Per
tutto l’autunno si sono susseguite sulle pagine dei giornali le
vicende di alcuni professori associati e ricercatori mobilitati
contro la Valutazione Qualità della Ricerca in vigore dal 2011 dopo
l’approvazione della riforma Gelmini. La valutazione riguarda
professori ordinari e associati, ricercatori e assistenti
universitari, ricercatori e tecnologi degli enti di ricerca vigilati
dal Ministero. In questo meccanismo sono i soggetti valutati che
propongono le pubblicazioni (tre per i professori ed i ricercatori,
sei per i ricercatori degli enti di ricerca) di cui ne vengono scelte
tre.
Il
metodo di valutazione delle VQR coniuga quello bibliometrico
(citazioni del prodotto di ricerca e del fattore d’impatto della
rivista ospitante) con il peer review, ossia la “revisione
paritaria” in cui una commissione esterna esprime delle valutazioni
anonime sui lavori di ricerca proposti. Il dibattito sui costi e
l’attendibilità di questo metodo è tutt’ora in corso.
Dopo
anni di tacita accezione di questi sistemi valutativi, altrimenti
detti meritocratici, in tutti gli atenei della penisola e delle isole
si propone un rifiuto ed un boicottaggio dei VQR.