giovedì 4 settembre 2014

Ennesima CUT? Non c'è più tempo per aspettare, serve organizzarsi


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Sulle trattative tra soggetti istituzionali e l'impellenza di lottare


Oggi si è tenuta una nuova Conferenza Università e Territorio, ennesimo appuntamento istituzionale di confronto tra Università, DSU e Comune di Pisa. Nessun tipo di percorso pubblico ha accompagnato la convocazione di questo incontro. A ottobre dell'anno scorso, quando la CUT si riunì per l'ultima volta, rispetto alla gravissima emergenza abitativa studentesca non seguirono altro che vaghe dichiarazioni d'intenti, ma nessun impegno concreto. Si confermò in quello spazio la non volontà dei soggetti istituzionali di approntare soluzioni concrete al problema laddove non costretti da spinte dal basso.

Sono stati infatti i movimenti nell'ultimo anno con assemblee studentesche e occupazioni a segnalare le principali contraddizioni a monte dell'emergenza abitativa studentesca. La sistematica politica di svendita del patrimonio pubblico cittadino e il carattere degli investimenti pubblici contrastano l'espressione e il soddisfacimento bisogni sociali di una fetta sempre più ampia di popolazione giovanile studentesca presa nella morsa della crisi, esclusa dalle tutele di un welfare insufficiente e strangolata dal mercato degli affitti.


I 15 milioni di euro spesi per la Foresteria delle Benedettine, la non apertura della residenza DSU di via da Buti, l'abbandono della Paradisa, la messa sul mercato di Santa Croce in Fossabanda, la svendita degli immobili dell'Ateneo, lo sgombero estivo di Palazzo Feroci (Spot) testimoniano ovviamente NON di uno scarso coordinamento di indirizzo degli enti pubblici, ma di una frattura tra la valorizzazione del pubblico a beneficio del privato dentro il mercato immobiliare CONTRO la possibilità di accesso e riproduzione sociale della popolazione giovanile in formazione sempre più privata di mezzi e risorse.

Se dunque questa CUT ancora una volta promette la formulazione fra 40 giorni di una risposta su un'ipotetica trattativa tra DSU e Comune per la trasformazione di Santa Croce in Fossabanda in residenza studentesca, la domanda che dobbiamo porci è la seguente: come facciamo a credere che questa non sia un'ulteriore presa per il culo?? Altrimenti detto, stanti gli attuali rapporti di forza nello scontro tra domande sociali e interessi speculativi di un pubblico interessato solo a far cassa, crediamo che dobbiamo domandarci chi controlla l'evoluzione e l'avanzamento dei processi politici.
Il punto è che la CUT chiusa di oggi di fatto ignora in via di principio le istanze poste dai movimenti provando coprire con una pezza la voragine prodotta da un attacco sociale ampio. Questo non può distrarci dalla priorità di organizzarci per conquistare uno spazio permanente di decisione per i nostri bisogni contro chi li contrasta.

Sotto questo riguardo osserviamo una rappresentanza studentesca che all'inizio dell'anno sceglie lo spazio istituzionale fragile della CUT come prioritario scavando un fossato rispetto a un universo sociale in trasformazione che chiede di organizzarsi in una rinnovata domanda politica la quale siamo convinti si possa interpretare solo nelle lotte. Una scelta che, senza una netta collocazione di campo, espone alle contraddizioni promosse da chi conduce ora il gioco: pensiamo in primo luogo alla gravità di aver avallato lo scandalo di Villa Madré, scambiando una manciata di posti letto per gli studenti con un'operazione speculativa, con ampi profili di irregolarità, e orientata, come sempre, a tutelare il welfare del privato in opposizione alla lotte sull'abitare che scuotono le periferie della città.
Ancora una volta non possiamo che ribadire che non ci bastano le briciole di un pane maleodorante!

Per chi lotta, per una fetta ampia di popolazione studentesca disponibile a lottare contrapponendosi i nodi restano ancora tutti aperti. Poco sopra abbiamo già ricordato: le Benedettine, Via da Buti, La Paradisa etc. … ma la stessa eventuale acquisizione di Fossabanda da parte del DSU dovrà essere imposta dalle lotte! Per ora ci sono solo parole e promesse. Gli unici fatti ai quali abbiamo assistito hanno riguardato lo sgombero estivo dello studentato autogestito Spot. Una prepotenza difficile da perdonare ma che non cancella l'evidenza di un'emergenza abitativa in espansione e che costruirà per sé nuovi terreni di organizzazione e di riscatto.
C'è tanto da conquistare e non possiamo aspettare neanche 40 giorni.


Collettivo Universitario Autonomo

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