e risparmiatori per una vita.
lunedì 18 aprile 2016
Da Parigi un punto di vista sulle mobilitazioni dell'ultimo mese e mezzo: I cortei spontanei, la solidarietà con gli arrestati, le barricate alle entrate dei licei e delle facoltà, i blocchi delle stazioni e dei McDonald’s, la consapevolezza che “tout le monde deteste la police”, stanno liberando il tempo mangiato dal sistema in cui viviamo. La repressione, lo stato di emergenza e il delirio securitario non sono più degli assunti ai quali essere abituati : si aprono dei varchi in cui c’è la possibilità di riflettere sul significato di una democrazia che si palesa come controllo asfissiante sull'individuo e limite ai margini d’azione collettivi, come impossibilità di mobilità dentro e fuori i confini statali e polizia come risposta all'insicurezza generalizzata.
Ne travaillez jamais
Ne travaillez jamais
Che qualcosa stia accadendo è fuori discussione, non c’è bisogno di avere un occhio attento, basta camminare per strada e i muri parlano da sé. “Le monde ou rien” ovunque, vetrine in frantumi, banche riverniciate, franprix saccheggiati, agenzie immobiliari rovesciate, 30 000 euro di danni in una sera, Jaguar taggate da bombolette, pubblicità ridotte in stracci. La città è trasformata da un’onda di persone che ognuna con i suoi mezzi e le sue pratiche la rielabora, la cambia, la attraversa, la vive come mai prima era stato possibile farlo.
Vivere Parigi è difficile, faticoso, è l’incarnazione del soffocamento causato dal sistema capitalistico mondiale. È una città che abbrutisce, che stringe i polmoni, che rende grigi. A Parigi non c’è il tempo perchè per spostarsi le ore passano sottoterra, perchè per mangiare bisogna arrangiarsi tra una recupera di verdure e un lavoro saltuario, perchè uscire di casa (quando hai la fortuna di averla abbastanza dignitosa per poterla definire tale) e bersi una birra diventa un investimento che non ci si può permettere a cuor leggero. Non c’è il tempo per camminare, la gente corre e i giorni passano nell’inesorabile flusso della sopravvivenza.
La loi travail ha dato una svolta, ha fatto sì che ci si iniziasse a porre delle domande su come si vive e dove si va. Ci si è ripresi il tempo per uscire di casa, mettersi in sciopero, calpestare il pavé che lastrica le strade di quartieri inaccessibili, per stare in piazza. Era talmente difficile vivere che avere la possibilità di avere un luogo da riempire con i corpi e con le menti ha significato un’occupazione di una piazza, con tutte le sue contraddizioni e limiti, per settimane intere. C’è chi si batte per mantenere lo status quo e il code du travail o per riscrivere una nuova costituzione ma c’è anche chi mette in discussione questo mondo, dall’inizio alla fine. E l’incontro tra soggettività e pratiche così diverse è l’effettiva traduzione di quella “convergenza delle lotte” che finora rimane un marchio pubblicitario di un contenitore mezzo vuoto.
I cortei spontanei, la solidarietà con gli arrestati, le barricate alle entrate dei licei e delle facoltà, i blocchi delle stazioni e dei McDonald’s, la consapevolezza che “tout le monde deteste la police”, stanno liberando il tempo mangiato dal sistema in cui viviamo. La repressione, lo stato di emergenza e il delirio securitario non sono più degli assunti ai quali essere abituati : si aprono dei varchi in cui c’è la possibilità di riflettere sul significato di una democrazia che si palesa come controllo asfissiante sull'individuo e limite ai margini d’azione collettivi, come impossibilità di mobilità dentro e fuori i confini statali e polizia come risposta all'insicurezza generalizzata. Dire che della legge sul lavoro ce ne freghiamo perchè non vogliamo più lavorare del tutto può sembrare pretenzioso e utopistico ma dietro la retorica dello slogan si intravede una riflessione sul rifiuto della mercificazione dei corpi, delle menti e del tempo.
Per la prima volta sento battere il cuore di questa città fino ad ora assopita. È ancora presto per immaginarsi dove si arriverà, prendiamoci il tempo per assaporare questi momenti in cui le contraddizioni del reale vengono violentemente svelate. Poi ci saranno le vacanze, forse République si trasformerà in un partito o in una piazza Santa Giulia, forse all’università si ricominceranno le lezioni e gli esami (e forse dovrò davvero scriverla questa maledetta tesi). Ma intanto rimane sempre più vera la scritta sulla lavagna di Tolbiac : “Continuons le debut”, ossia continuiamo a sperimentare nella quotidianità altre modalità di abitare, di camminare, di guardare. L’intensità di questo mese e mezzo, i sorrisi scambiati sotto un riflesso di un fumogeno che rischiara la notte, l’energia che scorre in un passo svelto che sa dove andare, “Paris debout, soulève toi” che rimbomba nelle tempie. Tutto questo è l’inizio da continuare.
domenica 17 aprile 2016
Ancora su Anvur, VQR, scadenze... e altre creature leggendarie
SABATO MATTINA
Conosciamo ormai a memoria il mantra che da mesi ripetono Renzi e Giannini; la valutazione e la meritocrazia renderanno evidente che il Made in Italy è ancora una garanzia e che c'è anche un Brain in italy! Insomma, 'sto Paese è pieno di menti brillanti e di università meravigliose, è solo che ci sottovalutano, facciamogli vedere che siamo una squadra fortissimi! Scende in campo l'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca!
Come ogni prospettiva anche la nostra è situata e, seppur non siamo né a Pisa né a Roma, guardando ad entrambe ci sembra di scorgere delle similitudini con Torino, anche se da un punto di vista diverso rispetto a quello che abbiamo adottato fin'ora.
o di come le misure cautelari ci obblighino a pensare anche nel uicchènd
Conosciamo ormai a memoria il mantra che da mesi ripetono Renzi e Giannini; la valutazione e la meritocrazia renderanno evidente che il Made in Italy è ancora una garanzia e che c'è anche un Brain in italy! Insomma, 'sto Paese è pieno di menti brillanti e di università meravigliose, è solo che ci sottovalutano, facciamogli vedere che siamo una squadra fortissimi! Scende in campo l'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca!
(citazione liberamente tratta da una miriade di dichiarzioni pubbliche)
Ad oggi però sappiamo anche che da dentro l'università qualcuno risponde con altre parole, è difficile sentirle ma se Matty e Jenny stessero zitti un attimo suonerebbero più o meno in questo modo:
Suonerebbero in questo modo se si trasformasse in un unico discorso quello che è ancora solo un dato percentuale e per di più un po sfuggente, ma che si è comunque imposto nelle statistiche; il boicottaggio dell'Anvur.
Questo dato ancora sfugge anche all'occhio che lo guarda perchè le forme di questo boicottaggio sono diverse e altrettanto vari sono i modi di adesione ma, in parole povere, laddove si è riusciti a convergere su un unico obbiettivo questa mossa ha funzionato.
Nell'ateneo di Pisa (UniPi, non la Normale, né la Sant'anna) dopo una serie di assemblee la partecipazione volontaria dei lavoratori al sistema di Valutazione della Qualità della Ricerca è crollata di un buon 20%, mettendo a rischio i finanziamenti dell'ateneo. Un uccellino poi ci ha detto che il Magnifico Augello è stato una delle figure che ha fatto maggiori pressioni sul ministro Giannini affinchè la scadenza che L'Agenzia nazionale di Valutazione (o valutazionale della nazione che dir si voglia) venisse rimandata. Il ministro a queste pressioni ha ceduto. Probabilmente Augello, che lascerà l'incarico tra poco, semplicemente non voleva essere ricordato come Quello sotto il cui rettorato l'università ha perso un sacco di soldi, ma anche fosse il paladino di non sappiamo cosa, le questioni per noi interessanti sono altre.
IL CHIODO SU CUI BATTERE
#PrimaveraUniversitaria #PrimaLaVeraUniversità
Tra Pisa e Roma alcuni fra gli Atenei più importanti del Paese rischiano di non avere più un'ingente parte di quei pochi soldi che li mandavano avanti. Questo perchè quando Renzi e Giannini parlano dell'importanza della valutazione non mentono, ormai -tra riforma gelmini altre creature leggendarie- dai voti dell'Anvur dipendono minimo il 20% dei finanziamenti con cui le UniAziende vengono amministrate.
Queste riflessioni non sono né le prime né le ultime al riguardo ma c'interessa scattare un altra foto di questo momento perchè riteniamo importante osservarlo anche dopo l'attimo in cui si compierà. In altre parole, continuiamo a battere su questo chiodo perchè sembra esser l'unico con cui far male al muro che abbiamo davanti.
Il 15 aprile è scaduto il termine di proroga che il miniStero aveva concesso. Questi ritardi di consegna hanno messo in imbarazzo mal celato tutta la macchina valutativa e anche chi ci lavora, ma soprattutto chi l'ha voluta. L'Italiadelfare aveva dichiarato risultati entusiastici rispetto alla consegna degli articoli da parte del personale universitario, in tutti gli Atenei i rettori hanno addirittura presentato la Crui (un altra creatura leggendaria che speriamo parta presto e perda la strada di casa) con lo slogan Primavera Universitaria... insomma ci stanno provando intensamente. Ma è da ben prima di questa primavera che la vera università in cui paghiamo le tasse non ne vale più la spesa.
QUALI MURA DA INCHIODARE?
Tra murature in eternit e casette di paglia può esserci una grande differenza incommensurabile
Come ogni prospettiva anche la nostra è situata e, seppur non siamo né a Pisa né a Roma, guardando ad entrambe ci sembra di scorgere delle similitudini con Torino, anche se da un punto di vista diverso rispetto a quello che abbiamo adottato fin'ora.
La somiglianza sta nei comportamenti della Governance, universitaria, cittadina, nazionale, di fronte a dei piccoli grandi no che gli si pongono davanti. No, non ci tratti come fossimo numerini, non a queste condizioni, dicono studenti, ricercatori e docenti. No, non puoi sfrattarci quando vuoi, dicono alcuni ai loro palazzinari di casa. No, non puoi distruggere la nostra terra, non c'interessano i soldi vogliamo il mare e le montagne, speriamo dicano tanti altri anche questa domenica. Non che sia tutto uguale, suona solo nello stesso modo a certe orecchie e, che vogliano vedere il pericolo o la speranza, sempre più persone sono consapevoli che dire una cosa o dire l'altra sta diventando indifferente, l'importante è stare zitti.
Purtroppo o per fortuna anche le nostre orecchie sono aperte e ormai abbiamo ascoltato fino allo sfinimento i leit motiv più ripetuti e riformulati da chi comanda in questo periodo. E anche qui, sembra proprio dicano la stessa cosa: Noi governiamo, voi non potete dirci cosa dobbiamo fare. Lo dicono da dietro la polizia, dall'alto dei loro schermi e in un sacco di altri luoghi e modi, ma non ci guardano mai negli occhi quando parlano.
Il 29 Aprile Renzie e Giannini saranno proprio a Pisa, cosa diranno questa volta?
Sarà dopo il referendum, dopo la scadenza prorogata, dopo anni di lenta erosione di qualunque possibilità di qualunque futuro e qualunque parola. Tutta roba nostra insomma.
Intanto anche noi abbiamo ripetuto il nostro motivetto, a volte stanchi di farlo
altre come fosse musica
e fa più o meno così: Non possiamo è vero, ma lo facciamo lo stesso.
E vogliamo giocare a chi si stanca prima con voi, questo possiamo e lo facciamo.
altre come fosse musica
e fa più o meno così: Non possiamo è vero, ma lo facciamo lo stesso.
E vogliamo giocare a chi si stanca prima con voi, questo possiamo e lo facciamo.
giovedì 14 aprile 2016
#NonPaghiamoilMassimo. Nuovo Isee e aumento tasse universitarie
Continuano i disagi alle segreterie. Questa mattina, 11 aprile, siamo stati lì. Lo sportello è intasato da tanti che chiedono spiegazioni. Come si possono pagare centinaia di euro in più? L'ateneo, intanto, continua a tacere. Nessuna notizia rispetto alle misure da intraprendere, nessuna notizia rispetto all'incontro con i tecnici in cui si sarebbe deciso la sospensione dal pagamento della mora per i ritardari.
giovedì 7 aprile 2016
No Basi, No trivelle. iniziativa di discussione e contestazione PD
Il 6 aprile, intervento #noTriv all'iniziativa chiamata dai giovani del #PD, senza vergogna rispetto all'ennesimo scandalo corruzione nel partito della nazione (http://www.infoaut.org/index.php/blog/no-tavabenicomuni/item/16814-trivelle-la-guidi-si-dimette-gli-intrecci-e-gli-interessi-delle-lobby-del-petrolio-con-il-governo-renzi). La questione sulle trivellazioni non è un dibattito tecnico, è una questione politica sulla gestione dei territori e delle risorse, legata non solo alla giornata del referendum ma allo svilupparsi di lotte territoriali.
Qui video dell'intervento: https://www.facebook.com/766137560135867/videos/993452077404413/
Di questo, e della funzione strategica di queste risorse per la guerra, vorremmo parlare il 13 aprile insieme al Comitato studentesco contro l'occupazione militare della Sardegna di Cagliari. Qui L'evento fb: https://www.facebook.com/events/1705984546309160/
Un dibattito per approfondire le esperienze di lotte in difesa dei territori verso la scadenza del 17 aprile sulle trivelle.
Parteciperanno:
Comitato studentesco contro l'occupazione militare della Sardegna (Cagliari)
Comitato No Triv del Vulture (Rionero, PZ)
In un contesto di guerra permanente e dispiegata, il nodo delle risorse rappresenta il fronte interno dei conflitti sui territori: risorse logistiche e militari in Sardegna, dove un movimento popolare ha messo in discussione l'occupazione militare nell'isola; risorse energetiche nel meridione e al largo delle coste del paese dove, grazie allo Sblocca-Italia, si procede alla devastazione e al saccheggio dei mari e del sottosuolo in vista di futuri conflitti e di immediati profitti. Il passaggio referendario rappresenta un importante momento pubblico che sta mettendo in crisi il sistema corrotto che lega politica-affari-governo dei territori. Come rilanciare la battaglia contro questo sistema che il referendum rappresenta? Come rilanciare oltre il referendum? Quali le lotte che hanno portato a questo imminente passaggio?
Ne discutiamo alle 17 e 30 di mercoledì 13 aprile
A questo link un approfondimento di Infoaut: http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/16909-referendum-genealogia-e-ambivalenze-di-una-sconfitta-quasi-annunciata
A questo link un approfondimento di Infoaut: http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/16909-referendum-genealogia-e-ambivalenze-di-una-sconfitta-quasi-annunciata
mercoledì 30 marzo 2016
La Primavera fredda delle Università
Lunedì
21 la Conferenza dei Rettori (CRUI), ha convocato, da Milano a Palermo, una
giornata di dibattito e discussione attorno sul futuro del sistema universitaro
sotto il brand comune di Primavera dell'università. Tema
unificante è stato la denuncia dello stato di strutturale sottofinanziamento
del sistema ribadendo come invece questo rappresenti una risorsa strategica:
“La conoscenza libera il futuro del paese”, recitava lo slogan della CRUI.
Cosa
ha rappresentato questo passaggio?
L'antefatto:
il sabotaggio della VQR
Innanzitutto
va evidenziato un dato rimosso: l'iniziativa della CRUI sorge come risposta
politica al terremoto interno all'istituzione accademica e al suo rapporto con
il Ministero prodotto dalla protesta del corpo docente sulla Valutazione della
Qualità della Ricerca (VQR). Ricostruiamo i fatti. In grossi numeri gli
accademici, dai ricercatori agli ordinari, hanno promosso l'astensione dai
meccanismi triennali di valutazione sulla base dei quale la parte premiale del
fondo di finanziamento ordinario viene ripartito tra gli atenei e i
dipartimenti meritevoli. Quest'anno sarebbe stato preso in esame il triennio
2011-2014 con il “caricamento”, da parte dei docenti, su software appositi dei
due “prodotti” migliori di ricerca che, calcolati su discutibili indicatori
bibliometrici e di peer-review, avrebbero definito la media della qualità della
produzione di ogni dipartimento, poi dell'ateneo, classificando infine questo
nella caccia alle risorse. Una corsa al massacro certificata dall'ANVUR,
l'agenzia di valutazione della ricerca del Ministero.
giovedì 17 marzo 2016
Report assemblea #StopVqr
Ieri all'assemblea studenti-professori sul sabotaggio della VQR abbiamo visto affacciarsi, prender parola, infervorarsi tanti docenti, tutti protagonisti di una protesta che ha smosso pezzi importanti dell'università... mettendola in discussione. Un fatto che, se la memoria non tradisce, non succedeva da anni. Abbiamo visto voglia di discutere, forse di ridiscutersi.
Matura un'insopportabilità... anche in altri, non solo in noi studenti che, in troppi magari siamo stati costretti ad abbandonare in silenzio l'idea di lottare da dentro, lasciandola in questi anni, questa università ('ma chi me lo fa fare? Ma a che serve?'). Abbiamo sentito parole oneste: “una protesta si è chiusa, si apre un'altra fase che immagina nuove forme”; “il sabotaggio della valutazione voleva trasfigurare l'immagine di università auspicata dal MIUR per creare un problema”. C'era incazzatura. Non rassegnazione. Ed è bastato urtare qualcuno che stava sopra di noi... sfiduciandolo.
La sfiducia nei meccanismi di un sistema rispetto al quale ci si sente traditi crediamo sia già una buona condizione di possibilità per immaginarne un altro di sistema.
La sfiducia nei meccanismi di un sistema rispetto al quale ci si sente traditi crediamo sia già una buona condizione di possibilità per immaginarne un altro di sistema.