martedì 30 ottobre 2012

Comunicato di solidarietà alla Verdi15 sgomberata

RESISTERE CON LA VERDI 15 OCCUPATA!
IL DIRITTO ALLO STUDIO NON SI TOCCA!

Da Pisa compagne e compagni, studentesse e studenti esprimono solidarietà con gli occupanti della residenza Verdi15 sgomberata.

Le esperienze di riappropriazione collettiva dal basso del diritto allo studio non possono esser fermate dagli stessi soggetti – affaristi e speculatori alla guida politica degli enti regionali - che del diritto allo studio fanno scempio e saccheggio.

La Verdi15 rappresenta per tutti noi un esempio da seguire e riprodurre. Dentro la crisi,  la riappropriazione e l’autorganizzazione nelle lotte sono  l’unica alternativa alle politiche della governance che ci impoveriscono ogni giorno di più.

Come nel caso dell’occupazione pisana della palazzina di via La Pergola, le lotte e la cooperazione dal basso si dimostrano capaci di rispondere ai bisogni del precariato giovanile in formazione. I beni materiali e gli immobili oggetto di speculazione e delle politiche di smantellamento delle garanzie sociali minime vengono restituiti alla città e alla condivisione sociale.

Torino, sgomberata la Verdi15. Cariche contro gli studenti

Verso le 10 di questa mattina, cogliendo di sorpresa i numerosi studenti e studentesse che da mesi avevano dato il via all’occupazione, reparti della celere hanno fatto irruzione all’interno della residenza universitaria di via verdi 15 a Torino. Gli studenti e le studentesse che si trovano in questo momento all’interno della residenza –circa 80- vengono portati di peso al piano terra della struttura e per alcuni di loro si sta procedendo alla loro identificazione. L’intenzione ancora una volta è quello di voler dimostrare nel consueto modo becero, un uso politico degli organi di polizia, timorosi probabilmente di un autunno che si preannuncia ricco di mobilitazioni. L’importante esperienza che da mesi si porta avanti alla Verdi 15 occupata è fulcro di aggregazione politica e sociale. Lo sgombero che si sta svolgendo in questo momento non solo è una scelta politica ma anche una scelta dettata da una preoccupazione (ci viene da chiedere) rispetto alle mobilitazioni studentesche imminenti.  Attualmente le vie adiacenti alla residenza universitaria sono completamente militarizzare e bloccate al traffico, mentre fuori si stanno radunando numerosi studenti e studentesse  per portare la loro solidarietà all’esperienza della verdi 15 e agli studenti e studentesse che fino a questa mattina hanno abitato nella residenza, ridandogli vita. Dagli ultimi aggiornamenti, la celere schierata in modo compatto sul lato di via rossini adiacente alla residenza, ha caricato gli studenti e le studentesse riunite fuori dalla struttura. Il presidio continua ad essere sempre più numeroso. Non finisce qui!

lunedì 29 ottobre 2012

C.U.A. FEST!

In nome della sua ristrutturazione permanente l'università restringe sempre più i suoi spazi. La crisi irrompe con l'aumento delle rette, il taglio delle borse di studio la riorganizzazione della didattica, l'austerità piega al sacrificio la crescita formativa imponendoci come unico orizzonte la svalorizzazione.

Forzare i limiti dettati dalla crisi significa ribaltare ogni terreno d'impoverimento in un terreno di lotta: il CUA FEST inizia a tracciare questo terreno in università. Due giorni per mettere ass
ieme le nostre risorse e iniziare a immaginare per i mesi a venire la costruzione di un' esperienza collettiva attraversata dalla potenza dei saperi.
...da qualche parte in università...

VERSO E OLTRE UN'ASSEMBLEA D'ATENEO CONTRO L'IMPOVERIMENTO STUDENTESCO

Ci interessa esprimere un punto di vista autonomo sull'università, partendo dalle assemblee di (ex) facoltà svoltesi il 10 ottobre, affinchè si elabori un discorso comune forte - utile alla costruzione della prossima Assemblea di Ateneo - sullanecessità della ripresa del conflitto nel mondo della formazione.

All'assemblea tenuta al polo Fibonacci, la ricchezza degli interventi e la diversificata partecipazione dei soggetti che hanno preso parola (dalle matricole, ai “fuoricorso” fino alla figura sempre più presente dello studente-lavoratore) ha dimostrato un bisogno di discussione che è andato assolutamente oltre l'informazione della giornata di mobilitazione studentesca di venerdì 12 ottobre lanciata nazionalmente dai sindacati studenteschi. È emersa in quella sede una eterogenea composizione universitaria (sia di realtà organizzate sia di singoli studenti e precari) che si è appropriata di quello spazio per discutere, anche se in maniera caotica, su “come riprendere le lotte”, partendo immediatamente dalle esigenze concrete: gli spazi, le aule, il reddito, la precarietà, il ruolo delle istituzioni universitarie – a partire dalla gestione del “caso sapienza” - come parte del problema, e non della soluzione.

Le assemblee di Lettere e Scienze Politiche hanno avuto pochissima partecipazione: la poca pubblicizzazione (fino al giorno prima non si sapeva luogo ed ora) e la convocazione “centrata” sulla manifestazione del 12 ha prodotto per lo più un battibecco tra i differenti soggetti organizzati, bloccando la possibilità di discutere e di organizzare collettivamente le “nostre risposte” alla crisi dell'università ed alla continua espropriazione di reddito.

L'assemblea svolta ad Ingegneria è stata emblematica della disparità potenziale che si è palesata in queste prime assemblee tra la “ricchezza” della domanda di cambiamento da una parte, e la povertà e l'inadeguatezza delle forme di organizzazione di movimento dall'altra. Infatti una massiccia presenza, soprattutto di matricole e giovanissimi, è stata riscontrata fino alla fine dell'assemblea; segno di una soggettività in formazione – al pari delle altre facoltà scientifiche – che non vuole arrendersi all'immiserimento delle proprie condizioni né adeguarsi alla ristrutturazione aziendalistica dell'università. D'altra parte questa presenza non si è fatta protagonismo né organizzazione. Piuttosto è la modalità di conduzione dell'assemblea, fatta esclusivamente di slide, “spiegazioni” e di soli interventi programmati, a produrre “utenza” piuttosto che costruire mobilitazione collettiva .

C'è un bisogno di mettersi in gioco, accresciuto dall’agghiacciante svalorizzazione di tutto il mondo universitario, palpabile tutti i giorni, anche in quelle che sono le esigenze più materiali dello studente che vengono a mancare: aule strapiene che ci costringono a seguire lezioni dal corridoio, disservizi causati dalla cancellazione delle facoltà e il relativo caos su come e dove seguire determinati corsi, monetarizzazione del servizio mensa con le fasciazioni in base al reddito, borse di studio che vengono assegnate solo sotto il ricatto dello studio intensivo.

lunedì 22 ottobre 2012

Fuori i fascisti dall'Università!

I FASCISTI ALL'UNIVERSITA' DI PISA NON SONO I BENVENUTI
Come studenti e studentesse dell'università di Pisa riteniamo una provocazione in perfetto stile neo-fascista la presenza annunciata in questi giorni di personaggi legati al mondo neo-fascista, di quella galassia che lega classe politica in sfacelo del PdL con ambienti neo-fascisti come Casa Pound.
Riteniamo inaccettabile per chi come noi studenti ogni giorno lotta e fa i conti con la precarietà e l'impoverimento causati da anni di politiche del governo Berlusconi e del cosiddetto governo tecnico appoggiato da questi neo-fascisti, vedersi intrufolare pesonaggi che travestono la propria appartenenza alla cultura dell'odio con improbabili maschere culturali. La strumentalizzazione politica della questione nord-irlandese da parte di questi neofascisti è inaccettabile, così come è inaccettabile la presenza in Università di chi bazzica nelle sedi di Casapound.
Per questo oggi ci riprendiamo gli spazi universitari di Palazzo Ricci, per rivendicare l'antifascismo non come pratica nostalgica e di puro esercizio storico, quanto come valore partigiano di chi ogni giorno si batte contro l'affermarsi di pratiche razziste e sessiste.
Occupiamo Palazzo Ricci anche per iniziare una campagna di mobilitazione contro una dipartimentazione, frutto dell'applicazione della Riforma Gelmini, che “centralizza” l' amministrazione degli spazi, e che sotto dispositivi apparentemente “tecnici”, cerca di normalizzare i luoghi della nostra formazione, concedendo agibilità politica a questi tristi personaggi.
OCCUPIAMOCI DELLE NOSTRE FACOLTA'

Studenti e studentesse antifascist*

sabato 20 ottobre 2012

CORTEO: NO ALLA GUERRA! NO ALLE SPESE MILITARI! NO EL ALAMEIN!

Sabato 27 ottobre a Pisa la Brigata Paracadutisti Folgore commemorerà il 70° anniversario della battaglia di El Alamein, nella quale venne sconfitta assieme alle forze naziste. Si tratta di una parata nostalgica, di uno sfoggio di armi e strumenti di morte che radunerà fascisti, estremisti di destra e guerrafondai da tutta Italia. Una vergogna per la città, che vedrà l'occupazione e la militarizzazione dello stadio, di Piazza dei Miracoli, dove si svolgeranno le celebrazioni e delle zone circostanti.

Nella guerra non c'è niente di valoroso, niente da festeggiare, tanto meno in una guerra fascista.


Ma queste non sono soltanto celebrazioni nostalgiche: da sempre celebrare le guerre del passato serve a giustificare quelle del presente, a preparare le guerre di domani.
La Folgore è stata infatti in prima fila in numerose missioni “umanitarie”, tra cui le guerre di occupazione in Afghanistan e Iraq, ed è stata spesso protagonista di violenze e brutalità contro la popolazione civile. Intanto il governo ha deciso negli scorsi mesi di bombardare l'Afghanistan e dopo l'attacco alla Libia, in Siria si aprono nuovi scenari di guerra. Monti lo ha detto chiaramente più volte: “Siamo in guerra”.

È la guerra condotta dal governo contro lavoratori e lavoratrici per aumentare i profitti delle banche e degli industriali, per proteggere i privilegi della Chiesa e della casta militare. È la guerra del governo contro qualsiasi dissenso interno, che militarizza i territori e reprime chi solleva la testa.

Quella che si terrà a Pisa il 27 ottobre sarà la celebrazione della rapina quotidiana nei confronti dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, degli studenti e delle fasce più deboli della popolazione. Il governo Monti e l'UE impongono sempre maggiori sacrifici, ci dicono che le casse sono vuote, ma i soldi ci sono!
Infatti mentre crollano salari e diritti, mentre aumentano licenziamenti, tasse e tagli al sociale ed all'istruzione, la casta militare non rinuncia alle proprie autocelebrazioni ed ai propri privilegi. Le spese militari complessive per il 2012 in Italia sono di 30 miliardi, oltre 10 miliardi nei prossimi anni per l'acquisto di cacciabombardieri F35, per le missioni all'estero sono spesi 1,4 miliardi di euro, e intanto l'industria bellica fa affari d'oro.

mercoledì 10 ottobre 2012

Il nesso tra accreditamento e riproduzione nella creazione del debito studentesco

 
Le parole di uno studente sull’imporsi del debito a partire dalla selezione universitaria

Un’ipotesi di conricerca, incontro e costruzione di lotta partendo dai test d’ingresso.

Cosa significa parlare di indebitamento studentesco? Per il futuro prossimo possiamo ragionevolmente prevedere la sopravvivenza – sebbene in forma sempre più sottofinanziata e monetizzata – degli istituti tradizionali di beneficio per il diritto allo studio (borse, alloggi, ristorazione, agevolazioni nella tassazione etc.) in favore dei “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi”. Eppure, accanto alla spettralizzazione del welfare, si scorge avanzare un complesso di dispositivi sempre più invasivi di finanziarizzazione dell’auto-garanzia della formazione e della possibilità della formazione.

La dicotomia diritto/possibilità alla/della formazione articola una segmentazione interna a una medesima composizione, al fine di estrarre plusvalore direttamente dalla riproduzione sociale della stessa composizione. Agiscono infatti due processi opposti e complementari di valorizzazione capitalistica, nella fabbrica cognitiva: la produzione e la riproduzione di soggetti formati, ovvero l’investimento su un capitale umano e la sua rendita. Il primo è garantito come un diritto sub conditione dimostrando merito, crediti maturati alla mano; il secondo è un accesso – come una possibilità – a un circuito di valorizzazione comunque limitato.

Si tratta infatti di moltiplicare gli sbarramenti. Creare artificiosi debiti formativi significa creare e alimentare un sistema dell’accreditamento continuo al quale viene legata la possibilità della riproduzione materiale della propria condizione. Per continuare a studiare e colmare il debito formativo si finisce per indebitarsi concretamente. In questo passaggio, nel nesso tra accreditamento e riproduzione, si produce, in maniera coatta, una soggettività indebitata. La riproduzione è funzione dell’accreditamento e può esser soddisfatta solo da un indebitamento materiale.

I test non selettivi per i corsi di laurea triennali non a numero a chiuso – altro capitolo analogo andrebbe aperto sui test dei corsi di laurea a numero chiuso – rispondono esattamente a questa logica. Se non superati i test impongono inoltre l’iscrizione d’ufficio al tempo parziale. Si tratta di un altro meccanismo di disciplinamento dei tempi di studio e di lavoro: uno sbarramento che rinvia, entro una misura ad hoc, il traguardo dell’accreditamento affinché l’ateneo, nella sua “contabilità”, non si trovi con troppi “fuori corso”, risultando in questo modo “non virtuoso” e dunque non beneficiario della ripartizione della parte premiale del fondo di finanziamento ordinario statale.

Ecco gli effetti concreti, sulla materialità delle nostre condizioni, delle politiche d’impoverimento dell’università. Altro che una nominale “difesa della cultura”, verrebbe da dire…

martedì 2 ottobre 2012

La lotta paga! Riaperto l'ex S.E.U.



A poco più di sei mesi dall'occupazione dell'ex S.E.U la governance universitaria deve fare un passo indietro e resitituisce gli spazi di via Curtatone e Montanara agli studenti. Ancora una volta nella città di Pisa la cooperazione dal basso degli studenti e del precariato sociale nega la speculazione sul patrimonio pubblico, impone un nuovo indirizzo e riapre alla condivisione comune gli spazi fatti oggetto della dismissione del welfare e dei servizi.
 L'ex tipografia universitaria – Servizio Editoria Universitaria - che vendeva dispense a prezzo di costo venne chiusa dal D.S.U. perché ritenuta non abbastanza remunerativa. Le dispense universitarie iniziarono a essere stampate alla PLUS, una casa editrice legata all'università. Un'operazione che vedeva lievitare notevolemente i costi delle dispense per gli studenti, chiudeva uno spazio e tagliava un servizio.
Non dimentichiamo che l'occupazione dei locali dell'ex S.E.U. è stata fortemente osteggiata dal D.S.U. il quale ha impedito in tutti i modi che gli spazi venissero riaperti e che le istanze studentesche si affermassero. Grazie a un percorso condiviso e alla determinazione di quanti lo hanno intrapreso ora gli spazi sono stati riaperti e assegnati alle associazioni studentesche. Ma questo non basta. Le politiche di dismissione del welfare studentesco continuano. Altri spazi verranno riaperti perché sappiamo che la riappropriazione concreta del diritto allo studio e del nostro welfare risiede nel nostro protagonismo sociale, nel nostro agire comune, nelle nostre occupazioni.