venerdì 8 agosto 2014

Unipi sgombera studentato occupato autogestito Spot

Alle 7.30 di questa mattina due camionette di polizia e diverse volanti della digos si sono presentate al numero di via della Faggiola 2 per eseguire l'ordinanza di sequestro di Palazzo Feroci, uno stabile dell'Università di Pisa da anni tenuto vuoto e da un anno e mezzo occupato per dare casa a decine di studenti in lotta contro il caro affitti in città. Esattamente come per il Lucernario della Sapienza, lo sgombero dello studentato Spot, fortemente voluto dal Rettore Augello, arriva vigliaccamente in pieno agosto, in una città deserta e svuotata dei suoi ventimila studenti fuori sede. Spot ha rappresentato un'alternativa concreta di lotta all'emergenza abitativa davanti alla passiva complicità delle istituzioni con lo stato di cose presenti. Troppi stabili pubblici che potrebbero sanare l'emorragia di studenti costretti ad abbandonare la città per l'insostenibilità degli affitti vengono lasciati vuoti o messi in vendita. Spot ha costruito su una domanda sociale una pratica concreta di riappropriazione della ricchezza collettiva e per questo la sua esperienza non si fermerà con lo sgombero di quest'oggi. Già nella conferenza stampa di questa mattina, tenutasi davanti al Rettorato, gli studenti occupanti hanno rilanciato una campagna per settembre che, lottando contro un continuo impoverimento che ci viene fatto unilateralmente subire, mira a organizzare quanti hanno bisogno di una casa per poter continuare a studiare.

Di seguito riportiamo il comunicato sulle vicende di questa mattina del progetto di Spot e del C.U.A.

Sgomberato lo studentato occupato autogestito Spot

Con un provvedimento reso operativo in piena estate, approfittando dell'assenza in città degli studenti fuori sede, viene sgomberato uno studentato che nell'ultimo anno e mezzo ha rappresentato una soluzione alla mancanza di alloggi e al caro affitti per decine di studenti e studentesse dell'ateneo pisano. Si tratta di uno sgombero vigliacco teso a cancellare le legittime soluzioni costruite dalle lotte che in queste stagioni hanno saputo indicare le contraddizioni al fondo dell'emergenza abitativa studentesca dilagante in città.
Abbiamo occupato Palazzo Feroci per contrastare il caro affitti in città e costruire una prima, parziale soluzione all'emergenza abitativa, andando a sottrarre dai piani di alienazione dell'Università un immobile pubblico, fino a pochi anni fa ancora utilizzato come dipartimento universitario. Come segnalammo già nella Conferenza Università e Territorio dell'ottobre scorso l'emergenza abitativa studentesca va aggravandosi e investe di pesanti responsabilità tutte le istituzioni del territorio. A un anno di distanza nulla di concreto è stato fatto da questi soggetti per porre rimedio a una situazione dalle proporzioni preoccupanti. A Pisa sono 3.020 gli studenti con un reddito famigliare inferiore ai 19 mila euro e che hanno diritto a un posto alloggio per poter continuare gli studi. Il Diritto allo Studio a Pisa però ha messo a disposizione solo 1523 posti letto nell'anno accademico 2013-14, escludendo dal beneficio pertanto quasi la metà degli aventi diritto. In tutta la città sono oltre 20 mila gli studenti fuori sede che necessitano di una casa, ostaggi di un mercato degli affitti dove i prezzi variano dai 250-350 euro al mese per una singola e oscilla fra i 180 e i 250 euro per una doppia.
Questi dati sono stati riconfermati anche dal terzo rapporto sulla condizione abitativa in Toscana, presentato a Firenze meno di un mese fa a Palazzo Strozzi Sacrati, alla presenza della vice-presidente della Giunta regionale Stefania Saccardi. Eppure nulla cambia, perché queste cifre sono espressione di assetti di potere cittadini che schiacciano i giovani che si trasferiscono in questa città, aggravandone le condizioni materiali di vita e moltiplicando gli ostacoli nel proseguimento dei percorsi di studio scelti. Il rubinetto delle risorse è tenuto ben stretto da chi orchestra le politiche di investimento delle grosse istituzioni cittadine: Università, Comune e Diritto allo studio. Questi producono una scarsità che mira a valorizzare il patrimonio esistente nel verso di un arricchimento per pochi e della privazione di possibilità per i più; tradotto: l'emorragia di abbandoni all'università per mancanza di reddito non si ferma. Sono centinaia e centinaia i nostri colleghi che ogni anno sono costretti a tornare nelle proprie città di provenienza privandosi della possibilità di provare almeno a costruire un'alternativa per se stessi; chi resta invece vede moltiplicarsi i meccanismi sfruttamento e impoverimento: affitti insostenibili, lavoro precario, saltuario e sottopagato, mancanza di sbocchi dentro e dopo l'università, dequalificazione dei percorsi formativi.
L'esperienza dello studentato di via della Faggiola, Spot, occupato un anno e mezzo fa, il 16 aprile 2013 a seguito di un'assemblea d'Ateneo ha voluto indicare questi problemi, iniziando a nominare le responsabilità e riprendendosi una piccola parte di quello che ci viene sottratto. Spot ha dato casa a decine di studenti che diversamente non se la sarebbero potuta permettere, ma è stato in primo luogo un laboratorio di organizzazione sociale contro l'impoverimento impegnato nel contrastare politiche pubbliche costruite contro di noi. Occupando Palazzo Feroci abbiamo chiamato in causa le responsabilità dell'Ateneo e delle sue politiche le quali concorrono ad aggravare la precarietà abitativa. Come abbiamo ribadito anche con il blocco dell'ultimo CdA d'Ateneo, l'Università di Pisa, favorendo rendita e speculazione, ha ad esempio acquisito per 9 milioni di euro l'ex Convento delle Benedettine dal grosso immobiliarista Madonna per costruire una foresteria di lusso (ancora chiusa) per docenti stranieri. Si tratta di finanziamenti sottratti alle esigenze della didattica e della formazione per la quale paghiamo, esattamente come il programma di alienazione di immobili che oltre Palazzo Feroci comprende, ad esempio, anche Palazzo Mastiani. Per questo, al Rettore Augello e al consiglio di amministrazione dell'Ateneo, facciamo presente di come non si siano affatto liberati della “patata bollente” di palazzo Feroci: un problema socialmente radicato, se non viene risolto contrastando le condizioni profonde della sua insorgenza, non potrà che riproporsi in altre forme, con rinnovate forze pronte a costruire nuove soluzioni e aggredendo nuovi obbiettivi.
Ora, mentre la residenza del DSU di Via da Buti è lasciata vuota nonostante sia pronta e ammobiliata, la Paradisa è lasciata marcire, l'albergo comunale di Santa Croce in Fossabanda viene sottratto alla disponibilità di tutti e messo sul mercato, viene sgomberato Spot, approfondendo quel solco tra bisogni sociali reali e la loro soddisfazione entro una cornice di tutela istituzionale. Ma siamo all'inizio di un nuovo anno accademico e una rinnovata domanda sociale si imporrà con forza in città costringendo i responsabili delle politiche pubbliche a fare i conti con le proprie scelte.
Spot viene sgomberato oggi ma non si esaurisce la spinta che ha prodotto un esperimento importante. Come per l'esperienza del Lucernario Occupato della Sapienza di Roma, non sarà uno sgombero estivo a fermarci. Torneremo per organizzarci come sempre tra studenti e giovani di questa città, crescere e riprenderci le ricchezze, le possibilità e il futuro che ci volete negare!


Studentato Occupato Autogestito – Spot
Collettivo Universitario Autonomo - Pisa