venerdì 30 maggio 2014

#iorestofinoal31: come sappiamo vincere!

Ieri si è tenuta al campus I Praticelli un'assemblea tra gli alloggiati nella struttura e i dirigenti del DSU.
La discussione è stata incentrata soprattutto sui disagi dati dalla decisione del diritto allo studio di far lasciare la stanza aglistudenti il 24 luglio, anziché il 31, come il bando stabilisce. Questo per far spazio al progetto TUO, che permette agli studenti delle scuole superiori di vivere una settimana da “universitari”, alloggiando e mangiando nelle case dello studente e seguendo lezioni di orientamento.

Erano presenti alla discussione il direttore Vicini, la responsabile alle residenza Beltrami e la responsabile delle residenze pisane Lacerra. Il dibattito è stato molto acceso, non ci siamo fatti abbindolare dalle solite retoriche della governance toscana: dobbiamo collaborare, i nostri interessi sono gli stessi e altre pietose retoriche...
Come assemblea di studenti abbiamo subito mostrato insofferenza verso l'ennesimo abuso del DSU. In questo campus gli studenti dei blocchi giallo e verde ogni anno devono sgomberare le proprie stanze nel mese di agosto, per far spazio ai fruitori della foresteria. I proventi, dice il Vicini, vengono investiti nelle residenze, ma nella realtà queste letteralmente “cadono a pezzi”.

mercoledì 28 maggio 2014

Taksim resiste! Gli studenti resistono!

Stamattina, dalle 6,30 le forze dell'ordine tentano di sgomberare lo studentato occupato Taksim, che da ottobre, ospita decine di studenti esclusi dal diritto allo studio e che non possono permettersi un affitto in città. A Bologna, come in tantissime altre città in tutta Italia, gli studenti hanno deciso di lottare per riappropriarsi dei propri diritti, dalla mensa alla casa.
Come studenti e studentesse senza reddito e precari portiamo avanti una lotta per garantirci, in modo autonomo e conflittuale, una casa, una mensa, un diritto allo studio non più garantito.

L'attacco di questa mattina ha visto una resistenza organizzata e forte, che per ore ha impedito l'accesso alle forze dell'ordine nella struttura, anche grazie ad un folto presidio di solidarietà.
Queste operazioni si inquadrano perfettamente nelle politiche del PD renziano: impoverimento sociale crescente e attacco ai movimenti dal basso per l'abitare. Queste intimidazioni non ci fermeranno e non ci faranno arretrare, se ci sgomberate ci ritroverete nelle piazze, studenti e studentesse in lotta per il diritto all'abitare.

domenica 25 maggio 2014

Perché resteremo fino al 31 luglio

Negli ultimi giorni il DSU sta cercando di portare avanti l'ennesima imposizione nei confronti degli studenti borsisti. Il fatto che venga data priorità ad un progetto regionale (TUO) piuttosto che ai diritti degli studenti è solo l'esplicazione dei veri interessi del diritto allo studio il quale fin da principio si accollò il Project Financing di Praticelli per tutelare ben altri interessi. La rottura di questo piano di imposizioni sempre crescente, dal dover lasciare l'alloggio a Natale, al doverlo lasciare anticipatamente per i comodi del DSU, a dover pagare l'affitto di 165€ per rimane nell'alloggio, sarà possibile ricomponendo tutte queste resistenze in una dimensione complessiva e collettiva.
A riguardo riportiamo questa lettera aperta che sintetizza le ragioni di una opposizione collettiva alle politiche del DSU, insieme e oltre la specificità dei residenti al Campus.




Lettera aperta di studenti borsisti ed ex borsisti

Siamo studenti e studentesse UNIPI, borsisti ed ex borsisti del DSU. Alcuni di noi sono alloggiati a Praticelli o lo sono stati. Scriviamo questa lettera dopo aver saputo cosa sta succedendo a Praticelli. Come ogni anno alcuni studenti - per loro disgrazia - devono impacchettare tutta la loro roba e lasciare la stanza vuota per il mese di agosto al fine di lasciare libere le loro stanze per i progetti di orientamento che il DSU licenzia ogni anno. Sino a quest'anno tutto ciò capitava solo agli alloggiati nel blocco verde e giallo. Il DSU ha ora deciso che saranno tutti gli studenti a dover lasciare l'alloggio, e non più entro il 31 luglio, ma entro il 24 luglio, per far spazio agli studenti delle scuole superiori aderenti al progetto TUO.

venerdì 16 maggio 2014

Per un no intransigente al lavoro gratuito

Che fine ha fatto l'accordo sulla tutela volontaria dei beni culturali?
Sono quasi tre mesi che è stato firmato in Prefettura uno scellerato accordo sullo sfruttamento del lavoro volontario – non pagato – nella tutela dei Beni Culturali e Artistici della città di Pisa, colpendo un settore che, in un paese come l'Italia, dovrebbe essere tra le priorità in termini di valorizzazione, tutela e formazione di professionalità. Già da tempo la formazione nel settore è stata ridotta ad una farsa: corsi generalisti a causa degli accorpamenti e nozionismi da eruditi d'altri tempi. Adesso il lavoro stesso viene ridotto a passatempo per chi può permetterselo.

Giustamente vi è stato un moto d'indignazione trasversale per il contenuto (sfruttamento, dequalificazione, umiliazione professionale), la forma (illegale) e il modo (pressioni sui firmatari e procedure inconsuete, finanche nella scelta del luogo: la Prefettura). Una vertenza - apparentemente di competenza delle associazioni di categoria – si presta a essere grimaldello sociale utile a scoperchiare il vaso di Pandora dell'incompatibilità davanti a precarietà e lavoro gratuito.

Si parla infatti non solo di un accordo, ma soprattutto di un sistema fatto di precarietà, sfruttamento, reddito intermittente o non-reddito, incuria dei beni comuni. Un sistema che si è insinuato viscidamente nel senso comune – tramite la grande menzogna «Non ci sono soldi» - per poi “istituzionalizzarsi” violentemente a colpi di decreto con il pretesto dell'emergenza (emergenza ormai permanente e dunque di necessità non reale).

martedì 13 maggio 2014

Quel #9D che vi ha fatto paura: Tommaso libero liberi tutti!

Questa mattina ci siamo svegliati con la notizia dell'ennesima operazione portata a termine dalla zelante procura torinese. In relazione ai fatti del movimento 9 dicembre – i cosiddetti “forconi”-, quattro persone sono state arrestate e ad altre due è stato notificato l'obbligo di firma, nel complesso di un'indagine che coinvolge altre 22 persone.

La portata di quest'iniziativa della Procura segnala fin da subito come in quelle giornate di dicembre una piazza imprevedibile, espressione di una prima incompatibilità larga e di massa ai governi dell'austerità, sia stata capace di far traballare le certezze di questure e di chi, governando, si sente al sicuro e inviolabile nei propri palazzi.

Si tratta di una reazione scomposta da parte di una classe di governo costretta a ricorrere a un abuso della magistratura per colmare una propria incapacità di leggere, comprendere e prevedere i fenomeni di insofferenza sociale che sempre più attraversano il paese trasversalmente. Infatti, in quei giorni abbiamo incontrato nelle strade una composizione variegata, difficilmente rappresentabile, unita però dal rigetto radicale delle politiche di questi ultimi anni. A poco serve allora il solito tritacarne mediatico che vorrebbe etichettare i protagonisti di quelle giornate come ultras, antagonisti o forconi. La verità è che si tratta oggi di intere fette sociali che vengono escluse dal discorso politico, criminalizzate e marginalizzate nel mentre che combattono quotidianamente contro un futuro sempre più incerto e precario.

Tommaso, studente universitario, ha incontrato quella piazza riconoscendosi nella comune condizione di quella parte di paese non garantita. Le ha dato voce sui social network, aiutando così molti a capire contro le mistificazioni dei media mainstream. Quelle giornate erano anche le sue, così come nostre e di tutti coloro che quotidianamente si mettono in gioco nell'opporsi ai modelli di sacrifici e povertà imposti.

Infatti insieme a lui, in quella piazza, erano in moltissimi. I numeri e la potenza di quelle giornate promettono di tornare e non saranno degli arresti a impedirlo. La loro capacità di aprire spazi di protagonismo per chi se li vede chiusi giorno dopo giorno, la capacità di mettere in difficoltà apparati di controllo e polizia, bloccheranno ancora le strade per rendere visibile un rifiuto che ci lega alla maggioranza del paese e che investe chi è responsabile della nostra condizione.
La consapevolezza di questa nostra forza ci rende vicini a Tommaso e a quanti sono stati colpiti dalle misure cautelari.

Ci vediamo l'11 luglio a Torino

Tommaso libero, tutti liberi!


Collettivo Universitario Autonomo - Pisa

giovedì 8 maggio 2014

Autoriduciamo l'affitto alla casa dello studente

Per chi perde la borsa di studio e si trova alloggiato presso le residenze del DSU è permesso restare in casa dello studente corrispondendo all'azienda la somma 165 euro il 10 di ogni mese. Il periodo di permanenza in affitto nelle case dello studente è limitato: dal 16 aprile al 15 ottobre.
La quota d'affitto richiesta dal DSU è fortemente rincarata negli ultimi anni e decisamente questa spesa non è sostenibile per studenti fino al 15 aprile riconosciuti dallo stesso DSU come privi di risorse materiali per sostenere gli studi.

Per questo da oggi lanciamo una campagna di autoriduzione dell'affitto alla casa dello studente. Da un giorno all'altro, per ragioni largamente addebitabili alle disfunzioni del nostro ateneo e per la mancanza di una copertura adeguata dei servizi monetari del DSU che spesso ci costringe – sebbene borsisti – a cercare fonti di reddito supplementari, ci ritroviamo senza borsa di studio, catapultati nel mercato degli affitti ma con un percorso di studi che intendiamo portare a termine.

Per resistere e opporci all'ennesimo tentativo di espulsione dall'università che ci si para davanti, almeno fino al 15 ottobre, ci ridurremo il 10 di ogni mese la somma dell'affitto che dovremmo corrispondere al DSU, portandola al 20% della quota richiesta. Il DSU non può comportarsi come un affitta camere qualsiasi; pagheremo solo una somma sufficiente a coprire i costi delle utenze.