lunedì 28 aprile 2014

Fossabanda: la giusta direzione è la lotta!


Il 16 aprile il Cda del DSU ha espresso formalmente interesse per l'immobile di Santa Croce in Fossabanda, di proprietà del Comune di Pisa.
Questo grazie alle numerose mobilitazioni studentesche, e non, che da quest'autunno si fanno sentire in città. Si sono susseguite numerose occupazioni di immobili lasciati al degrado e alla speculazione: dalla casa dello studente di via Da Buti, all' ex albergo di Santa Croce in Fossabanda, sino a quella del' ex convento delle Benedettine.
Tutti questi stabili sarebbero una risposta all'emergenza abitativa studentesca presente in città, ma le istituzioni, dal DSU all'Università, non mostrano di voler dialogare con gli studenti... sino ad ora.
L'apertura di Fossabanda sarebbe certamente una vittoria, se non sarà concesso in affitto a prezzi di mercato. Non è una vittoria che ci può bastare: il DSU continua a costruire svendendo il proprio patrimonio immobiliare anziché ristrutturarlo; l' Università investe 9 milioni di euro per un albergo mai aperto e destinato ai visiting professor.
La CUT dovrebbe funzionare in una direzione consona alle esigenze degli studenti, ossia aprire gli spazi presenti in città, non svenderli a favore di nuove costruzioni, come è successo per la Praticelli, che a neanche dieci anni dalla sua costruzione mostra evidenti danni strutturali e continua ad essere un buco nero per i soldi pubblici. Chiediamo, alla CUT, un censimento del patrimonio pubblico dell’Università e del DSU e il blocco dei piani di alienazione compreso l’immobile di Palazzo Feroci, occupato in seguito all'assemblea d'Ateneo del 16 aprile 2013, in cui abitano numerosi studenti esclusi dal diritto allo studio.

Una volta aperta Fossabanda e le altre strutture indicate dagli studenti, il DSU riuscirà a dare un alloggio a tutti gli aventi diritto, che ora pagano affitti esorbitanti senza nessun sostegno economico.
In questo modo troverebbero alloggio anche tutti gli studenti della “Lista emergenza abitativa studentesca” ora non considerati dalle istituzioni “competenti” e costretti ad una vita di lavori a nero e indebitamento per mantenersi agli studi.

Tutto questo non sarebbe successo senza le nostre mobilitazioni e ciò ci dà la forza per proseguire nei nostri percorsi di lotta, certi che la direzione sia quella giusta, e con noi tantissime altre città italiane, da Palermo a Torino.


Collettivo Universitario Autonomo
ARDSU Pisa
SPOT – studentato occupato autogestito