domenica 30 ottobre 2011

Alluvione in lunigiana: il tributo alla speculazione ambientale

Un contributo di una studentessa di La spezia del CUA.
7 morti in provincia di La Spezia, 2 ad Aulla (MS); un migliaio gli sfollati e decine i dispersi; due i ponti crollati (Colombiera e Stadano), frane e fango sulle strade e decine i paesi isolati, senz'acqua, luce, gas e linee telefoniche.

Questo è il bilancio dell'alluvione che ha colpito le terre bagnate dai due bellissimi fiumi, il Magra e il Vara: bellissimi quanto terribili.
Ma se fossi stata madre natura avrei reagito allo stesso modo.
Nell'ultimo decennio infatti il territorio è stato profondamente modificato dall'abuso da parte dell'uomo di cemento e dal disboscamento selvaggio.

Dove prima c'erano campi ora sorgono mostri architettonici lasciati a se stessi, palazzine e centri commerciali.
Dov'erano i boschi ci sono strade, case nuove, parcheggi, ristoranti e hotel di lusso.
Non bisogna sorprendersi se poi, a pioggia finita, onde anomale abbattono gli argini dei fiumi, già precari per le piene degli anni precedenti, e travolgono interi paesi (vedi Aulla) mentre altri restano isolati.
 
Prendiamo ad esempio Mulazzo evacuato per rischio frane: le fondamenta della parte storica hanno retto e reggono perchè su solida roccia, il problema sta altrove.
Il problema sta nella costruzioni nuove, recenti, che hanno ostruito i corsi d'acqua adiacenti le rocce e che sono stati canalizzati artificialmente in "sezioni idrauliche del tutto insufficienti per far transitare le piene in caso di forti piogge".

E questo è solo un esempio di come le logiche dei piani regolatori, approvati nelle varie giunte comunali, provinciali e regionali, che disciplinano l'uso del suolo, tengano in considerazione solo i profitti e gli interessi di speculatori, imprenditori e mafiosi di vario calibro.

giovedì 20 ottobre 2011

Comunicato

IL NOSTRO "BENVENUTO" A NAPOLITANO!
Noi non pagheremo il vostro debito! Abbiamo contestato Napolitano in più di un centinaio di studenti, precari, indignati ed incazzati, che non accettano più sfilate e passerelle che vogliono rimuovere CHI è responsabile della crisi e CHI ci sta facendo pagare sulla nostra pelle questo debito! Con pochissime ore di preparazione, con una città blindata, militarizzata, quella che era stata allestita come kermesse con tanto di bandierine dell'Italia, è stata interrotta dalla sempre più forte voce di tutti quelli che non si fanno più illudere, che sanno che gli obiettivi di trasformazione non si realizzano con letterine, richieste, e legittimazione di una figura che ha già ampiamente dimostrato da quale parte della barricata stare. Se l'anno scorso migliaia di studenti sono andati in corteo a chiedere a Napolitano di non firmare la legge gelmini, oggi - che quella legge è realtà, che il Presidente promuove i diktat della BCE, dopo la costruzione di una guerra Libica che con migliaia di morti vuole bloccare l'avanzata della vera rivoluzione nordafricana - il benvenuto che il movimento gli ha riservato è stato di tutt'altro tenore: non c'è più fiducia nelle istituzioni dell'austerità. Chi anche oggi ha deciso di ripetere formule di rappresentanza politica, dimostrandosi succube dei mass media che volevano dipingere la giornata di oggi come una decina di celebrolesi, si è trovato di fronte un movimento, che invece di chiedere, ha iniziato a pretendere.

CACCIAMOLI VIA TUTTI!


di seguito il volantino distribuito:


NAPOLITANO: NON C'è NIENTE DA INAUGURARE.

... Come studenti e precari ci troviamo a denunciare l'ennesima passeggiata istituzionale all'interno della nostra università. Non solo l'inaugurazione dell'anno accademico è per noi fuoriluogo: una beffa che vorrebbe far dimenticare quanto l'università riformata della Gelmini sia un cumulo di macerie; un'inaugurazione che vuole coprire insofferenza, rabbia e lotte che da anni costruiscono saperi e riappropriazione di bisogni, ostacolati e repressi in primis dalle istituzioni universitarie. Ma domani sarà anche il giorno in cui la “festa” d'apertura dell'università della crisi sarà presieduta da Giorgio Napolitano. Ci basti ricordare il suo ruolo di garante politico ed istituzionale, in complemento al governo Berlusconi, nei confronti dei diktat della Banca Centrale Europea; un Napolitano garante di tagli e finanziarie lacrime e sangue che continuano a distruggere il nostro presente ed il nostro futuro di studenti e precari. Napolitano rappresenta Austerità, orizzonte di accettazione di povertà, rinunce e sacrifici; rappresenta la continuità tra i governi nel far calare il pagamento del debito sulle spalle di tutti i soggetti sociali già colpiti dalla crisi.
E' per questo che diciamo che domani, non ci sarà solo il coro unanime delle diverse istituzioni accademiche e cittadine, ad applaudire il “padre della repubblica”: domani in piazza saremo presenti per riaffermare che non esiste alcuna alternativa possibile senza il rifiuto di pagare un debito che non abbiamo creato e per far capire a Napolitano che nelle nostre università e nelle nostre città non c'è niente da inaugurare.
Studenti indignati


giovedì 13 ottobre 2011

Volantino

Dalle università alla piazza romana. Verso e oltre il 15 ottobre!
 
La crisi economica mondiale è il risultato di anni di politiche finanziarie che hanno portato pochi ad arricchirsi sulle spalle di tanti, quei tanti che oggi sono costretti a sacrificarsi per tentare di uscire da questa situazione.

Governanti e politicanti di tutto il mondo hanno una sola ricetta contro questa crisi: politiche di austerità da scaricare sulle popolazioni che già subiscono gli effetti di un sistema che, imponendo una quotidiana precarietà delle vite, sottrae il presente e cancella il futuro.
 
La sempre maggiore distanza tra chi governa e chi è governato ha l’urgenza di essere colmata dalle lotte. E’ oggi il tempo in cui i movimenti, di tutto il mondo, stanno dando corpo al rifiuto di pagare il debito e alla pratica del diritto all’insolvenza, attaccando banche, agenzie di rating e tutti quei dispositivi che dettano le politiche di austerità.

Le piazze di Londra e di Atene, gli indignati spagnoli, gli studenti cileni, il popolo di New York, le sollevazioni del Maghreb ci parlano di una grande volontà di cambiamento all’insegna della lotta e del conflitto. Lo spazio transnazionale ci mostra popolazioni che non sono più disposte a subire le scelte dei governanti, popolazioni che non accettano più di vivere un’esistenza di sacrifici, che non vogliono pagare il debito e che, con forza, affermano la necessità di un cambiamento radicale del sistema.

La data del 15 ottobre, lanciata dal movimento spagnolo 15M, vedrà le piazze europee riempirsi dell’indignazione verso un’intera casta politica per la quale oggi non c’è più spazio.


“Che se ne vadano tutti a casa!”, è questo ciò che verrà detto e praticato nella piazza romana; non c’è più spazio per le mediazioni e non c’è spazio per le alternative di governo - né di destra né di sinistra - all’interno delle dinamiche istituzionali.
 
Per noi studenti e studentesse, precari in formazione nell’università della crisi, il 15 ottobre può rappresentare una data di inizio per cominciare a riappropriarci del nostro futuro.

L’università della crisi si palesa ogni giorno nella dequalificazione e nella chiusura dei corsi di studio, nelle aule sovraffallate, negli stages e nei tirocini gratuiti, nella casta baronale, nel sistema del 3+2, nella gerarchizzazione dell’accesso al reddito, in un diritto allo studio che diventa – con i prestiti d’onore - sistema del debito e che offre sempre meno risposte alle nostre esigenze.
 
Il 15 ottobre romano vedrà noi studenti insieme ai lavoratori, ai migranti, ai disoccupati, alle famiglie, al popolo della Valsusa e a tanti altri; tutti insieme in una giornata in cui non ci sarà spazio per le rappresentanze, in cui dal basso si alzeranno le istanze di tutti coloro a cui vorrebbero far pagare la crisi ma che non sono più disposti a delegare qualcun altro a decidere sulla propria vita.

Il 15 ottobre dovrà segnare l’apertura di un nuovo spazio in cui dare corpo alle nostre esigenze, un nuovo spazio in cui non sarà più permesso a coloro che vorrebbero governarci, di rinchiudersi nelle stanze dei palazzi e decidere sulle nostre teste; uno spazio in cui, raccogliendo il vento che proviene dall’altra sponda del mediterraneo, i movimenti prendano in mano le redini e percorrano le strade di un reale cambiamento dell’attuale stato di cose.

CONTRO LE POLITICHE DI AUSTERITA’
CONTRO LA PRECARIETA’
CONTRO LA CASTA POLITICA
PER UN 15 OTTOBRE DI LOTTA E DI CONFLITTO

CUA – Collettivo Universitario Autonomo

 
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