domenica 20 febbraio 2011

Antagonist* contro la crisi (meeting)

Palermo 5-6 Marzo@Studentato Occupato Anomalia

Da anni, indagare, prevedere, costruire antagonismo è il punto di partenza da cui muovono gli appuntamenti che abbiamo organizzato. Pochissimo tempo è trascorso dalle due giornate di Bologna di Antagonisti Contro la Crisi, e lo scoppio di una significativa stagione di movimenti su scala nazionale ed internazionale; se poco tempo è passato, tanti fattori sono mutati, nel segno e nel significato, e nuovi spazi di conflitto ed antagonismo si sono aperti.

Nasce da qui l'esigenza di un nuovo appuntamento attraverso cui aggiornare e condividere le analisi oltre che dare corpo alle ipotesi.

Le mobilitazioni dell'ultimo scorcio del 2010, durante le quali a decine di migliaia nelle città italiane sono scesi nelle strade a costruire e praticare conflitto, hanno dato vita ad un percorso di lotta che ha preso le mosse dalla questione dell'università sin da subito generalmente avvertita però come pretesto, come grimaldello in grado di permettere al soggetto protagonista di quelle giornate di esprimersi sul generale, di portare una critica di sistema. Un movimento di giovani e giovanissimi precari/e, in gran parte alla loro prima esperienza politica, che hanno risposto sì all'ennesimo ed ulteriore attacco all'università ma anche, e soprattutto, al furto di futuro e ad un presente di squallore e stagnazione sempre più invischiato nel pantano della crisi.

La propensione al conflitto, il rifiuto di ogni forma di mediazione, la capacità di individuare con lucidità i rapporti di inimicizia sono stati il patrimonio condiviso di un'ondata di mobilitazioni che hanno attraversato l'intero continente europeo e stanno sconvolgendo il mediterraneo.

Le strade di Tunisi e del Cairo, con tutta la loro problematicità, sono state la risposta migliore alle politiche di austerity che, declinate retoricamente da ciascun 'paese' a proprio modo, stanno colpendo le vite di lavoratori, precari e disoccupati.

In queste lotte planetarie comincia ad emergere ancora in forma embrionale ma potenzialmente devastante per il potere, quel soggetto che trasversalmente ai luoghi delle rivolte , vive le stesse condizioni di precarietà e condivide pratiche di piazza, linguaggi e rivendicazioni.

Soggetto e linguaggio: dal "que se vayan todos" dei giovani precari italiani alla "Dégage-mania" tunisina il passo è breve (non soltanto, anche se la cosa ha una sua rilevanza, in termini geografici). Il vortice di proteste che dal Maghreb al Mashrek passando per lo Yemen e il Bahrein, con propaggini fino alle pur differenti piazze iraniane e irachene, sta costruendo un immaginario attorno quella "rivolta dei giovani" che è riuscito a fare immediatamente da ponte tra quelle lotte e il 14 Dicembre romano. Rivolte che segnano il passo dell'opposizione internazionale alla crisi, riproponendo le tematiche di uno scontro di classe che (finalmente) si rimanifesta nei luoghi d'origine - il diritto a resistere nei propri paesi oltre alla fuga da essi - con fortissima carica antagonista, chiarezza d'analisi e parole d'ordine, capacità di generalizzare e d'organizzare contropotere e radicalità di piazza. Conflitti che si danno al tempo di una crisi che, insieme alla fortezza-Europa, trascina con sé gli storici alleati dei paesi “occidentalizzati” nel mediterraneo.

Allargando il quadro analitico i tentativi che i vari governi nazionali hanno approntato per portare fuori dalla crisi le loro economie hanno conosciuto, ad oggi, solo frustrazioni e battute d'arresto. Accanto al fallimento del change obamiano, fino alla completa débacle delle elezioni di mid-term che hanno sancito, elettoralmente, il definitivo stop a green-economy, riforma sanitaria e altre velleità riformistiche, appaiono evidenti le difficoltà del vecchio continente con la locomotiva Germania chiamata a fronteggiare i collassi dei paesi periferici del sistema-Europa. Un quadro che sembra mostrare a livello globale l'incapacità per il comando capitalista di tirarsi fuori da questa congiuntura (sempre più strutturale invero). Uniche eccezioni a ciò alcuni paesi emergenti (Brasile e India su tutti) e la Cina che, apparentemente immune alla crisi, è però pure lei attraversata da una diffusa tensione sociale.

Interessante è poi il caso italiano in cui il ricorso sistematico e generale alla cassa integrazione e il taglio della spesa pubblica sono stati elementi centrali della strategia del governo della crisi. Una strategia tutta volta al contenimento dell'emergenza, incapace di contrastare i fenomeni di dissoluzione in atto nel tessuto economico o di fronteggiare, un esempio su tutti, la devastante crescita della disoccupazione giovanile. Di fronte all'incapacità della "politica" di dare risposte che non siano solo di contingenza, l'onere dell’attacco di classe è stato in parte assunto dalla FIAT di Marchionne che, col tacito ma incondizionato appoggio del governo, ha immediatamente agito il programma di riorganizzazione reazionaria nei suoi stabilimenti. L'incapacità mostrata dal governo Berlusconi di dare risposte programmatiche alla crisi non potrà che aggravarsi di fronte all’approfondimento della stessa e la probabile caduta del governo, innestata su un panorama di estrema debolezza di tutte le compagini elettorali che si vanno delineando (con l’eccezione, forse, della Lega Nord). Debolezza della classe parlamentare che si palesa in tutto il suo degrado proprio in queste settimane in cui, all’attacco ai diritti dei lavoratori, alle rivolte mediterranee, alle condizioni economiche di un paese in pesante recessione, si sostituisce il pubblico clamore sulle lotte intestine alla casta politico-istituzionale, i suoi scandali e il degrado del potere. Le manifestazioni oceaniche del 13 febbraio hanno poi evidenziato una composizione e delle istanze contraddittorie, unificate da un comune senso di frustrazione per una situazione non più tollerabile. Un anti-berlusconismo che eccede l’opposizione alla sola figura del premier ma non riesce a parlare coi soggetti e le istanze che hanno attraversato questo autunno-inverno di lotte: gli studenti e le nuove generazioni, figlie della precarietà; i lavoratori metalmeccanici oppostisi al ricatto Marchionne-Fiat; i movimenti a difesa dei territori e dei beni comuni. Aporie e spazi su cui è necessario però lavorare e intervenire, dentro una prospettiva di radicalizzazione politica di piazze che potrebbero tornare presto a riempirsi.

Questo il quadro di massima in cui troviamo a muoverci in queste giornate. La crisi comincia a delinearsi come il campo in cui organizzare ed agire il conflitto. Un campo di cui la nostra controparte conosce la morfologia e nel quale organizza e mette in atto offensive volte a scompaginare i punti di resistenza che incontra per i suoi piani di restaurazione. Un'offensiva portata, ad esempio, contro il movimento operaio e le sue componenti ancora vitali col ricatto di Pomigliano e Mirafiori.

Ciò che ci troviamo di fronte è dunque un panorama ricco di contraddizioni in cui i termini del conflitto (che sebbene ineliminabile è stato a lungo occultabile) appaiono sempre più scoperti e stridenti ed in cui si aprono prospettive di vittoria impensabili fino a poco tempo prima. In un orizzonte quasi totalmente sgombro da tutte le strutture che garantivano tradizionalmente la mediazione nei territori, agendo da normalizzatori e tentando di disinnescare tutte le occorrenze di conflitto su cui avevano possibilità di intervenire. I processi, già in atto da tempo, di delegittimazione di tutte le forme della rappresentanza a ciò deputate, paiono aver conosciuto una accelerazione irreversibile, sgombrando il campo da molte delle remore che ostacolavano il dispiegarsi dei movimenti in tutta la loro forza.

Così, ci pare, si delinea il quadro generale da cui far partire la discussione e su cui costruire l'agire dei mesi a venire.


Programma della due giorni:

Sabato 5 Marzo, ore 16.30 - Assemblea plenaria seminariale


  • Governi della crisi: quadro internazionale e declinazione italiana(a cura di csoa Askatasuna - Torino)
  • Nuove insorgenze e soggettività in lotta: le rivolte/rivoluzioni nel Mediterraneo (a cura del laboratorio Crash - Bologna)
  • Il fuoco della conoscenza: le lotte degli studenti italiani tra riforme e precarietà (a cura di Collettivo Universitario Autonomo – Palermo)
  • Il Sud sospeso tra la narrazione dell'arretratezza e la materialità della valorizzazione capitalista (a cura di Assemblea Autonoma Palermitana).

A seguire Cena sociale + concerto Assalti Frontali

Domenica 6 Marzo, ore 10.00

Workshop - Metropoli e territori - Università - Studenti Medi - Infoaut

A seguire Pranzo sociale

Domenica 6 Marzo, ore 16.00

- Infoaut 3.0, prospettive per l'informazione di parte (a cura di Infoaut - Bologna)

Assemblea plenaria di chiusura dei lavori