Un
articolo a quattro colonne sul Tirreno di ieri traccia un bilancio in
itinere del mandato Augello alla guida dell'ateneo pisano:
mettere in vendita il patrimonio pubblico di UniPi per salvare la
baracca. Sì, perché la stretta finanziaria post riforma ha
obbligato le politiche degli atenei orientarsi nel verso di una
ragioneria che abbia come priorità il galleggiamento di una macchina
che necessita di risorse finanziarie per funzionare. Ma questo è il
già noto e se lo considerassimo come una condizione oggettiva
parleremmo delle “ragionevoli soluzioni” della governance
d'ateneo come quella, appunto, di vendere per sopravvivere o per
recuperare risorse da reinvestire. Il punto è però che questa non è
una condizione oggettiva ma determinata da interessi diversi e in
conflitto tra loro. Presentarla così significa mascherare lo scontro
in atto a tutto vantaggio di una semplificazione che vorrebbe
riconciliarci con chi ci priva di possibilità e risorse che ci
permettano di vivere quest'università per i nostri fini.
sabato 23 agosto 2014
mercoledì 13 agosto 2014
La solidarietà attorno a Spot rilancia la lotta
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Sono passati pochi giorni dallo sgombero di Spot, ma ancora è tanta la rabbia per il gesto vile della polizia che in pieno agosto si è presentata in via della Faggiola per cacciare di casa diversi studenti, con la complicità dell'assenza di parecchi di loro. La mancanza di politica da parte dell'Ateneo, responsabile dello sgombero, conferma la fragilità di questa governance, costretta a radicalizzare una distanza con il corpo studentesco per la propria incapacità di fornire risposte adeguate ai nostri bisogni sociali. Questo non ci spaventa. Anzi, i tanti messaggi di solidarietà pervenutici in questi giorni nelle più svariate forme ci fanno riconoscere nella comune condizione delle migliaia di giovani che attraversano le università oggi, impegnati a sperimentare una pratica rinnovata del conflitto sociale per affermare diritti e aspirazioni collettive. questa la posta in gioco per noi: generalizzare l'alternativa unica di vita che prende forma nella lotta. In questo risiede la concretezza di un'esperienza capace di durare un anno e mezzo curandosi di non lasciar appassire nell'inascoltata testimonianza la nostra rabbia, ma anzi organizzandola in una pratica di riappropriazione con al centro figure e bisogni reali, impazienti, ora, di rilanciare i propri progetti in un autunno di mobilitazione.
Dei tanti messaggi di solidarietà ricevuti ci piace riportarne alcuni qui di seguito dandoci con questi appuntamento nelle lotte.
Dei tanti messaggi di solidarietà ricevuti ci piace riportarne alcuni qui di seguito dandoci con questi appuntamento nelle lotte.
venerdì 8 agosto 2014
Unipi sgombera studentato occupato autogestito Spot
Alle 7.30 di questa mattina due
camionette di polizia e diverse volanti della digos si sono presentate
al numero di via della Faggiola 2 per eseguire l'ordinanza di sequestro
di Palazzo Feroci, uno stabile dell'Università di Pisa da anni tenuto
vuoto e da un anno e mezzo occupato per dare casa a decine di studenti
in lotta contro il caro affitti in città. Esattamente come per il
Lucernario della Sapienza, lo sgombero dello studentato Spot, fortemente
voluto dal Rettore Augello, arriva vigliaccamente in pieno agosto, in
una città deserta e svuotata dei suoi ventimila studenti fuori sede.
Spot ha rappresentato un'alternativa concreta di lotta all'emergenza
abitativa davanti alla passiva complicità delle istituzioni con lo stato
di cose presenti. Troppi stabili pubblici che potrebbero sanare
l'emorragia di studenti costretti ad abbandonare la città per
l'insostenibilità degli affitti vengono lasciati vuoti o messi in
vendita. Spot ha costruito su una domanda sociale una pratica concreta
di riappropriazione della ricchezza collettiva e per questo la sua
esperienza non si fermerà con lo sgombero di quest'oggi. Già nella
conferenza stampa di questa mattina, tenutasi davanti al Rettorato, gli
studenti occupanti hanno rilanciato una campagna per settembre che,
lottando contro un continuo impoverimento che ci viene fatto
unilateralmente subire, mira a organizzare quanti hanno bisogno di una
casa per poter continuare a studiare.