CE N'EST QU'UN DEBUT... CONTINUONS LE COMBAT!

mercoledì 20 novembre 2013

Univercity Uprising!

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Programma:

Mercoledì 4
h.15 Assemblea al Pratone. “Le parole chiave della sollevazione
Gli spazi di mobilitazioni aperti dal 19oct. interrogano anche il mondo della formazione e dei giovani: erano decine di migliaia gli studenti e i precari quel giorno che con rabbia e determinazione hanno costruito la piazza e praticato gli obiettivi insieme a occupanti di case e movimenti territoriali. Quali domande porci e su quali concetti ragionare per costruire ai bordi tra università metropoli lotte che possano comporre il soggetto giovanile dentro l'energia politica che abbiamo visto da Roma ritornare nei territori?
In questa assemblea di apertura della tre giorni ci interessa dialogando in maniera aperta e produttiva confrontarci su alcune parole chiave come Sollevazione/Assedio, Soggetto Giovanile, Riappropriazione, Bordi dell'università.

domenica 17 novembre 2013

Irruzione al Pisa Book Festival. Reclamiamo reddito!

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Questa mattina studenti e studentesse hanno fatto irruzione senza pagare il biglietto alla seconda giornata del Pisa Book Festival, fiera dell'editoria indipendente. All'undicesima edizione del festival infatti per la prima volta è stato imposto un biglietto di 4 euro (3 per gli studenti unipi). Dopo qualche tafferuglio all'ingresso gli studenti si son conquistati il diritto a non pagare per una fiera i cui costi sono scaricati tutti su utenti/lettori e banchettari/editori, ma il cui prodotto viene smerciato a tutto beneficio dell'immagine della Pisa liberal e progressista perché città di cultura e sapere.

L'assessore alla cultura del comune di Pisa, Dario Danti, alfiere di queste politiche, è intervenuto nel tentativo di pacificare la protesta, incontrando però l'ostilità dei manifestanti i quali hanno invece ricevuto la solidarietà di numerosi visitatori della fiera. Numerosi piccoli editori hanno inoltre boicottato la partecipazione al festival, non riuscendo a sostenere l'affitto di 450 euro per lo stand. L'azione di oggi ha rotto il meccanismo di questo carrozzone, basato sulla politica culturale della governance locale, fatta di investimenti a costo zero e scaricata tutto sull'attivazione dei precari del mondo dell'editoria e sulla riduzione del pubblico di lettori a utenza alla quale strappare reddito con i biglietti.

venerdì 15 novembre 2013

#15n: assediata Fossabanda, occupato l’ex centro per l’impiego

Numerosi picchetti in differenti punti della città hanno dato inizio a questa importante data di mobilitazione; davanti alle scuole e alle facoltà fin dal mattino hanno cominciato a radunarsi gli studenti, mentre inquilini resistenti e moltissimi abitanti di Sant’Ermete presidiavano fin dalle prime luci dell’alba due appartamenti di famiglie sotto sfratto per morosità incolpevole.
Nel quartiere di Cisanello, Kabir, lavoratore precario delle pulizie nei magazzini, e sua moglie aspettavano la visita dell’ufficiale giudiziario. Quest’oggi la forza pubblica, che negli ultimi due accessi aveva provato ad eseguire lo sfratto (incontrando una resistenza determinata, per la quale cinque persone si sono viste recapitare una denuncia) non era presente; troppo impegnata a gestire l’andamento della manifestazione ed a presidiare gli eventuali obiettivi sensibili.
Nonostante dopo settimane di mobilitazione la situazione per questa famiglia sembrava essere arrivata ad uno sbocco, con la proposta strappata ai servizi sociali di un’assegnazione straordinaria di alloggio popolare, i proprietari e l’ufficiale giudiziario, evidentemente esasperati dal vedere continuamente violata la loro autorità, hanno provato a colpire i meccanismi di solidarietà e resistenza degli sfrattati. Per la prima volta un ufficiale giudiziario ha deciso di non comunicare alla famiglia la data del rinvio, provocando e minacciando con frasi del tipo: “Vediamo se riuscite a presidiare questa casa 24 ore al giorno, io torno quando mi pare e lo sbatto fuori!”

giovedì 14 novembre 2013

Verso il #15N le lotte si organizzano, strappano e avanzano

Alla vigilia del #15N le lotte sociali in città sembrano trovare parole e pratiche comuni. I processi hanno assunto dinamismo nello scontro con le istituzioni locali – Partito Democratico e amministrazione comunale in testa - ricomponendo attorno al nodo delreddito e della riappropriazione del patrimonio pubblico un discorso di parte portatore di un'alterità non reintegrabile. Dalle lotte per la dignità del diritto all'abitare, alla resistenza agli sfratti, fino ai contesti del mondo della formazione media e universitaria, il respiro di movimento del #19O romano si misura non su quanto sui territori si accorcino le distanze dai palazzi ma, paradossalmente, su quanto sia chiara la linea di demarcazione da questi. È il momento di far maturare una parte in lotta e questa si riconosce prima nella distanza dai suoi nemici. 

È interessante risalire alcuni dei fili che in queste settimane recenti si sono intrecciati. L'innesco anche di processi di ricomposizione politica di movimento si ritrova sempre nell'attivazione di soggettività reali che in dimensioni collettive di scontro maturano una volontà di organizzazione per rompere i rapporti esistenti, ribaltarli e instaurarne di nuovi. Attorno a questa capacità di rottura degli equilibri della governamentalità dei contesti sociali si costruisce la possibilità di spostare senso comune, ovvero – banalmente – di trasmettere la fiducia che è possibile vincere, strappare reddito e dignità se ci si mette di traverso.

Contro l'ipotesi che contempla il conflitto come prodotto dell'immaginario da confezionare nella maniera più rassicurante possibile, senza rischio, la lotta nel quartiere di Sant'Ermete parla di giovani, donne e uomini, anziani e meno anziani che hanno deciso di invertire il verso del conflitto sociale vissuto giorno per giorno sulle proprie spalle. Non più subirlo dall'alto verso il basso ma agirlo dal basso verso l'alto. È servito mettersi assieme, conoscersi e riconoscere i propri bisogni, articolare come punto di non ritorno i desideri collettivi condensati nelle rivendicazioni di casa e dignità per il quartiere. È stato necessario individuare i meccanismi di dominio delle forme di un welfare del debito, della minaccia e della povertà. Attaccare significa prima di tutto affermare di non voler subire più, di non esser più disposti ad accettare i ricatti degli assistenti sociali. Significa piantare le tende nel quartiere per non levarle fino a quando non si raggiungono gli obiettivi. Significa rischiare e non avere più paura.

martedì 12 novembre 2013

Assemblea d'ateneo occupa verso il #15N

Questa mattina si sono trovati studentesse e studenti dell'ateneo di Pisa in un'assemblea al Polo Carmignani per discutere delle problematiche che in questo periodo e da diverso tempo affliggono la nostra università e impoveriscono il nostro welfare. Un centinaio di studenti e studentesse hanno messo al centro della discussione il problema della ricchezza sociale, della sua distribuzione e di come organizzarsi per riappropriarsene contro le politiche della governance cittadina.
Già l'occupazione di ieri mattina dell'albergo, attualmente di proprietà del comune, di Santa Croce in Fossabanda ha posto nuovamento il problema della destinazione del patrimonio immobiliare pubblico. Questo è stato un primo gesto indice della necessità di riappropriazione di spazi pubblici che altrimenti sarebbero svenduti a speculatori privati o ingeriti in piani di alienazione per il finanziamento di opere pubbliche.
In particolare questo stabile sarebbe capace di ospitare centinaia di studenti e una mensa per quei poli didattici segregati in zona Piagge. Più volte era stato chiesto in sede istituzionale che fosse concesso Fossabanda al DSU, ma le richieste non sono mai state accolte. Anche ieri lo stesso muro di gomma è stato eretto dalle istituzioni.
Ma dall'assemblea di oggi si è voluto dare un forte segnale di attacco alle scelte politiche di chi ci espropria delle nostre risorse pubbliche. I partecipanti sono usciti in un corteo che ha percorso le strade della città, passando attraverso il Polo Fibonacci, un simbolo della carenza di fondi che dallo Stato vengono concessi agli studi, e muovendosi verso lo studentato mai aperto di via Da Buti, rivendicando passo dopo passo la legittimità delle lotte e la carenza di interventi da parte di chi, istituito, dovrebbe garantire il diritto allo studio.
Il corteo ha occupato lo stabile con l'intenzione di tenerlo per l'intera giornata di oggi e renderlo la sede dell'assemblea cittadina indetta per stasera alle 21.30 verso la mobilitazione del 15/11 p.v. per una nuova politica di welfare studentesco e sociale.


Di seguito riportiamo il report dell'assemblea d'Ateneo e il comunicato d'occupazione

giovedì 7 novembre 2013

Da Pisa studentato occupato Spot con la Verdi15


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Oggi 7 novembre, a pochi giorni dalla data che avrebbe visto la Residenza Verdi 15 di Torino compiere un nuovo anno di occupazione, siamo stati costretti ad assistere, per l’ennesima volta, ad uno sgombero atto a radere al suolo uno di quei tanti percorsi di riappropriazione che attraversano l’Italia.
La Verdi 15 nasce a Torino nel gennaio 2012 come residenza per tutti quegli studenti borsisti che ogni anno di più si vedono negare il diritto allo studio e all’abitare e con il passare del tempo è diventata un luogo simbolo per la sua città. Un luogo di socialità, di aggregazione, di volontà di riappropriarsi di ciò che dovrebbe essere di tutt*, in un panorama, a noi più che familiare, dove gli studenti e i precari si ritrovano ad essere i primi colpiti dalla crisi che stiamo vivendo. La residenza dopo un anno di occupazione ha subito uno sgombero che non l’ha vista fare un passo indietro bensì riprendersi altre due Verdi 15 che hanno continuato il percorso iniziato tempo prima.
Lo sgombero di questa mattina dà segno della forte repressione presente nelle nostre città e del tentativo di arginare quei progetti che vanno contro tutto ciò che ci viene quotidianamente imposto e che rendono le nostre vite sempre più precarie. A Torino, come a Pisa. Affitti sempre più cari, borse di studio inesistenti sono tutte conseguenze dei tagli alle risorse che ci sono, ma che non vengono investite nell’università, negli alloggi per gli studenti, negli spazi che attraversiamo tutti i giorni come precari di questa società. Per questo le risposte che troviamo da soli a queste esigenze non vengono accettate anzi represse in qualsiasi modo, da questura e autorità.
Non saranno a fermarci né uno sgombero dai metodi abominevoli come quello di stamattina che ha visto ragazzi e ragazze picchiati, insultati, apostrofati per nome né le intimidazioni e provocazioni della polizia, come quelle che qua a Pisa hanno colpito Spot gli scorsi giorni, quando con la scusa di un’ispezione in prospettiva di un imminente sgombero hanno tentato di entrare all’interno del nostro studentato.
Come student* e occupanti di Spot diamo la nostra solidarietà ai ragazz* della Verdi 15 continuando la lotta verso la riappropriazione e l’assedio a chi abita quei palazzi del potere che non ci vedranno mai fare un passo indietro. 


Spot - Studentato Occupato Autogestito
Collettivo Universitario Autonomo -  Pisa 

Sant'Anna e Normale: le mani sulla città

In questi giorni si riapre il dibattito sul blocco del turn-over, previsto dalle leggi Gelmini sull'Università, il cui limite è fissato al 20% delle risorse rientrate da pensionamenti e cessazioni dell’anno precedente.
Il 17 ottobre è stato pubblicato il DM che riguarda la ripartizione dei Punti Organico per l'anno 2013 ed è subito balzato agli occhi il fatto che alcuni atenei hanno un incremento sino e oltre il 200% dei loro punti mentre altri non raggiungono neanche la soglia del 20%.
In cima alla lista degli atenei che hanno praticamente raddoppiato l'assunzione del personale per l'anno prossimo troviamo la Scuola Superiore Sant'Anna e la Scuola Normale, entrambe di Pisa.
Subito sotto troviamo altri atenei prestigiosi del centro-nord. Decisamente più in basso compaiono gli atenei del centro-sud: tra i più penalizzati la Federico II di Napoli e l'università di Bari che non arriveranno neanche a coprire il 10% dei punti organico nel 2013.

Com'è potuta darsi una disparità così eclatante?
Dal 2012 è stata introdotta una disciplina per il monitoraggio e la valutazione delle politiche di bilancio degli atenei, un indicatore per assicurare la sostenibilità e l’equilibrio della gestione economico-finanziaria e patrimoniale delle università (ISEF). Questa disciplina valuterà il “merito” di ciascun ateneo e in base a ciò verranno erogati i premi stanziati dal Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO).
A ciò si aggiunge sia la spending review di Monti per la quale il turn over viene calcolato sul sistema delle università italiane nel suo complesso e non sulla base delle cessazioni di ogni singolo ateneo, sia il fatto che, nell'ultimo DM sia sparita la clausola di salvaguardia il cui scopo era quello di evitare squilibri troppo eccessivi. La ministra Carrozza, proveniente dalla scuola d'eccellenza Sant'Anna, durante la stesura di questo DM ha avuto una leggera svista senza la quale sarebbe stato impossibile che la sua vecchia scuola fosse “premiata” così lautamente.
L'indicatore del “merito” degli atenei non tiene assolutamente conto della qualità della didattica e della ricerca ma è un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria ed è solo questo il piano su cui verte la competizione.

Su cosa lo basano il merito se non ci danno neanche l'opportunità di studiare? interviste a Simone e Stefania

Ho iniziato a realizzare che lo studio è un lusso... intervista a Simone

Qual è stata la tua esperienza a Pisa e col DSU?
"Ho fatto la domanda on-line quest'estate. Poi sono venuto a Pisa verso metà settembre, mi ha ospitato mio fratello, che è ospite dalla sua ragazza. Stiamo in tre in una stanza. Dopo un mese qui sono uscite le graduatorie, il 15 quelle della borsa di studio: mi sono rincuorato perché c'ero. Il16 sono uscite quelle degli alloggi, e ho avuto qualche difficoltà a capirle: c'è scritto IDONEO, quindi ti illudi di avere la casa, ma non c'è scritto nulla sull'assegnazione. Parlando con amici intuisco che forse non l'avrei presa a breve, quindi il giorno dopo vado a chiedere informazioni all'ufficio del DSU.
Lì, in tutta tranquillità mi dicono che non si sa quando avrò l'alloggio e mi consigliano di andare in affitto o di tornare a casa in Sicilia. A questo punto ho iniziato a realizzare che lo studio è un lusso, che non è proprio una cosa per tutti, e se ci vuoi accedere ti devi indebitare, non tu personalmente, la tua famiglia. Creando così dei sensi di colpa pesantissimi, ti fanno pensare se non sia veramente il caso ti tornartene a casa e sperare di trovare qualche lavoro, per poi un giorno riuscire ad andartene di casa. Un'altra promessa illusoria....


Decido di rimanere qui a Pisa, e inizio a cercare case, ne ho già visto più di trenta: le condizioni degli edifici sono pessime e i prezzi troppo alti, 400€per una singola (infatti penso cercherò una doppia). Il DSU ti dovrebbe almeno dare una mano, una lista di case tra cui scegliere,dato che è una loro mancanza. Invece ti propongono questo fantomatico “rimborso fitto casa”, senza neanche darti coordinate più precise “perché non abbiamo fatto ancora la riunione, la dirigente non l'ha indetta, gli altri anni si faceva così”; il bando è aperto ma non si capiscono bene le condizioni. Ci dovrebbero essere 160€ al mese, ma non si capisce nulla. I padroni di casa dichiarano sempre meno di quello che paghi e non si capisce se questo influirà sul rimborso dell'affitto o se la quota è standard. Rimane poi il problema del contratto, perché non sai mai quando ti chiamano per l'alloggio. La maggior parte dei colleghi che ho conosciuto hanno perso la caparra per questo motivo..


martedì 5 novembre 2013

Spot resiste allo sgombero e rilancia!

altCon la scusa di procedere a un'ispezione per verificare l'agibilità dello stabile questa mattina la polizia con i vigili del fuoco ha provato a fare irruzione a Spot, lo studentato autogestito nato il 16 aprile scorso con l'occupazione di Palazzo Feroci, uno stabile dell'università inserito nei piani di alienazione. Gli abitanti dello studentato hanno impedito l'ingresso della polizia barricandosi a Spot. Dopo qualche tempo, con il concentramento di un presidio di solidarietà allo studentato sotto attacco, la polizia ha rinunciato al tentativo.
Ancora una volta il rettore Augello si è sottratto alle proprie responsabilità politiche. L'Università di Pisa ha scelto di ignorare le soluzioni dal basso promosse dagli studenti e favorire i piani di investimento che condannano migliaia di studenti all'esclusione e all'impoverimento, invece di utilizzare il proprio patrimonio immobiliare come ricchezza collettiva per i bisogni studenteschi. Per questo dopo la resistenza a Palazzo Feroci i residenti di Spot si sono spostati a mensa per un momento comunicativo di rilancio verso altre tappe di mobilitazione contro le politiche di esclusione in università, a partire da domani in cui al Senato Accademico si riporteranno i vertici dell'ateneo davanti alle loro responsabilità.

Kevin, occupante di Spot, racconta i fatti di oggi in diretta su Parole Ribelli, trasmissione di Radio Blackout
Di seguito il comunicato sulle vicende di stamani e il video

ASSEMBLEA D'ATENEO: reddito e risorse contro l'università della crisi

I provvedimenti imposti dalla Gelmini fino a Profumo hanno contribuito all’inasprimento delle condizioni in cui versa l'università. Dalle borse di studio, alla ristrutturazione della didattica, dal blocco del turn-over, alla continua svendita del patrimonio pubblico l'università ha cambiato volto diventando sempre più terreno di sacrifici più che di formazione.
I recenti provvedimenti del Ministro Carrozza affiancano una commissione di revisione di spesa ai tagli previsti: 28 milioni nel 2016, 70 nel 2017, 84 nel 2018.
Inoltre diverse misure incrociano smantellamento della formazione e dello stato sociale associato:


  • Per il sistema universitario il TURN-OVER complessivo è fissato al 20%, ma agli atenei d'eccellenza Scuola Superiore Sant’Anna e Scuola Normale vengono invece accordati turn-over rispettivamente del 212% e del 160%.
  • Il decreto AVA ha spinto gli atenei a chiudere corsi e ad inserire blocchi all'accesso del 57% dei cori di laurea
  • Oltre il 50% degli idonei a Pisa non riceverà un alloggio. I POSTI ALLOGGIO INSUFFICIENTI Oltre 1500 studenti sono esclusi da questo diritto e sono quindi costretti a indebitarsi con affitti che arrivano anche a 300 euro al mese, facendo gli interessi dei grandi proprietari immobiliari.
  • La SERVICE TAX e altri provvedimenti varati dal governo delle larghe intese scaricano l'IMU sugli inquilini in affitto, peggiorando ancora le condizioni degli studenti fuori sede
  • Nell'area umanistica a Pisa sono sempre di più i CORSI CHE TACCIONO. Inoltre l’appello di dicembre nel dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica è stato eliminato, mentre a Civiltà e Forme del sapere al suo posto ne è stato inserito un altro a gennaio, appesantendo ulteriormente il carico di studio e impedendo a tanti di laurearsi nella sessione invernale.